Carlo ROSSI
Redazione

La recessione imperversa ormai sui mercati di tutto il mondo. L’Italia non ne è esente. Le difficoltà non riguardano soltanto banche, borse e produzioni. Entrano nei bilanci delle famiglie, scalfiscono i risparmi individuali, agitano i sonni di molti lavoratori. «Scarp de’ tenis», il mensile della strada, nell’ultimo numero si è chiesto quali sono gli effetti sociali della crisi globale. Per rispondere, comincia da un viaggio nelle difficoltà di un paese che teme di impoverirsi.
La novità è che la ricca Lombardia non fa più eccezione. I dati sull’economia lombarda, infatti, sono sempre più preoccupanti. Secondo l’ultimo rapporto della Fim-Cisl, nel solo settore metalmeccanico, da giugno a dicembre 2008, in Lombardia sono state colpite dalla crisi 971 aziende (contro le 327 nel primo semestre). Sono a rischio oltre 80 mila lavoratori (contro i 28.250 precedenti), quasi la metà è stata sospesa dal lavoro. Le difficoltà non risparmiano nessun territorio, comprese le zone storicamente più produttive: Brescia, Milano e Bergamo. In particolare, l’analisi mette in evidenza la crescita esponenziale di tutti gli indicatori: salgono del 197% le aziende in crisi, del 317% il numero dei lavoratori coinvolti, del 748% le richieste di cassa integrazione.
Spiega su Scarp de’ tenis il professor Luigino Bruni: «Le crisi del passato, anche le più gravi, hanno sempre seguito un ciclo economico ben preciso. Si inizia con le borse, poi si passa alle imprese che cominciano a licenziare e chiudere; quindi, per effetto della disoccupazione, diminuisce il reddito delle famiglie. Esiste, dunque, una fase cumulativa che avrà, nel caso attuale, il suo apice tra un anno. Dopodiché il crollo dei prezzi farà sì che si riparta. Ma non ne saremo fuori prima del 2011». La recessione imperversa ormai sui mercati di tutto il mondo. L’Italia non ne è esente. Le difficoltà non riguardano soltanto banche, borse e produzioni. Entrano nei bilanci delle famiglie, scalfiscono i risparmi individuali, agitano i sonni di molti lavoratori. «Scarp de’ tenis», il mensile della strada, nell’ultimo numero si è chiesto quali sono gli effetti sociali della crisi globale. Per rispondere, comincia da un viaggio nelle difficoltà di un paese che teme di impoverirsi.La novità è che la ricca Lombardia non fa più eccezione. I dati sull’economia lombarda, infatti, sono sempre più preoccupanti. Secondo l’ultimo rapporto della Fim-Cisl, nel solo settore metalmeccanico, da giugno a dicembre 2008, in Lombardia sono state colpite dalla crisi 971 aziende (contro le 327 nel primo semestre). Sono a rischio oltre 80 mila lavoratori (contro i 28.250 precedenti), quasi la metà è stata sospesa dal lavoro. Le difficoltà non risparmiano nessun territorio, comprese le zone storicamente più produttive: Brescia, Milano e Bergamo. In particolare, l’analisi mette in evidenza la crescita esponenziale di tutti gli indicatori: salgono del 197% le aziende in crisi, del 317% il numero dei lavoratori coinvolti, del 748% le richieste di cassa integrazione. Spiega su Scarp de’ tenis il professor Luigino Bruni: «Le crisi del passato, anche le più gravi, hanno sempre seguito un ciclo economico ben preciso. Si inizia con le borse, poi si passa alle imprese che cominciano a licenziare e chiudere; quindi, per effetto della disoccupazione, diminuisce il reddito delle famiglie. Esiste, dunque, una fase cumulativa che avrà, nel caso attuale, il suo apice tra un anno. Dopodiché il crollo dei prezzi farà sì che si riparta. Ma non ne saremo fuori prima del 2011».

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