Un nuovo report di “Eu Kids Online” e “OssCom”, Centro di ricerca sui media e la comunicazione della Università Cattolica, evidenzia la necessità della formazione dei genitori
I genitori con un livello di istruzione più basso hanno più probabilità di sperimentare un divario digitale generazionale e di sentirsi meno competenti dei propri figli nell’uso dei media digitali. I loro figli, tuttavia, hanno accesso a una varietà di questi strumenti, inclusi tablet e smartphone. Sono questi i principali risultati dell’ultimo report pubblicato da “Eu Kids Online” e “OssCom”, Centro di ricerca sui media e la comunicazione della Università Cattolica, in collaborazione con il progetto “Young children and digital technology” del Joint research centre (Jrc) della Commissione Europea, che ha coinvolto 70 famiglie in 7 Paesi europei.
Sono molteplici le pratiche con cui i genitori cercano di regolamentare la relazione dei propri figli con i media: dalle regole, alla condivisione di certe attività online, alla selezione di contenuti positivi. Ora che i bambini vanno online sempre prima, i genitori si trovano a dover mediare l’uso dei media digitali da parte dei più piccoli, adattando le strategie che utilizzano con i più grandi e sperimentandone di nuove.
Lo status socio-economico e il livello di istruzione sono una fonte di diseguaglianza. In particolare, nelle famiglie a basso reddito e basso livello di istruzione – soprattutto se immigrate – si osserva un divario digitale generazionale. Ciò non significa, tuttavia, che le famiglie a basso reddito siano meno dotate di media digitali. Occorre quindi sostenere i genitori che hanno meno familiarità con le nuove tecnologie attraverso specifici interventi formativi. L’analisi rivela anche come in queste famiglie prevalga l’adozione di strategie di mediazione restrittiva, anche perché la mancanza di tempo limita la possibilità di forme di fruizione condivisa dei media. Si osserva quindi una forte ambivalenza nei confronti delle nuove tecnologie, viste sia come un pericoloso sostituto dei tradizionali giocattoli, sia un importante alleato per il futuro dei propri figli.
Al contrario, nelle famiglie con reddito e istruzione più elevati, i genitori cercano di limitare il tempo trascorso davanti allo schermo del tablet o dello smartphone, preoccupandosi di proporre attività offline ugualmente gradite ai bambini e adottando una maggiore varietà di strategie di mediazione, incluse regole precise ma flessibili. Per molti di questi genitori le nuove tecnologie sono parte integrante dell’attività professionale. Se da un lato questo rende le nuove tecnologie una presenza scontata agli occhi dei ragazzi, dall’altro rischia di minare i loro tentativi di promuovere valide alternative all’uso dei media digitali dal momento che i genitori stessi sono sempre online.
«Nelle famiglie a basso reddito in cui i genitori usano internet, smartphone e tablet le differenze rispetto ai genitori di status socio-economico e istruzione alti si riducono, perché i genitori hanno più sicurezza nelle proprie capacità di accompagnare i bambini all’uso dei media digitali. Ci sono meno divieti e più condivisione e insegnamenti», spiega Giovanna Mascheroni, una delle autrici del report.
Lo studio evidenzia la necessità di fornire indicazioni e iniziative di formazione/sensibilizzazione ai genitori, in particolare a quelli che si sentono meno sicuri nell’uso delle nuove tecnologie, volte innanzitutto a migliorare la conoscenza delle opportunità dei media digitali, anche per i più piccoli, e far conoscere software e app che rendono più sicuro l’uso di smartphone e tablet, attraverso l’uso di password e di filtri in famiglia. Inoltre, si rende necessario sostenere l’acquisizione di competenze digitali di base e suggerire strategie comunicative per discutere insieme ai propri figli l’uso dei media digitali, meglio se condiviso.
Dove vorrebbero trovare queste informazioni? Principalmente a scuola. Le scuole materne e primarie restano quindi un luogo importante per supportare i genitori e aiutarli nel difficile compito di gestire l’uso domestico dei media digitali.