Le principali tappe della presenza della comunità cristiana sul fronte della comunicazione in un nuovo volume di monsignor Dario Edoardo Viganò

Carlo ROSSI
Redazione

La guerra fredda, l’assassinio di Aldo Moro, la caduta del Muro di Berlino, Tangentopoli, la scomparsa della Democrazia Cristiana, l’elezione al soglio pontificio di Giovanni Paolo II… Il volume La Chiesa al tempo dei media (gennaio 2009, Edizioni Ocd, pagine 358, euro 15) di monsignor Dario Edoardo Viganò, docente di Semiotica e storia e critica del cinema presso la Pontificia Università Lateranense, intende rintracciare, nei grandi mutamenti geopolitici internazionali e nei riflessi nella società italiana, le coordinate dell’impegno della Chiesa nel mondo dei media. Un’attenzione alle comunicazioni sociali che si esprime con forza a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II.
Per monsignor Viganò «ne emerge una Chiesa dal volto missionario e comunionale, fedele alla tradizione e proprio per questo impegnata a trovare forme di dialogo con il mondo intero». Lo stesso impegno che passa con la pubblicazione del decreto conciliare Inter Mirifica e l’istituzione delle Giornate mondiali delle comunicazioni sociali. Il 1971 è l’anno dell’istruzione pastorale Communio et progressio e la «Chiesa italiana avvia con decisione una strategia di comunicazione», aggiunge Viganò, con l’ampliamento del Servizio informazioni religiose (Sir), che segue la nascita della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) nel 1966 e di Avvenire (1968). La guerra fredda, l’assassinio di Aldo Moro, la caduta del Muro di Berlino, Tangentopoli, la scomparsa della Democrazia Cristiana, l’elezione al soglio pontificio di Giovanni Paolo II… Il volume La Chiesa al tempo dei media (gennaio 2009, Edizioni Ocd, pagine 358, euro 15) di monsignor Dario Edoardo Viganò, docente di Semiotica e storia e critica del cinema presso la Pontificia Università Lateranense, intende rintracciare, nei grandi mutamenti geopolitici internazionali e nei riflessi nella società italiana, le coordinate dell’impegno della Chiesa nel mondo dei media. Un’attenzione alle comunicazioni sociali che si esprime con forza a partire dal Concilio Ecumenico Vaticano II.Per monsignor Viganò «ne emerge una Chiesa dal volto missionario e comunionale, fedele alla tradizione e proprio per questo impegnata a trovare forme di dialogo con il mondo intero». Lo stesso impegno che passa con la pubblicazione del decreto conciliare Inter Mirifica e l’istituzione delle Giornate mondiali delle comunicazioni sociali. Il 1971 è l’anno dell’istruzione pastorale Communio et progressio e la «Chiesa italiana avvia con decisione una strategia di comunicazione», aggiunge Viganò, con l’ampliamento del Servizio informazioni religiose (Sir), che segue la nascita della Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) nel 1966 e di Avvenire (1968). Il nuovo areopago Per Giovanni Paolo II «i media si presentano come vero e proprio areopago dei tempi moderni – prosegue Viganò -. In questa direzione va compreso il potenziamento del Centro televisivo vaticano e della presenza cattolica on line». In Italia nel 1995 si svolge il Convegno ecclesiale di Palermo e viene lanciato il Progetto culturale orientato in senso cristiano; si realizza il polo dell’emittenza televisiva dei cattolici con Sat 2000 e Radio InBlu. Gli anni Novanta si chiudono con la pubblicazione nel 1999 da parte della Commissione ecclesiale per le comunicazioni sociali della nota pastorale La Sala della comunità: un servizio pastorale e culturale. Seguiranno gli anni degli orientamenti pastorali dell’episcopato italiano dal titolo Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia e due tappe fondamentali per le comunicazioni sociali: il convegno “Parabole mediatiche” promosso dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e dal Servizio nazionale per il progetto culturale della Cei (2002) e il Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa dal titolo Comunicazione e Missione (2004).

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