Due operai morti a causa di un'esplosione in una azienda plastica: uno era originario del Burkina Faso. In corso l'inchiesta per accertare le responsabilità: nel registro degli indagati i quattro titolari della fabbrica
di Valeria PINOIA
Proseguono le indagini sul tragico incidente alla MasterPlast di Cornate d’Adda, costato la vita a due operai che lavoravano nei pressi di un estrusore utilizzato per la trasformazione delle plastica. A coordinarla, il procuratore capo di Monza Antonio Pizzi e il sostituto Giordano Baggio.
Giovedì scorso la Procura ha iscritto nel registro degli indagati i quattro titolari della fabbrica: Paolo Giuseppe Cirasa, 58 anni, residente a Perego (Lecco), la moglie Irene e i due figli, uno dei quali è rimasto lievemente ferito nell’esplosione di mercoledì scorso. L’accusa formulata è di omicidio plurimo aggravato. Agli inquirenti, in queste ore, il compito di accertare se per il drammatico incidente si configurino delle responsabilità.
L’iscrizione al registro degli indagati, ha informato la Procura, costituisce infatti un atto dovuto, in attesa di stabilire quali siano state le cause dello scoppio che ha ucciso sul colpo, verso le 17 di mercoledì, Moussa Campeore, 27 anni, originario del Burkina Faso e residente a Casatenovo, e Raimondo Casati, 47 anni, residente a Oreno con l’anziana madre.
I due operai stavano lavorando in produzione quando il macchinario ha dato i primi segno di malfunzionamento. Qualcosa si era inceppato e i due uomini cercavano di capire dove fosse il guasto, all’interno del capannone della produzione. In loro compagnia anche uno dei due figli dei titolare.
Improvvisamente l’esplosione, una vera e propria bomba che ha scagliato come proiettili pezzi di metallo ovunque, sfondando parti di muratura, conficcandosi nelle pareti e investendo in pieno volto il giovane africano, deceduto all’istante. Il collega è stato sbalzato contro una putrella e anche per lui non c’è stato nulla da fare. Lievi invece le ferite al terzo uomo presente, ricoverato all’ospedale di Merate.
La scena dei fatti si è trasformata in un inferno. Il titolare è stato sopraffatto da un malore e il secondo figlio è rimasto a lungo sotto shock. Sul posto un enorme spiegamento di mezzi e uomini: ambulanze, almeno sei mezzi dei Carabinieri della compagnia di Vimercate con il capitano Roberto Giannola e il colonnello Giuseppe Spina, la polizia locale, un mezzo dei vigili del fuoco del distaccamento di Vimercate e poi un ispettore dell’Arpa, che ha verificato l’assenza di eventuali esalazioni tossiche.
Per tutta sera le operazioni si sono susseguite, così come le dichiarazioni dei lavoratori, fino a quando due carri funebri, verso le 21, hanno portato via le salme. Nei giorni scorsi sono state effettuate le autopsie. La salma di Moussa verrà probabilmente rimpatriata per i funerali in rito islamico.