Una riflessione sul ruolo e l'importanza dei media diocesani in occasione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.


Redazione

06/05/2008

di Davide MILANI
Responsabile Comunicazioni sociali Diocesi di Milano

Un campanile, un notiziario parrocchiale. Questa equazione è una regola non scritta nella prassi pastorale ambrosiana. In diocesi di Milano non c’è parrocchia che non sia impegnata attivamente nel campo della comunicazione. La quasi totalità dispone di un "bollettino ", molte si stanno dotando di un sito internet, diverse sostengono una radio , più numerose le presenze delle sale della comunità, molto attivi i volontari della "Buona stampa" che la domenica diffondono Avvenire, Famiglia cristiana ,… E’ questa una preziosa ricchezza per l’azione evangelizzatrice delle comunità cristiane . Non sono poche le parrocchie che a proposito della comunicazione hanno un progetto ben preciso e considerano questa attività fondamentale per l’annuncio del Vangelo.

Comunità che hanno da insegnare a quelle che considerano la comunicazione come "una cosa in più da fare" o una via per pubblicizzare le iniziative. Fare comunicazione è molto di più: èrendere accessibile a tutti un’esperienza. E una comunità si può dire cristiana solo se testimonia l’esperienza di Gesù Cristo. Gli strumenti di comunicazione sono in grado di diffondere questa esperienza fondamentale. Non è principalmente una questione di risorse economiche o di professionalità. E non è nemmeno necessario trasformare i "bollettini parrocchiali" in sintesi del catechismo e fotocopie dell’omelia domenicale. Notiziari parrocchiali (o meglio, giornali della comunità), siti internet, radio, sale della comunità, buona stampa, non devono avere la preoccupazione di fare concorrenza agli strumenti "laici" o essere animati solo dal desiderio di sopravvivere. Hanno una missione più grande: raccontare dell’esperienza quotidiana della fede in Gesù Cristo. Esperienza che cambia la vita e lascia traccia nell’esistenza di ogni giorno.

Le nostre parrocchie sono ricche di esperienze così: fanciulli, giovani e adulti che ancora oggi scelgono Gesù Cristo come centro della propria vita e lo accolgono nei Sacramenti, le tante forme di carità che si praticano nelle comunità cristiane, gli originali giudizi sul quotidiano (spesso dissonanti dalle idee dominanti) che qui maturano a partire dal Vangelo. Tutte queste "notizie" meritano di essere raccontate nelle nostre parrocchie, è questa la comunicazione che compete ai media parrocchiali.

I nostri paesi, le nostre città, hanno vitale necessità di conoscere questa testimonianza ordinaria e credibile della fede. Una testimonianza tangibile, perché quei testimoni raccontati dal bollettino o conosciuti sul sito internet li puoi incontrare al bar sotto casa tua, li vedi in coda alla cassa del supermarket del tuo quartiere, accompagnano il bambino nella stessa scuola che frequenta tuo figlio. Mostrare la possibilità e il fascino della fede in Gesù Cristo oggi, attraverso il racconto piano ed efficace della vita della comunità cristiana e dei suoi protagonisti.

Questo è il loro posto originale nel panorama mediatico. Solo così diventano necessari complementi dei media proposti dalla Chiesa diocesana (Milano 7, www.chiesadimilano.it, Il Segno, Radio Marconi, La chiesa nella città) e italiana (Avvenire, Radio inBlu, Sat2000). Per strumenti così vale ancora la pena di investire tempo, passione e – da ultimo – qualche risorsa economica. Non c’è nulla di nuovo da inventare, non ci sono solitarie fughe in avanti da intraprendere: le esperienze non mancano. Basta mettersi "in rete" con le altre esperienze in diocesi, accogliere le iniziative dell’Ufficio per comunicazioni sociali e soprattutto attivare quel "buon senso pastorale" di cui tutte le nostre parrocchie sono ricche.

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