Due iniziative di indagine sponsorizzate dalla Cnn: un documentario che si intitola “Being 13”, andato in onda in questi giorni, e una ricerca universitaria

di Rino FARDA

selfie

Gli adolescenti e i social media sono al centro di due iniziative di indagine che sono state sponsorizzate dalla Cnn: un documentario che si intitola “Being 13”, andato in onda in questi giorni negli Usa, e una ricerca universitaria “Avere 13 anni: i Social media e il mondo nascosto dei giovani adolescenti”. Secondo i dati diffusi dal Pew Research Center e raccolti dall’Università di Dallas nel Texas, in Nord America il 57% dei ragazzini di un’età compresa fra i 13 e i 14 anni, sono su Facebook e arrivano a consultare il proprio account più di cento volte al giorno, anche nelle ore di scuola o di notte. «Gli studenti che hanno buone relazioni nella vita reale sembrano sapere come utilizzare i social media per ottenere sostegno e affermazione on-line», ha detto Marion Underwood, uno degli autori della ricerca “Avere 13 anni” e decano degli studi universitari della Scuola di “Behavioral and Brain Sciences” presso l’Università di Dallas.

Difficoltà esasperate

I social media, si legge nella ricerca, non fanno altro che amplificare le caratteristiche di personalità dei giovani adolescenti, piuttosto che modificarle. Per i giovani adolescenti che vivono con maggiore difficoltà le proprie relazioni sociali, il mondo on-line al contrario può esasperare le loro difficoltà. «È una situazione in cui i ricchi diventano sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri», ha detto la Underwood. Insieme con i colleghi, la Underwood ha esaminato i post sui social media (Facebook, Twitter e Instagram) di oltre 200 tredicenni americani di sei Stati diversi. Intervistati anche i loro genitori. Ciò che i ricercatori hanno trovato era in gran parte in linea con le recenti relazioni del Pew Research Center. La maggior parte degli adolescenti fra i 13 e i 17 anni sembrano soddisfatti della loro vita on-line. Le cose cambiano in modo significativo però se il campo di ricerca si restringe ai soli tredicenni. Le interazioni on-line, infatti, a quell’età hanno un’influenza anche sull’autostima che non può non mettere in allarme i genitori. Una bambina ha detto di aver scattato quasi 200 foto di se stessa per ottenere un buon selfie. C’è, però, una buona notizia e riguarda il coinvolgimento dei genitori. I ragazzi di tredici anni si sentono rassicurati dall’interessamento di mamma e papà. «Con la compagnia dei genitori i bambini arrivano a provare meno angoscia per gli eventuali conflitti on-line», ha detto la Underwood.

Consigli per i genitori

I ricercatori hanno preparato una serie di consigli per i genitori. Assecondare il loro desiderio di scoprire il mondo dei social è il primo passo. Parlare di alcuni obiettivi minimi da raggiungere on-line ma metterli in guardia sui possibili rischi sono le due cose da fare subito. La Underwood consiglia inoltre di cominciare il viaggio nel mondo dei social con Instagram, un social network per la condivisione delle foto. Si tratta di un ambiente scarsamente aggressivo, ha spiegato la ricercatrice, meno ansiogeno e competitivo di Facebook. Suggerisce anche di evitare Twitter, fra tutti i social il più violento e il meno controllabile. Dice però di stabilire delle regole chiare: i telefonini non devono entrare in camera da letto e non devono essere portati a tavola. Si deve prestare attenzione infine ad un eventuale uso compulsivo del telefonino. Il consiglio è quello di indagare con discrezione ma con determinazione. Potrebbe essere in corso uno dei tanti conflitti on-line che si scatenano fra adolescenti. Il suggerimento più importante, infine, è quello di mantenere un costante atteggiamento di ascolto. Se vostro figlio, dice la Underwood, vi racconta che sta subendo un attacco di cyberbullismo, dovete esserne contenti. Si vede che vostro figlio si fida di voi e la sua richiesta di aiuto non dovrà rimanere inascoltata. 

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