Questo il tema al centro del convegno di sabato, alla vigilia della Giornata diocesana Caritas di domenica prossima

di Pino NARDI
Redazione

Elisabetta oggi ha 30 anni. Ne ha 24 quando decide di trascorrere l’estate in Serbia, in uno dei Cantieri della solidarietà della Caritas ambrosiana. Si occupa dei ragazzini ancora traumatizzati dalla guerra e degli anziani rimasti soli nei villaggi. Un’esperienza di poche settimane, eppure così coinvolgente che l’anno dopo sceglie di partire come volontaria per il servizio civile in Romania. Al ritorno a casa in Brianza porta nella sua parrocchia l’esperienza che ha maturato all’estero. Ora insegna in una scuola elementare e con un gruppo di ragazzi come lei (si chiama “Animondo”) promuove incontri di sensibilizzazione sui temi della solidarietà internazionale.
Ma c’è chi arriva a scegliere queste esperienze senza provenire da una parrocchia. Come Monica, 27 anni. Della Caritas ha sentito parlare durante lo stage come educatrice in un centro per adolescenti usciti dal Beccaria, il carcere minorile di Milano. Alla possibilità di passare un anno in Kenya per occuparsi anche lì di ragazzi finiti in carcere, non ci pensa due volte e aderisce alla proposta del servizio civile all’estero. Ora studia antropologia all’Università e cerca un lavoro.
Sono solo due storie dei tanti giovani che si rivolgono alla Caritas Ambrosiana per dedicare tempo ed energie a favore di chi è più debole e ha bisogno. Un fenomeno che sta lentamente cambiando. Non solo i pensionati attivi, ma anche chi è nato dalla metà degli anni Ottanta sta riscoprendo il gusto dell’impegno. Lo rilevano anche i dati: quest’anno lo Sportello del volontariato istituito dalla Caritas ha ricevuto 350 richieste da persone tra i 30 e i 67 anni e quasi altrettante, 345, da ragazzi tra i 18 e i 30. A questi ultimi bisogna aggiungere i 98 volontari (tra i 18 e i 30 anni) che hanno scelto di trascorrere parte delle loro vacanze in uno degli 11 Cantieri della solidarietà in America Latina, Medio Oriente, Europa dell’Est, Asia, e ultimamente anche in Italia per aiutare persone in difficoltà. Più i 14 giovani tra i 19 e i 23 anni che hanno scelto di partecipare al servizio civile all’estero.
Dunque, gli under 30 rappresentano la quota maggiore. «Ovviamente questo non significa che non abbiamo anche noi, come tutti gli enti non-profit che si avvalgono dei volontari, un problema di ricambio generazionale – sottolinea il direttore della Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo -. I 2.500 volontari impegnati nei 300 centri di ascolto parrocchiali della Diocesi sono per lo più adulti con i capelli bianchi, in genere pensionati, con disponibilità di tempo, capacità intellettuali e forti motivazioni: una risorsa, tra l’altro, preziosissima, che noi cerchiamo di valorizzare. Detto questo, tuttavia, non è nemmeno vero che i ragazzi sono disinteressati al volontariato: vi sono attività che fortunatamente continuano a trovare il loro favore».
Dall’analisi degli operatori dello Sportello emerge l’identikit: studente, non necessariamente viene da un percorso pastorale, ma si trova in sintonia con i valori cristiani all’origine della proposta Caritas. Ha inoltre un interesse specifico per il singolo progetto, per il quale è disposto a informasi e approfondire. Unico limite – fanno osservare gli operatori -: è poco disponibile a impegnarsi nel lungo periodo.
Anche di questo si parlerà nel convegno della vigilia della Giornata diocesana Caritas che si celebrerà domenica prossima. L’incontro si terrà sabato 6 novembre, dalle 9 alle 13, alla Casa Schuster in via Sant’Antonio 5 a Milano. Tema della riflessione “Volontariato e lotta alla povertà”: saranno ospiti monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, Alessandro Martini, direttore della Caritas di Firenze, e monsignor Giovani D’Ercole, vescovo ausiliare della diocesi dell’Aquila.
Nel 2010 la Caritas ambrosiana ha aderito alla campagna Zero Poverty lanciata dal network delle Caritas europee per sollecitare le istituzioni comunitarie a tradurre nei fatti la proclamazione del 2010 anno europeo di lotta alla povertà. Il 2011 sarà invece dedicato dalla Ue al volontariato. Altro tema al centro della mattinata sarà il rapporto tra il volontariato cattolico e la società civile. «In Italia abbiamo 6 milioni di volontari di cui una grande parte di ispirazione cristiana, ma il nostro impatto sullo stile di vita dei cristiani e forse sulla stessa Chiesa è marginale, mentre la possibilità di influire sul sentire civile e sociale sembra accusare addirittura una battuta d’arresto – sottolinea don Davanzo -. La paura per la sicurezza personale e sociale, soprattutto nella città, sembra vincere su tutti i buoni sentimenti di attenzione, compassione, condivisione e solidarietà. Dobbiamo reagire con un surplus di formazione e passione».
