L'estate rinfocola le leggende metropolitane che circolano nel mondo dell'informazione

Marco DERIU
Redazione

Sarà capitato anche a voi che un conoscente vi abbia raccontato una storia verosimile – ma assolutamente inventata -, dicendo di averla sentita da una persona fidata. E voi, scettici, ma colpiti da quanto avevate sentito, magari vi siete fatti a vostra volta propagatori del racconto, all’insegna dello «strano, ma vero» che da sempre cattura l’attenzione anche delle persone dotate di maggiore capacità critica. Ebbene, si tratta quasi sempre delle cosiddette “leggende metropolitane” che circolano da decenni a livello ormai globale e che puntualmente si ripropongono d’estate, quando i mezzi di comunicazione hanno meno cose da dire e le persone hanno più tempo per interessarsi ad altro. Non è un caso che proprio in questo giorni una testata giornalistica autorevole come The Independent di Londra abbia dedicato un lungo servizio proprio alle urban legends, storie curiose e insolite, capaci di tramandarsi addirittura di generazione in generazione, arricchendosi di dettagli che le fanno sembrare autentiche.
A chi scrive, qualche anno fa è capitato di leggere su un quotidiano a diffusione regionale la notizia del ritrovamento del corpo carbonizzato di un sub in un bosco in cui si era sviluppato un incendio. Secondo la ricostruzione giornalistica, mentre uno dei velivoli raccoglieva dal mare l’acqua per buttarla sulle fiamme avrebbe imbarcato anche il povero malcapitato, che così sarebbe stato scaricato nel bosco facendo la fine di cui sopra. Sarà capitato anche a voi che un conoscente vi abbia raccontato una storia verosimile – ma assolutamente inventata -, dicendo di averla sentita da una persona fidata. E voi, scettici, ma colpiti da quanto avevate sentito, magari vi siete fatti a vostra volta propagatori del racconto, all’insegna dello «strano, ma vero» che da sempre cattura l’attenzione anche delle persone dotate di maggiore capacità critica. Ebbene, si tratta quasi sempre delle cosiddette “leggende metropolitane” che circolano da decenni a livello ormai globale e che puntualmente si ripropongono d’estate, quando i mezzi di comunicazione hanno meno cose da dire e le persone hanno più tempo per interessarsi ad altro. Non è un caso che proprio in questo giorni una testata giornalistica autorevole come The Independent di Londra abbia dedicato un lungo servizio proprio alle urban legends, storie curiose e insolite, capaci di tramandarsi addirittura di generazione in generazione, arricchendosi di dettagli che le fanno sembrare autentiche.A chi scrive, qualche anno fa è capitato di leggere su un quotidiano a diffusione regionale la notizia del ritrovamento del corpo carbonizzato di un sub in un bosco in cui si era sviluppato un incendio. Secondo la ricostruzione giornalistica, mentre uno dei velivoli raccoglieva dal mare l’acqua per buttarla sulle fiamme avrebbe imbarcato anche il povero malcapitato, che così sarebbe stato scaricato nel bosco facendo la fine di cui sopra. La sciarpa misteriosa Questa è una delle classiche storielle che viaggiano di bocca in bocca e che spesso si trasformano in notizie. Tra le più note, quella dell’autostoppista fantasma. L’amico di un amico (l’incipit di solito è questo) racconta che una notte dà un passaggio a una ragazza che fa l’autostop e l’accompagna a casa. Più tardi si accorge che la giovane ha dimenticato una sciarpa (varianti: una giacca, un cappellino , una borsetta…) sulla sua auto e la mattina successiva torna alla casa in cui ha lasciato l’autostoppista. Suona il campanello e trova una signora anziana che gli spiega che la figlia è morta parecchi anni prima in un incidente d’auto, proprio nel luogo in cui l’automobilista l’ha raccolta la notte precedente. Simile è la storia di un ragazzo che conosce una ragazza e, dopo aver passato la serata con lei, le presta una sciarpa. Il giorno dopo va a recuperarla e scopre dai genitori della giovane che lei è morta da anni. Lui non ci crede, loro per convincerlo lo portano a visitare la tomba; sulla quale, naturalmente, è posata la sciarpa prestata la sera prima.Generalmente chi racconta è convinto che quello che dice sia vero e la credulità di chi ascolta è facilmente vulnerabile se non manca qualche particolare macabro o piccante. I contenuti di queste storie, peraltro, sono spesso divertenti, insoliti ed emozionanti, oppure rispondono a quella curiosità verso le stranezze e i misteri che in fondo è parte di noi. Da qui, lo stimolo a (ri)metterle in circolazione, magari affermando contemporaneamente il proprio scetticismo, ma contribuendo ad accrescerne la forza narrativa.L’aggettivo “metropolitane” ci dice che queste leggende moderne sono nate e si sono diffuse soprattutto nelle città, dove evidentemente il bisogno di lavorare di fantasia su alcuni aspetti del reale è maggiore. Quasi a dire che il progresso, invece di renderci più saggi, ci rende più malleabili nella nostra razionalità. Per i mass media è senz’altro così; i giornali, la televisione e – soprattutto – internet sono strumenti che permettono di alimentare la circolazione impazzita di qualsiasi tipo di storia. Quando poi si possono aggiungere le immagini e addirittura i video, tutto sembra più vero anche laddove è costruito artificialmente. Occhi aperti…

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