Oggi la cucina è argomento da talk-show, oggetto di discussioni da salotto, di quiz, di prove di abilità. I più famosi cuochi italiani compaiono spesso in tv per proporre ricette più o meno raffinate o per sfidarsi a colpi di padella

Homo VIDENS
Redazione

Mangiare è una necessità, ma non soltanto. In Italia, da sempre, il culto del cibo e dei sapori è uno degli elementi sociali legati all’identità stessa del Paese. Per questo la tavola rappresenta un gustoso piatto anche per la televisione, che alla gastronomia ha dedicato un’attenzione particolare fin dai suoi esordi con trasmissioni in cui l’elemento culturale veniva declinato rispetto alle tradizioni alimentari del Bel Paese.
Èrimasto nella memoria il “Viaggio nella Valle del Po. Alla ricerca dei cibi genuini”, con cui lo scrittore Mario Soldati approdava nel 1957 in televisione per diventare gastronomo e intervistatore. In 12 puntate le telecamere percorsero la campagna padana per ritrovare i cibi di una volta. La ricerca non si limitava al gusto dei piatti, ma inquadrava in un’ottica più vasta il percorso tra caseifici, cantine, industrie alimentari e coltivazioni, trasformando la gastronomia in oggetto culturale. L’inchiesta itinerante prendeva spunto dalla cultura alimentare contadina e non disdegnava qualche dotta incursione nel gusto. La trasmissione rimase per molti versi unica, ma diede il via al proliferare degli spazi in cui il cibo diventava protagonista.
Con il passare del tempo, lo sguardo fisso sui piatti è diventato sempre meno culturale e sempre più commerciale. Oggi la cucina è argomento da talk-show, oggetto di discussioni da salotto, di quiz, di prove di abilità. I più famosi cuochi italiani compaiono spesso in tv per proporre agli spettatori ricette più o meno raffinate o per sfidarsi a colpi di padella nel preparare un buon piatto entro il più breve tempo possibile.
In “La prova del cuoco” (Rai Uno) di volta in volta due cuochi sono chiamati a realizzare una ricetta in un lasso di tempo brevissimo. In “Linea verde”, “Linea blu” (RaiUno), “Melaverde” (Italia 1) e in molte altre trasmissioni dedicate alla scoperta della natura e dei luoghi d’Italia, il cibo gode sempre di un’attenzione privilegiata e in molti casi sono proprio i piatti tipici a rappresentare la cultura sociale di un territorio, più che i monumenti famosi.
Sono molti, tra i critici televisivi e tra gli esperti di gastronomia, a ritenere che il piccolo schermo faccia male al cibo quando ne parla e quando lo mette in mostra. Il motivo principale è che il mezzo televisivo propone molto turismo gastronomico e poca – o nessuna – educazione alimentare. Le numerose trasmissioni in cui compaiono piatti fumanti e succulenti sono costruite per far fare bella figura agli sponsor, non per proporre al pubblico un minimo percorso culturale. Se Soldati, nel citato “Viaggio nella Valle del Po”, non lesinava le domande ai suoi interlocutori per far conoscere meglio i cibi (“Perché questo prodotto si conserva così? Perché quel vino va bene con quel formaggio?”…) oggi la tv dà soltanto risposte pronte e non si impegna nelle spiegazioni.
La debordante attenzione al cibo ha conquistato uno spazio fisso addirittura nei telegiornali. Con “Tg5 Gusto” e “Tg1 Terra e sapori” le due principali testate televisive nazionali hanno istituito due rubriche all’interno delle loro edizioni per condire le notizie di attualità con la degustazione di piatti tradizionali, vini e prodotti tipici. Forse l’orario di messa in onda gioca la sua parte, ma non è una giustificazione. Mangiare è una necessità, ma non soltanto. In Italia, da sempre, il culto del cibo e dei sapori è uno degli elementi sociali legati all’identità stessa del Paese. Per questo la tavola rappresenta un gustoso piatto anche per la televisione, che alla gastronomia ha dedicato un’attenzione particolare fin dai suoi esordi con trasmissioni in cui l’elemento culturale veniva declinato rispetto alle tradizioni alimentari del Bel Paese.Èrimasto nella memoria il “Viaggio nella Valle del Po. Alla ricerca dei cibi genuini”, con cui lo scrittore Mario Soldati approdava nel 1957 in televisione per diventare gastronomo e intervistatore. In 12 puntate le telecamere percorsero la campagna padana per ritrovare i cibi di una volta. La ricerca non si limitava al gusto dei piatti, ma inquadrava in un’ottica più vasta il percorso tra caseifici, cantine, industrie alimentari e coltivazioni, trasformando la gastronomia in oggetto culturale. L’inchiesta itinerante prendeva spunto dalla cultura alimentare contadina e non disdegnava qualche dotta incursione nel gusto. La trasmissione rimase per molti versi unica, ma diede il via al proliferare degli spazi in cui il cibo diventava protagonista.Con il passare del tempo, lo sguardo fisso sui piatti è diventato sempre meno culturale e sempre più commerciale. Oggi la cucina è argomento da talk-show, oggetto di discussioni da salotto, di quiz, di prove di abilità. I più famosi cuochi italiani compaiono spesso in tv per proporre agli spettatori ricette più o meno raffinate o per sfidarsi a colpi di padella nel preparare un buon piatto entro il più breve tempo possibile.In “La prova del cuoco” (Rai Uno) di volta in volta due cuochi sono chiamati a realizzare una ricetta in un lasso di tempo brevissimo. In “Linea verde”, “Linea blu” (RaiUno), “Melaverde” (Italia 1) e in molte altre trasmissioni dedicate alla scoperta della natura e dei luoghi d’Italia, il cibo gode sempre di un’attenzione privilegiata e in molti casi sono proprio i piatti tipici a rappresentare la cultura sociale di un territorio, più che i monumenti famosi.Sono molti, tra i critici televisivi e tra gli esperti di gastronomia, a ritenere che il piccolo schermo faccia male al cibo quando ne parla e quando lo mette in mostra. Il motivo principale è che il mezzo televisivo propone molto turismo gastronomico e poca – o nessuna – educazione alimentare. Le numerose trasmissioni in cui compaiono piatti fumanti e succulenti sono costruite per far fare bella figura agli sponsor, non per proporre al pubblico un minimo percorso culturale. Se Soldati, nel citato “Viaggio nella Valle del Po”, non lesinava le domande ai suoi interlocutori per far conoscere meglio i cibi (“Perché questo prodotto si conserva così? Perché quel vino va bene con quel formaggio?”…) oggi la tv dà soltanto risposte pronte e non si impegna nelle spiegazioni.La debordante attenzione al cibo ha conquistato uno spazio fisso addirittura nei telegiornali. Con “Tg5 Gusto” e “Tg1 Terra e sapori” le due principali testate televisive nazionali hanno istituito due rubriche all’interno delle loro edizioni per condire le notizie di attualità con la degustazione di piatti tradizionali, vini e prodotti tipici. Forse l’orario di messa in onda gioca la sua parte, ma non è una giustificazione.

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