Un volontariato che si rapporta anche con le istituzioni politiche, ma che non può diventare un alibi. «Nel preparaci a questo anno dedicato al volontariato è bene sgomberare il campo subito da un equivoco – sottolinea don Davanzo -. A volte abbiamo avuto l’impressione che le istituzioni scaricassero sul Terzo settore responsabilità e compiti che sono loro propri. È bene ricordare che il nostro spirito di collaborazione non può diventare il pretesto per un disimpegno da parte della politica su alcune questioni sociali, che proprio perché sono problemi di tutti, è nello spazio pubblico – rappresentato appunto dalla politica e dalla sua espressione, le istituzioni – che devono trovare una soluzione». Elisabetta oggi ha 30 anni. Ne ha 24 quando decide di trascorrere l’estate in Serbia, in uno dei Cantieri della solidarietà della Caritas ambrosiana. Si occupa dei ragazzini ancora traumatizzati dalla guerra e degli anziani rimasti soli nei villaggi. Un’esperienza di poche settimane, eppure così coinvolgente che l’anno dopo sceglie di partire come volontaria per il servizio civile in Romania. Al ritorno a casa in Brianza porta nella sua parrocchia l’esperienza che ha maturato all’estero. Ora insegna in una scuola elementare e con un gruppo di ragazzi come lei (si chiama “Animondo”) promuove incontri di sensibilizzazione sui temi della solidarietà internazionale.Ma c’è chi arriva a scegliere queste esperienze senza provenire da una parrocchia. Come Monica, 27 anni. Della Caritas ha sentito parlare durante lo stage come educatrice in un centro per adolescenti usciti dal Beccaria, il carcere minorile di Milano. Alla possibilità di passare un anno in Kenya per occuparsi anche lì di ragazzi finiti in carcere, non ci pensa due volte e aderisce alla proposta del servizio civile all’estero. Ora studia antropologia all’Università e cerca un lavoro.Sono solo due storie dei tanti giovani che si rivolgono alla Caritas Ambrosiana per dedicare tempo ed energie a favore di chi è più debole e ha bisogno. Un fenomeno che sta lentamente cambiando. Non solo i pensionati attivi, ma anche chi è nato dalla metà degli anni Ottanta sta riscoprendo il gusto dell’impegno. Lo rilevano anche i dati: quest’anno lo Sportello del volontariato istituito dalla Caritas ha ricevuto 350 richieste da persone tra i 30 e i 67 anni e quasi altrettante, 345, da ragazzi tra i 18 e i 30. A questi ultimi bisogna aggiungere i 98 volontari (tra i 18 e i 30 anni) che hanno scelto di trascorrere parte delle loro vacanze in uno degli 11 Cantieri della solidarietà in America Latina, Medio Oriente, Europa dell’Est, Asia, e ultimamente anche in Italia per aiutare persone in difficoltà. Più i 14 giovani tra i 19 e i 23 anni che hanno scelto di partecipare al servizio civile all’estero.Dunque, gli under 30 rappresentano la quota maggiore. «Ovviamente questo non significa che non abbiamo anche noi, come tutti gli enti non-profit che si avvalgono dei volontari, un problema di ricambio generazionale – sottolinea il direttore della Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo -. I 2.500 volontari impegnati nei 300 centri di ascolto parrocchiali della Diocesi sono per lo più adulti con i capelli bianchi, in genere pensionati, con disponibilità di tempo, capacità intellettuali e forti motivazioni: una risorsa, tra l’altro, preziosissima, che noi cerchiamo di valorizzare. Detto questo, tuttavia, non è nemmeno vero che i ragazzi sono disinteressati al volontariato: vi sono attività che fortunatamente continuano a trovare il loro favore».Dall’analisi degli operatori dello Sportello emerge l’identikit: studente, non necessariamente viene da un percorso pastorale, ma si trova in sintonia con i valori cristiani all’origine della proposta Caritas. Ha inoltre un interesse specifico per il singolo progetto, per il quale è disposto a informasi e approfondire. Unico limite – fanno osservare gli operatori -: è poco disponibile a impegnarsi nel lungo periodo.Anche di questo si parlerà nel convegno della vigilia della Giornata diocesana Caritas che si celebrerà domenica prossima. L’incontro si terrà sabato 6 novembre, dalle 9 alle 13, alla Casa Schuster in via Sant’Antonio 5 a Milano. Tema della riflessione “Volontariato e lotta alla povertà”: saranno ospiti monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, Alessandro Martini, direttore della Caritas di Firenze, e monsignor Giovani D’Ercole, vescovo ausiliare della diocesi dell’Aquila.Nel 2010 la Caritas ambrosiana ha aderito alla campagna Zero Poverty lanciata dal network delle Caritas europee per sollecitare le istituzioni comunitarie a tradurre nei fatti la proclamazione del 2010 anno europeo di lotta alla povertà. Il 2011 sarà invece dedicato dalla Ue al volontariato. Altro tema al centro della mattinata sarà il rapporto tra il volontariato cattolico e la società civile. «In Italia abbiamo 6 milioni di volontari di cui una grande parte di ispirazione cristiana, ma il nostro impatto sullo stile di vita dei cristiani e forse sulla stessa Chiesa è marginale, mentre la possibilità di influire sul sentire civile e sociale sembra accusare addirittura una battuta d’arresto – sottolinea don Davanzo -. La paura per la sicurezza personale e sociale, soprattutto nella città, sembra vincere su tutti i buoni sentimenti di attenzione, compassione, condivisione e solidarietà. Dobbiamo reagire con un surplus di formazione e passione».Un volontariato che si rapporta anche con le istituzioni politiche, ma che non può diventare un alibi. «Nel preparaci a questo anno dedicato al volontariato è bene sgomberare il campo subito da un equivoco – sottolinea don Davanzo -. A volte abbiamo avuto l’impressione che le istituzioni scaricassero sul Terzo settore responsabilità e compiti che sono loro propri. È bene ricordare che il nostro spirito di collaborazione non può diventare il pretesto per un disimpegno da parte della politica su alcune questioni sociali, che proprio perché sono problemi di tutti, è nello spazio pubblico – rappresentato appunto dalla politica e dalla sua espressione, le istituzioni – che devono trovare una soluzione».

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