Il primo film proposto in questo tempo pasquale tratta di una battaglia per un diritto fondamentale dell'uomo, ancora oggi negato in alcune parti del mondo: la libertà.
Redazione
20/03/2008
a cura di ITL CINEMA
Riflettere attraverso il cinema sulla Risurrezione, vuol dire certamente riguardare (magari con mente e cuore più aperti) i classici del cinema che hanno come protagonista la Passione, morte e Risurrezione di Gesù. In questo filone possiamo comprendere capolavori indiscussi come Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini e film anticonvenzionali come Jesus Christ Superstar (solo per citare i più famosi).
Riflettere sulla Pasqua e sul tema della Risurrezione, però, ci permette di allargare il campo a tutti quei film che trattano sì di risurrezione, ma in un senso più ampio. Che trattano cioè di eventi di risurrezione che hanno coinvolto esseri umani ridotti in condizioni disumane, costretti ad attraversare un vero e proprio calvario, risultato poi nella riconquista della propria dignità di partenza o di una dignità diversa, più alta .
Il primo film che vogliamo proporre per la vostra riflessione tratta di una battaglia per un diritto fondamentale dell’uomo ancora oggi negato in alcune parti del mondo: la libertà. Il film racconta la storia di gruppo di uomini e donne rapiti dalla loro terra per essere venduti come schiavi negli Stati Uniti. Venduti a ricchi proprietari terrieri americani, in rotta verso gli Usa, si ribellano e uccidono l’equipaggio spagnolo della nave che li trasporta: la Amistad. Due membri dell’equipaggio vengono risparmiati per poterli ricondurre in Africa, ma questi riescono a confondere i ribelli e restare nelle vicinanze della destinazione finale. La nave viene infine fermata al largo degli Stati Uniti dove gli insorti vengono arrestati e processati per l’omicidio dell’equipaggio spagnolo.
A prima vista il film di Spielberg sembra scorrere come semplice narrazione di un fatto storico e una lunga panoramica sul processo al gruppo di schiavi e sulla battaglia degli abolizionisti che proprio in quel periodo lottavano perché la schiavitù fosse messa al bando in tutti gli stati dell’Unione. La vicenda legale è infatti descritta con minuzia ma non risulta mai predominante. Il dramma della schiavitù è infatti raccontato dall’interno attraverso la vicenda personale del capo dei ribelli, Cinque. Nessun racconto sterile di un processo, quindi, ma la rabbia di Cinque contro chi vorrebbe trattare i suoi compagni come merce, e il suo incontro con il giovane avvocato Baldwin, e con chi con lui vuole aiutarli a vincere.
Inoltre l’approccio di Baldwin e degli altri abolizionisti muta nello svolgersi della vicenda, smette di essere una lotta in nome di una causa (seppur giusta come questa) e diventa la storia di un’amicizia e di un accompagnamento verso la risurrezione da una condizione disumana. La vera vittoria arriva infatti solamente quando la difesa supera la pura logica del trovare un appiglio legale per la loro liberazione per diventare incontro con ognuna delle 44 persone vittime di questa ingiustizia: persone con un passato, un futuro da costruire, una casa dalla quale sono stati sottratti.
L’accostamento delle vicende degli schiavi a quelle di Gesù verso il Calvario, solo accennato per la prima metà del film, viene espressamente richiamato da uno dei prigionieri, che, sfogliando una Bibbia illustrata, associa la sua storia a quella di Cristo, arrestato e messo a morte senza motivo. Ed è l’attaccamento di quello stesso personaggio alla Bibbia e il suo sguardo che si posa sulla croce formata dagli alberi della nave che li ha portati nel Nuovo Mondo, che ci guida in questo cambio radicale di prospettiva. La storia si innalza, trasformandosi da vicenda per la conquista della libertà a racconto del recupero della dignità umana e della rinascita ad una Nuova Vita. E saranno gli stessi prigionieri a partecipare alla propria rinascita attraverso la toccante testimonianza di Cinque in tribunale, una salvezza che quindi non è elargita ma partecipata, condivisa, maturata nelle loro menti prima che nella sentenza del giudice.
Da sottolineare è anche la particolare attenzione rivolta ai meccanismi del potere, anche questo un elemento che riconduciamo alla Passione di Cristo. La vita degli schiavi dell’Amistad e la loro condizione umile non è di rilievo per i potenti, fintanto che una sentenza favorevole alla loro libertà non mette in pericolo i meccanismi su cui il potere si è fondato fino a quel momento: prevaricazione di un gruppo di persone su un altro. Le cariche più alte dello stato si uniscono allora perché nulla cambi , e per paura sono pronti ad approvare e applicare una sentenza ingiusta. Qui evitata, al contrario della vicenda biblica.
Qui una risurrezione dalla schiavitù, nella Settimana Santa una risurrezione dalla morte.
AMISTAD
Paese: Usa (1997)
Genere: drammatico
Regia: Steven Spielberg
Attori: Morgan Freeman, Anthony Hopkins, Djimon Hounsou, Matthew McCounaughey