Pubblichiamo un brano del nuovo volume in cui il cardinale Tettamanzi approfondisce le motivazioni che l’hanno spinto a proporre un’iniziativa ecumenica per ricordare i 17 secoli dall’Editto di Costantino

del cardinale Dionigi TETTAMANZI

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Pubblichiamo uno stralcio dal volume del cardinale Tettamanzi Dialogare oggi. Alle frontiere dell’ecumenismo, edito dall’Ancora.

Ci separano meno di due anni dal XVII centenario di una data, quella del 313, che nei manuali di storia risulta famosa per quello che impropriamente è stato chiamato “editto di Milano”. (…)
Un centenario da celebrare a Milano. La data del 313 non può, dunque, essere ignorata per la sua eccezionale portata storica e per il periodo, breve ma importante, di libertà concessa a ogni culto. In particolare essa andrà valorizzata nella città di Milano che, allora capitale imperiale, vi ha legato il proprio nome. Tenendo presente i molti aspetti positivi ma anche i risvolti problematici, mi sono chiesto più volte come pensare e proporre, da parte della Chiesa che è in Milano, una celebrazione del suo XVII centenario che potesse risultare feconda per i nostri tempi e rimanesse al riparo da letture di parte e contrapposizioni ideologiche. In particolare mi è sempre sembrato opportuno che la memoria di un evento, che ha segnato la storia del cristianesimo europeo, potesse essere condivisa quanto meno con le Chiese che ne percepiscono l’importanza storica e la sua attualità in riferimento all’odierno fenomeno del pluralismo religioso. Già dal 2002 le Chiese di Serbia, che a Nis ricordano i natali di Costantino, proponevano alla Chiesa ambrosiana di promuovere insieme iniziative ecumeniche internazionali per il 2013.
Fu così che, sulla base di queste molteplici spinte, il 5 settembre 2004, in apertura dell’incontro internazionale interreligioso promosso a Milano dall’Arcidiocesi e dalla Comunità di Sant’Egidio, pensai di proporre che la nostra città ospitasse nel 2013 un grande evento ecumenico. Che cosa avevo in mente nel formulare questa proposta? Consapevole che si trattava di cosa ardita, più tardi io stesso l’ho definita un «sogno». Ma ritengo che anche i sogni, quelli a occhi aperti, debbano essere presi in considerazione e raccontati, quando in gioco c’è il futuro della testimonianza evangelica e del cammino ecclesiale verso l’unità.
Il sogno infatti consisteva nel vedere camminare per le vie del centro di Milano, uno accanto all’altro e tra due ali di popolo ambrosiano ed ecumenico, i massimi leader delle diverse Chiese e confessioni cristiane. Un evento senza precedenti nella storia. Non è infatti mai avvenuto che patriarchi, primati, presidenti di comunioni o di federazioni ecclesiali mondiali si siano ritrovati insieme. Insieme: per camminare, pregare e, poi, firmare un condiviso messaggio da rivolgere, in nome del vangelo di Gesù Cristo, ai popoli del mondo e ai rappresentanti delle loro religioni. Il messaggio avrebbe potuto concernere temi come la libertà religiosa e la pace da ricercare attraverso vie di dialogo. Ciò che più doveva importare era il fatto che fosse di limpida ispirazione evangelica e di forte impronta spirituale. Si sarebbe dovuto considerare il suo valore non tanto nei contenuti, probabilmente generici, quanto nella coralità ecumenica dei firmatari. (…)
