Nel convegno “Churchbook” all’Università Cattolica saranno presentati i risultati di una ricerca sulla presenza e gli utilizzi di Facebook da parte di sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi
Giovedì 29 maggio, a partire dalle 9, nell’Aula Pio XI dell’Università Cattolica di Milano (largo A. Gemelli 1), si svolgerà “Churchbook. Tra social network e pastorale”, organizzato dal Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Informazione e alla Tecnologia (Cremit) dell’Università Cattolica di Milano, dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia e dall’Associazione Webmaster Cattolici Italiani (WeCa).
Nel corso del convegno saranno presentati i risultati di una ricerca che ha indagato la presenza e gli utilizzi di Facebook da parte di sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi. L’iniziativa, finalizzata a rilevare le forme di presenza e i modelli di uso “pastorale” nei social network, è nata dal desiderio di offrire un supporto per orientare l’attività di WeCa al servizio della realtà ecclesiale italiana.
La ricerca si è articolata in due fasi. La prima, condotta tra marzo 2011 e febbraio 2012, faceva emergere un quadro di grande ricchezza e di grande attenzione nei confronti dei social media. Il 20% dei diocesani e dei religiosi ha un profilo su Facebook. La percentuale sale addirittura al 59,7% nel caso dei seminaristi, segno evidente della maggiore frequentazione di questi ambienti da parte delle generazioni più giovani. I seminaristi risultano essere anche quelli più attivi: il 20,3% pubblica in bacheca un post al giorno o al massimo ogni due giorni, contro il 7,6% delle religiose, il 14,3% dei diocesani e il 18,3% dei religiosi. Il 73,4% dei soggetti ricorre a immagini in cui, per rappresentarsi, viene messo al centro il soggetto proprietario del profilo connotandolo grazie a elementi contestuali e esperienziali (identity performance). Il 26,6% dei restanti, invece, ricorre a scelte di rappresentazione in cui vengono attivate strategie di identity erasure, ossia definendo il proprio sé in Facebook per sostituzione, mascheramento o negazione.
Sulla base di questi dati quantitativi – che mettevano in luce un mondo estremamente attivo e dinamico – è stata successivamente approfondita l’analisi nel periodo settembre-novembre 2012 su un numero sufficiente e significativo di casi, con due approcci di ricerca diversi e complementari. L’unità di Milano ha adottato un approccio semiotico e conversazionale per analizzare le forme retoriche e le modalità di discorso in rete e per esplorare i modelli di autorappresentazione dei sacerdoti/religiosi/seminaristi e le interazioni che si stabiliscono tra essi e il loro social network. L’unità di Perugia, con un approccio di social network analysis, ha analizzato la composizione delle reti di amicizia in Facebook. Sono state studiate in particolare le reti di rapporto attivate e i tipi di soggetti coinvolti.
“Chi sei” e “cosa fai” nella vita quotidiana conta anche in Facebook, tanto da essere fattori determinanti nella diversa strutturazione dei network lasciando prefigurare diversi usi possibili: pastorale/“professionale”, personale, comunitario. Con sorpresa le religiose sono risultate la categoria di soggetti analizzati più aperte pastoralmente verso un uso del social network finalizzato ad ampliare le proprie reti di relazione.
Diversi anche gli stili comunicativi rintracciati (narrativo, normativo, persuasivo, partecipativo) così come diversi sono i profili di comunicazione in relazione alla funzione che sacerdoti, religiosi e seminaristi assumono attraverso l’area tematica da loro praticata: i “Confessori”, gli “Attivisti” gli “Esegeti” e i “Predicatori”.
“Churchbook” sarà un’occasione per riflettere a tutto tondo sul ruolo che i social media giocano nella società contemporanea, col contributo di studiosi ed esperti in diversi ambiti: dal sociale al pedagogico per arrivare alle declinazioni più propriamente pastorali.
Iscrizioni online: /www.unicatt.it/churchbook-iscrizione