È la comunità straniera più numerosa in Lombardia. Ultimi arrivati nell'Ue, si trovano in fondo alla classifica per gradimento, mentre aumentano le imprese fondate da loro. Come già accaduto per gli albanesi, la rappresentazione mediatica non corrisponde alla realtà: se ne discute in un convegno della Caritas


Redazione

26/11/2008

di Pino NARDI

I romeni sono tra gli ultimi arrivati nell’Unione Europea. Ma tra gli immigrati sono anche in fondo alla classifica per gradimento. La cattiva reputazione di un’etnia – tra altro minoritaria, come quella dei rom – e recenti efferati fatti di cronaca hanno offuscato l’immagine di un intero popolo. Tuttavia, come in passato era accaduto per gli albanesi, la rappresentazione mediatica non corrisponde alla realtà.

I romeni sono, infatti, il gruppo di immigrati più numeroso e una delle comunità straniere più produttive: in Lombardia offrono un contributo fondamentale alla produzione del Pil. È quanto emerge dall’analisi dei dati che verranno discussi giovedì 27 novembre in un convegno della Caritas Ambrosiana su “Emergenza romeni o romeni emergenti?”.

Secondo una stima calcolata dal XVIII Dossier Caritas/Migrantes 2008, i cittadini romeni in Lombardia al 31 dicembre 2007 sono 162.701, pari al 16% del totale in Italia (oltre un milione). Rispetto al 2006, quando si stimavano 92.343 presenze in Lombardia, si registra quindi un aumento del 76,2%, che li porta alla testa delle comunità straniere scalzando i marocchini (89.127), seguiti da albanesi (82.170), egiziani (49.059) e filippini (38.873).

Secondo i dati Inail, elaborati dal Dossier, in Lombardia nel 2007 tra i lavoratori romeni si contano 76.462 occupati netti (che abbiano lavorato almeno un giorno) e 53.341 assunti netti, 36.668 dei quali neoassunti. Ma romeni fa rima anche con imprenditori. Secondo i dati della Camera di Commercio di Milano – Infocamere – Stock View, nel 2007 in Italia si contano 26.838 ditte individuali con titolare romeno, un quinto delle quali si trova in Lombardia (5.123), mentre in provincia di Milano ne risultano 1.514. Dal 2004 a oggi hanno registrato un incremento del 143% in Italia, 144% in Lombardia e 94% in provincia di Milano.

Gli immigrati della Romania si rivolgono soprattutto ai seguenti tipi di attività economica: costruzioni (4.126 addetti pari all’80,5% del totale), attività manifatturiere (276 addetti pari al 5,4% del totale) e commercio (236 addetti, 4,6%). Il settore delle costruzioni è prevalente anche per le ditte individuali di romeni presenti in provincia di Milano (1.131 addetti pari al 74,7%) e nel resto del territorio italiano (20.990 addetti pari al 78,2%).

«La propensione degli immigrati romeni a costituire imprese, secondo gli operatori e gli studiosi, è legato a diversi fattori- sottolinea Meri Salati, della Caritas Ambrosiana e del Dossier Caritas/Migrantes -. La teoria della “mobilità bloccata” trova una conferma: spesso persone laureate non riescono a far fruttare le loro credenziali sul mercato del lavoro e quindi si rivolgono a quel settore (appunto l’edilizia) in grado di offrire subito opportunità di occupazione. La ricerca conferma anche l’ipotesi della “successione ecologica”: i nuovi venuti tendono a entrare in quelle attività che vengono abbandonate dagli imprenditori italiani per anzianità e che risultano troppo faticosi o comunque indesiderabili agli eredi che non vogliono subentrare. Le “risorse etniche” invece consistono nell’opportunità dei romeni di appoggiarsi alle reti familiari e ai rapporti sociali fra connazionali per avere informazioni utili, contatti, possibilità di apprendimento del “mestiere”. Le risorse di classe emergono dall’analisi delle biografie degli operatori di maggiore successo: si tratta di soggetti con una buona istruzione, buona capacità d’iniziativa, residenti da lungo tempo in Italia, con una certa dotazione di risorse finanziarie che possono anche derivare dalla famiglia d’origine la quale tende, in questo caso, ad investire sul figlio emigrato».

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