Monsignor Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e delegato della Conferenza episcopale lombarda per la Pastorale della salute e della carità: «Il convegno di sabato mira a creare un fronte comune per rivolgerci alle istituzioni politiche»
Redazione
14/03/2008
Bene comune e giustizia. Secondo monsignor Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e delegato della Conferenza episcopale lombarda per la Pastorale della salute e della carità, sono questi i due principali elementi da tutelare quando si considera il rapporto tra le istituzioni e la sanità cattolica. «Il convegno di sabato – spiega – mira alla presentazione delle realtà aderenti al Tavolo regionale delle istituzioni sanitarie di ispirazione cristiana, ma anche a fare fronte comune per rivolgerci alle Istituzioni politiche».
L’appello non è finalizzato a ottenere privilegi o eccezioni, spiega il vescovo: «Chiediamo a chi di dovere (Stato, Regione, Provincia, ciascuno secondo la propria competenza nell’ottica federalista che gestisce la sanità), di guardare alla situazione presente con l’occhio della giustizia e del bene comune. Giustizia che si traduce nel rispetto degli impegni presi e di riconoscimento di quanto dovuto secondo gli obblighi imposti dalla legge, nulla di più». È inevitabile considerare che la sanità non procede secondo logiche di mercato, soprattutto per quanto riguarda il no-profit, ma piuttosto «in un’ottica – prosegue – di bene comune dei cittadini, per il ruolo indispensabile che riveste all’interno della società».
Spiega il vescovo che ogni discorso sulla sanità cattolica prende le mosse dalla 55ª Assemblea generale della Cei tenutasi nel 2005 ad Assisi. In quell’occasione il presidente nazionale dell’Aris (Associazione religiosa degli istituti socio-sanitari), fratel dottor Mario Bonora, denunciò «l’inadeguatezza delle risorse messe a disposizione (dalle istituzioni statali, ndr) e la mancata erogazione anche di quello riconosciuto. […] I fondi dovuti tardano a essere destinati, a volte addirittura di anni, a fronte di prestazioni concordate e già erogate; i rinnovi dei contratti di lavoro per gli operatori sanitari, medici e non, non vengono coperti nonostante impegni assunti e stabiliti dalle leggi».
Una situazione drammatica che con gli anni è andata peggiorando. «Viviamo un momento difficile – aggiunge monsignor Merisi -: la carenza delle vocazioni, l’esigenza di progresso e la concorrenza che negli ultimi decenni si è affacciata sul campo sanitario ci chiamano a reagire. Proprio per questo motivo è stato istituito il Tavolo. Ci aiuterà a sviluppare una maggiore sinergia e ad aiutare gli istituti a restare fedeli al loro carisma, mantenendo come indispensabile presupposto una trasparente gestione amministrativa».
Quando pensiamo alle istituzioni sanitarie cattoliche non dobbiamo dimenticare i loro principi ispiratori, conclude monsignor Merisi: «L’invito è a considerare questi istituti a partire dai loro carismi. Mi riferisco sia a quelli dalle radici più remote, fondate ad esempio da San Camillo o da San Giovanni di Dio, sia alle istituzioni ispirate da figure di santità del nostro tempo, come don Carlo Gnocchi. Tutte realtà che godono di una stima meritata sul campo per la loro opera di evangelizzazione e promozione umana». (f.m.)