Lo storico giornale di strada chiude i battenti e lancia una sfida: rinascere fondato dai suoi stessi lettori. Al raggiungimento di 2000 abbonati potrà andare in stampa la prima copia della nuova edizione, attualmente disponibile solo sul web
Redazione
28/11/2008
di Stefania CECCHETTI
Il giornale «Terre di mezzo» lancia una sfida: essere la prima testata italiano “dal basso”. Lo storico giornale di strada milanese chiude i battenti e aspira a rinascere grazie al contributo diretto dei suoi lettori, chiamati ad essere co-fondatori della nuova rivista. L’obiettivo primo di questo innovativo progetto editoriale è arrivare presto a 2000 abbonati, la soglia minima da raggiungere per mandare in stampa il primo numero cartaceo del nuovo giornale.
Sul sito www.specialeterre.it gli aspiranti lettori potranno sottoscrivere una quota variabile: dai 5 euro (con la quale si avrà diritto a 1 numero in cartaceo e a 2 scaricabili da Internet) ai 500 euro (a questi “sostenitori” speciali sarà garantito un abbonamento annuale, 4 libri delle edizioni «Terre di mezzo» e due ingressi alla manifestazione “Fa’ la cosa giusta” 2009).
Il nuovo Terre cambierà innanzi tutto nel formato: non più un Tabloid ma un vero e proprio magazine. E poi nei contenuti, come spiega il direttore, Elena Parasiliti: «Alla strada non rinunciamo, perché da lì siamo partititi. Ma d’ora in poi sarà il sociale in senso più lato la fonte delle nostre inchieste, perché mai come oggi il sociale fa parte della nostra quotidianità».
E allora spazio alla vita quotidiana nei suoi molteplici aspetti: la musica, con la collaborazione di Rockit, il portale di musica italiana; il cibo, con Valerio Visintin, critico gastronomico del Corriere della Sera; i viaggi, con il contributo dell’Associazione italiana turismo responsabile.
E le collaborazioni illustri non finiscono qui: ci saranno le vignette di Pat Carra, un laboratorio di scrittura gestita dalla Scuola Holden, un rubrica fissa dell’economista Loretta Napoleoni. «Collaborazioni coraggiose – come le definisce il direttore – anzi di più, folli, perché hanno scelto di dare il proprio contributo a un progetto che non ha ancora preso forma».
E a chi conosceva «Terre» soprattutto attraverso il volto di un immigrato che glielo vendeva per strada, il direttore risponde rassicurando che il giornale non intende rinnegare le proprie origini: «Parleremo ancora di immigrazione, ma attraverso gli occhi dei giovani, la cosiddetta “seconda generazione”, che avranno una rubrica ad hoc tutti i mesi».
Il cambiamento, infatti, non è dettato da una sorta di ravvedimento tardivo. «Terre» cambia perché in 14 anni, tanti ne sono passati dalla sua fondazione ad opera di un gruppetto di giovani giornalisti, la realtà è cambiata, come si legge sul sito del nuovo giornale: «La strada oggi è più affollata che mai da “strilloni” che distribuiscono gratuitamente i free press e fanno concorrenza alla nostra informazione “approfondita e a pagamento”. Ma sono cambiati anche i lettori: il sociale non è più “relegato alla cronaca nera”, se ne parla anche sui giornali e in tivù. Eppure crediamo si possa far meglio. Perché forse non basta raccontare i mali del mondo, occorre trovare delle alternative possibili».
E forse non è un caso se, come fa notare Miriam Giovanzana, direttore editoriale dell’editrice Terre di Mezzo, «molti dei temi che in questi 14 anni abbiamo trattato, spesso con anticipo rispetto alle testate tradizionali, sono oggi sulle prime pagine dei giornali». Grazie a questa capacità di anticipare i tempi («la nostra sola forza», ha detto ancora Giovanzana) il piccolo giornale di strada in questi anni è diventato una società attiva in diversi settori.
Citiamo due fiori all’occhiello: la casa editrice, che ha al suo attivo circa 300 titoli, alcuni dei quali ormai veri e propri casi editoriali, pensiamo a Pappa Mondo (si veda il box), la guida ai ristoranti stranieri a Milano e l’attività di organizzazione di Fa’ la cosa giusta, la grande fiera degli stili di vita alternativi che nell’edizione 2008, la quinta, ha avuto 40 mila visitatori.