La notizia riempie di soddisfazione non solo la città, ma l'intero Paese. È un grande obiettivo raggiunto grazie all'apporto di tanti, dal Governo alle istituzioni locali (Comune, Provincia e Regione). Ora Milano è investita di una grande responsabilità. Soprattutto è un'occasione, per certi versi irripetibile, per dare una scossa salutare alla città
Redazione
01/04/2008
di Pino NARDI
L’Expo 2015 si svolgerà a Milano. La notizia riempie di soddisfazione non solo la città, ma l’intero Paese. È un grande obiettivo raggiunto grazie all’apporto di tutti, dal Governo alle istituzioni locali (Comune, Provincia e Regione).
È il successo di un metodo: quando si va oltre le differenze di casacca, quando si individua uno scopo per il bene di tutti e si lavora insieme, i risultati arrivano. Ha funzionato il gioco di squadra tra il governo Prodi di centrosinistra e le amministrazioni di centrodestra di Milano con il sindaco Moratti in testa, quella regionale guidata da Roberto Formigoni e l’amministrazione provinciale con gli stessi “colori” del Governo, guidata da Filippo Penati. Una festa di tutti, dunque, che va sottolineata.
Ora Milano è investita di una grande responsabilità. Soprattutto è un’occasione, per certi versi irripetibile, per dare una scossa salutare alla città. Da oltre 15 anni si dibatte su una sua lenta decadenza, sulla mancanza di un progetto per la metropoli. Eccolo, dunque, quel progetto tanto agognato. L’Expo porterà risorse, lavoro, prestigio. È la chance per far ripartire la città, ridarle linfa, farla ritornare sulla scena nazionale e internazionale, per riscoprire la sua vocazione di apertura all’Europa e al mondo.
Tuttavia serva a tutti da monito un ricordo non troppo lontano, della disastrosa gestione di un altro grande evento come i Mondiali del 1990, che ci ha lasciato molte macerie e occasioni sprecate. Ecco, la gestione di Expo 2015 deve imboccare strade opposte.
Attenzione, dunque, agli sprechi, alla gestione seria, onesta e oculata delle risorse, coinvolgendo in questo ambizioso progetto tutte le forze vive della città: dalle università agli imprenditori, dai sindacati al vastissimo mondo del terzo settore.
Perché non si riduca tutto a una colata di cemento, ma serva per ripensare la città. Perché già da oggi e anche dopo l’Esposizione universale, ne benefici l’intera area metropolitana, non solo i centri di potere economico, ma tutti i cittadini, a maggior ragione le fasce più deboli.