Il cardinale Tettamanzi li ha incontrati in Curia, ascoltando i racconti delle loro esperienze e ringraziandoli per il loro impegno: «Voi tutti siete semi importanti»
di Ylenia SPINELLI
Provengono da diverse parti del mondo (chi dal Giappone, chi dalla Turchia, chi dall’Africa, chi dall’America Latina). I loro volti, giovani o segnati dal tempo e dalla fatica, raccontano tante storie e tanti vissuti, ma un’unica missione: quella di annunciare il Vangelo ad gentes. Sono i sacerdoti, i religiosi, le suore e i laici fidei donum della nostra Diocesi che questa mattina sono stati ricevuti in Curia dal cardinale Tettamanzi per l’annuale incontro estivo (guarda la photogallery).
Li ha introdotti don Antonio Novazzi, responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale missionaria, che a sua volta ha alle spalle 12 anni trascorsi in Zambia. Ricordando i festeggiamenti dello scorso aprile per i 50 anni dalla partenza del primo sacerdote fidei donum ambrosiamo, Novazzi ha illustrato il testo Linee per un progetto missionario diocesano, risultato di molte consultazioni e collaborazioni con i principali protagonisti della missione della Chiesa di Milano, chiedendo ai presenti di leggerlo con cura e di segnalare osservazioni e suggerimenti dettati dalla personale esperienza sul campo.
Poi è arrivato il momento delle testimonianze, che il Cardinale ha ascoltato con grande attenzione. A prendere la parola è stato don Alberto Dell’Acqua, sacerdote da vent’anni, gli ultimi sei trascorsi in Camerun, impegnato nella Pastorale giovanile e nella vita delle comunità affidategli. «Dopo 25 anni di fidei donum – ha raccontato con soddisfazione – la mia vecchia parrocchia di Saint Charles Lwanga a Djambutu è stata affidata ai preti locali e ora si regge autonomamente, sia pastoralmente, sia economicamente. Ora io sono impegnato nella parrocchia di San Giovanni Maria Vianney a Ngalbige: per ora sono solo, ma a febbraio dovrebbero arrivare due ausiliarie diocesane e uno degli obiettivi è quello di costruire presto una chiesa».
Maria Grazia Zambon, dell’Ordo Virginum, ha raccontato la sua esperienza in Turchia, dove ha trascorso sei anni ad Antiochia e ora da tre è ad Ankara. Ha spiegato che la Chiesa in Turchia è formata solo dallo 0,1% di cristiani, c’è libertà di culto nei luoghi stabiliti dal Governo, ma l’espressione pubblica della propria fede è limitata: a 18 anni ci si può convertire, ma la pressione sociale è forte e ci sono ancora discriminazioni tra cristiani e musulmani. Tuttavia, citando Papa Roncalli che nel Paese fu Nunzio apostolico, ha affermato: «La Turchia è terra di reliquie e di semi».
Citazione ripresa dal cardinale Tettamanzi che, ringraziando i fidei donum per la testimonianza che quotidianamente danno nelle terre dove operano, ha detto: «Voi tutti siete semi importanti». Ha poi ricordato quanto lui stesso abbia insistito sul tema della missionarietà nei nove anni del suo episcopato e come anche quest’ultimo dedicato a San Carlo abbia avuto in sé una forte impronta missionaria. «Il Borromeo è andato al cuore della missione – ha detto Tettamanzi -, se si intende con ciò portare ovunque il Crocifisso e il cuore del Signore per donare a tutti il suo Vangelo: non tanto quello scritto, ma la testimonianza diretta, affrontando tante difficoltà nel Suo nome».