La chiesa di S. Ambrogio potrebbe chiudere per inagibilità: a denunciarne la pericolosità sono il parroco, don Carlo Viganò, e l'architetto della parrocchia, padre Ercole Ceriani. Necessari circa 800 mila euro per il recupero del ciclo pittorico e per altri adeguamenti
Redazione
16/07/2008
di Enrico VIGANÒ
La chiesa parrocchiale di S. Ambrogio a Caslino d’Erba (Como) rischia di chiudere per inagibilità. A denunciarne la pericolosità sono lo stesso parroco don Carlo Viganò e l’architetto della parrocchia, padre Ercole Ceriani, betharramita.
«Sono i pregevoli stucchi della volta e gli affreschi realizzati da Luigi Tagliaferro a essere compromessi a causa delle infiltrazioni – spiega padre Ceriani -, tanto che alcuni pezzi di calcinaccio si sono già staccati, per fortuna di notte, e l’area sottostante è stata transennata. Per il recupero di tutto il ciclo pittorico sarebbero necessari 300 mila euro. Anche il coro si sta deteriorando a causa dell’umidità di risalita dal terreno: spesa prevista 70 mila euro. Per adeguare, poi, l’impianto elettrico alle normative vigenti servirebbero altri 200 mila euro, per la sistemazione del sagrato ancora 100 mila euro. Totale della spesa, circa 800 mila euro».
Il progetto ha già ottenuto l’approvazione degli uffici competenti e anche della Sovraintendenza ai Beni culturali, ma i lavori non iniziano perché non ci sono fondi. Da poco è terminato il restauro del tetto, finanziato (30 mila euro) con le sole offerte dei fedeli. «I nostri parrocchiani – dice don Carlo – hanno ben presenti le necessità della nostra parrocchia e si dimostrano generosi. Ma certamente è assurdo pretendere che 1200 abitanti possano far fronte a spese così ingenti».
«Si va in chiesa con un certo timore – continua padre Ceriani, che nei fine settimana collabora in parrocchia nel servizio pastorale – e durante le funzioni religiose non si è sereni: si spera che non succeda niente».
L’artistica chiesa, che sorge all’ombra del monte Barzaghino, èa pianta rettangolare con un’immensa volta centrale alta 15 metri: è stata costruita alla fine del Settecento e terminata ai primi dell’Ottocento. Caslino d’Erba, a quei tempi, era uno dei paesi più ricchi del Ducato di Milano: numerose erano le fabbriche che sorgevano lungo il Lambro e che sfruttavano le sue acque. Ora le cose sono un po’ cambiate. Molte fabbriche hanno chiuso e i mulini non ci sono più.
«Abbiamo bussato a tante porte – conclude sconsolato il parroco -; purtroppo, almeno finora, senza successo. Abbiamo constatato che c’è una grande indifferenza da parte dei politici sia a livello regionale, sia nazionale». E padre Ceriani aggiunge: «Le grandi aziende, le banche e i politici sponsorizzano gli edifici più importanti e conosciuti, da cui possono trarre un ritorno di immagine e tralasciano le realtà più piccole e meno note».