Il motivo decisivo per la proposta che feci nel 2004 è da ricercare nel significato straordinario che avrebbero avuto il convenire di leader cristiani a Milano e il loro «camminare insieme». Evidentemente ciò che più mi premeva era la valenza ecumenica dell’evento (…). Ma, allora, a Milano come si sarebbe potuto avere contemporaneamente tutti o quasi tutti i leader senza questi problemi? Allora, non si poteva prescindere da un serio cammino di preparazione all’evento del 2013. In esso, consapevoli che tra Chiese separate non si dà possibilità di alcun sinodo comune, si trattava di interrogarsi su come rendere possibili gesti informali che esprimano la sinodalità intesa come «camminare insieme» in una tensione spirituale verso la comunione piena e visibile, per quanto meta ancora immatura e forse lontana. Questa eventualità, che non può essere a priori esclusa, era da proporre in timore e tremore, con intelligenza e sensibilità ecumenica. Era soprattutto un’ipotesi da verificare nel dialogo fraterno e da affidare a Dio perché fosse il suo Spirito a realizzarla. La prospettiva di un comune gesto di «sinodalità ecumenica informale» richiedeva, dunque, il lavoro di un apposito e qualificato comitato interconfessionale e internazionale. Esso avrebbe avuto il compito di pensare e proporre le condizioni che rendessero plausibile l’incontro dei grandi leader delle Chiese cristiane per la loro partecipazione all’evento 2013. (…)
Se fosse stato costituito, il comitato incaricato di predisporre un serio percorso preparatorio avrebbe potuto promuovere seminari ecumenici qualificati. Questi potevano vertere: sul senso della sinodalità a servizio di un cammino verso l’unità dei cristiani; sulla prospettiva di un messaggio di pace da indirizzare al mondo in nome del vangelo; sull’esigenza del dialogo tra le religioni per una loro collaborazione nello spazio pubblico della polis. Queste tre tematiche, o altre simili, avrebbero potuto offrire materiali preziosi e utili per la stesura di quella bozza che, sottoposta per tempo al vaglio delle Chiese e corretta con il loro apporto, sarebbe stata approvata come testo del messaggio che i leader delle Chiese avrebbero dovuto sottoscrivere in occasione dell’evento del 2013.
Queste sono linee molto generali di un plausibile percorso preparatorio all’evento da me proposto, purtroppo rimasto sogno. Ulteriori determinazioni dei contenuti e delle iniziative dovevano essere solo frutto di una ricerca da condividere. Anzi, si deve dire che più fossero predeterminate tematiche e modalità, più difficoltoso e incerto sarebbe risultato il decollo ecumenico del cammino preparatorio. A Milano l’intenzione era di limitarci a suggerire solo ciò che rendeva plausibile la proposta dell’evento 2013. Questa doveva invece essere elaborata in modo ecumenico insieme a esponenti e rappresentanti di altre confessioni. In ogni caso, anche il nostro contributo milanese nell’ideare e promuovere l’evento e la sua preparazione si sarebbe dovuto esprimere in itinere, non esibendo nulla di preconfezionato.
Purtroppo però questo percorso non ha mai preso l’avvio. Per diversi motivi: ad alcuni sembrava un impegno troppo esorbitante e, certamente, non era pensabile sostenerlo a pochi mesi di distanza dal meeting internazionale dedicato alle famiglie, che a Milano è stato richiesto di ospitare. Vi è infatti previsto l’intervento personale di papa Benedetto XVI, che certamente non ritornerebbe nella stessa città in tempi così ravvicinati. In ogni caso, rinunciare alla realizzazione del sogno di uno straordinario evento ecumenico certamente non comporterà la cancellazione del centenario del cosiddetto “editto di Milano”. In diocesi saranno invece promosse alcune iniziative culturali, sotto l’alta regia dei due vicari episcopali per il Settore della cultura e per la Zona della città di Milano. Il programma concordato in collaborazione con alcune articolazioni diocesane o istituzioni cattoliche è ricco e interessante.
In conclusione. I motivi puramente contingenti, che hanno fatto rinunciare al grande evento ecumenico da me sognato per il 2013 a Milano, certamente non liquidano l’idea e la proposta. Anzi, ritengo che sia opportuno e persino doveroso rimettere a fuoco l’importanza di gesti e forme di sinodalità ecumenica informale. (…) L’evento da me sognato può avvenire in qualsiasi altro luogo e data che risultino significativi. L’importante è davvero rilanciare la proposta.  

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