La prolusione del cardinale Bagnasco
Redazione
«La Chiesa non porta avanti se stessa, ma serve l’uomo con la simpatia di Dio». Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha sintetizzato la “missione della Chiesa”, aprendo ieri la 61ª assemblea generale della Cei, in corso in Vaticano fino al 28 maggio. La «felicità piena» della Chiesa, che viene da Cristo, «non viene meno anche a fronte dei nostri tradimenti», ha esordito il cardinale, secondo il quale la missione della Chiesa consiste nel «dire all’uomo contemporaneo, talora frastornato e triste, che nessuno è orfano». «La Chiesa non porta avanti se stessa, ma serve l’uomo con la simpatia di Dio». Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha sintetizzato la “missione della Chiesa”, aprendo ieri la 61ª assemblea generale della Cei, in corso in Vaticano fino al 28 maggio. La «felicità piena» della Chiesa, che viene da Cristo, «non viene meno anche a fronte dei nostri tradimenti», ha esordito il cardinale, secondo il quale la missione della Chiesa consiste nel «dire all’uomo contemporaneo, talora frastornato e triste, che nessuno è orfano». Il dramma della pedofilia La Chiesa italiana – ha assicurato il Cardinale – ha affrontato e affronta la questione della pedofilia attraverso «l’inderogabile compito di fare giustizia nella verità, consapevoli che anche un solo caso in questo ambito è sempre troppo, specie se il responsabile è un sacerdote». «In nessuna stagione», sono parole del Cardinale, «la Chiesa ha inteso sottovalutare» il «dramma della pedofilia», e l’episcopato italiano ha «prontamente recepito» le «direttive chiare e incalzanti che da tempo sono impartite dalla Santa Sede», improntate alla «determinazione a fare verità fino ai necessari provvedimenti, una volta accertati i fatti». «L’opinione pubblica come le famiglie – è il messaggio centrale del cardinale Bagnasco – devono sapere che noi, Chiesa, faremo di tutto per meritare sempre, e sempre di più, la fiducia che generalmente ci viene accordata anche da genitori non credenti o non frequentanti. Non risparmieremo attenzione, verifiche, provvedimenti; non sorvoleremo su segnali o dubbi; non rinunceremo a interpretare, con ogni premura e ogni scrupolo necessari, la nostra funzione educativa». Vivere, non vivacchiare Oggi serve «una generazione di adulti che non fuggano dalle proprie responsabilità perché disposti a mettersi in gioco, a onorare le scelte qualificanti e definitive, a cogliere la differenza abissale tra il vivere e il vivacchiare». Soffermandosi sul tema principale dell’assemblea dei vescovi – gli Orientamenti pastorali 2011-2020, incentrati sulla dimensione educativa – il Cardinale ha affermato che il compito degli adulti consiste nel «superare incertezze e reticenze, per recuperare una nozione adeguata di educazione che si avvicini alla paideia, cioè a un processo formativo articolato, ma mai evasivo rispetto alla verità dell’essere, a una capacità di distinguere ciò che è bene da ciò che è male, a una concreta disciplina dei sentimenti e delle emozioni». L’unità d’Italia è una conquista «L’unità del Paese resta una conquista e un ancoraggio irrinunciabili: ogni auspicabile riforma condivisa, a partire da quella federalista, per essere un approdo giovevole, dovrà storicizzare il vincolo unitario e coerentemente farlo evolvere per il meglio di tutti». È la posizione dei vescovi italiani sull’imminente 150° anniversario dell’Unità d’Italia. È «l’interiore unità» e la «consistenza spirituale del Paese» ciò che preme ai vescovi, che si dicono «certi» che «i credenti in Cristo continueranno a sentirsi, oggi come ieri, oggi come nel 1945 all’uscita dalla guerra, oggi come nel 1980, nella fase più acuta del terrorismo, tra i soci fondatori di questo Paese». Di qui l’auspicio che i 150 anni dall’unità d’Italia «si trasformino in una felice occasione per un nuovo innamoramento dell’essere italiani, in una Europa saggiamente unita e in un mondo equilibratamente globale». «Rettificare» la sentenza sul Crocifisso Una sentenza «discussa», accolta «con lo stupore dell’incredulità», in quanto frutto «di un malinteso senso della laicità». Così il cardinale Bagnasco ha definito la sentenza della Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo sull’esposizione del Crocifisso nelle scuole italiane. Di qui l’auspicio di «una lungimirante rettifica» in sede di ricorso nel prossimo mese di giugno, «in forza anche delle ragioni che in modo autorevole e competente sono state espresse in diverse sedi, essendosi trattato di un pronunciamento che non solo contraddice la giurisprudenza consolidata della stessa Corte, ma trascura del tutto – fino a negarle – le radici iscritte nelle costituzioni, nelle leggi fondamentali sulla libertà religiosa e nei concordati della stragrande maggioranza dei Paesi membri». No al «suicidio demografico» Per il cardinale Bagnasco, «l’Italia sta andando verso un lento suicidio demografico». Gli «scenari preoccupanti» attuali, e le previsioni non incoraggianti «sotto il profilo sociale e culturale» manifestano, dunque, l’urgenza di «una politica che sia orientata ai figli, che voglia da subito farsi carico di un equilibrato ricambio generazionale». Di qui l’appello della Cei ai responsabili della cosa pubblica «affinché pongano in essere iniziative urgenti e incisive»: «Proprio perché perdura una condizione di pesante difficoltà economica, bisogna tentare di uscirne attraverso parametri sociali nuovi e coerenti con le analisi fatte», a partire dal quoziente familiare. «Riforme» sul lavoro «Il protrarsi della crisi economica mondiale si sta rivelando sorprendentemente tenace», e «i provvedimenti ultimamente adottati in sede comunitaria hanno, da un lato, arrestato lo scivolamento verso il peggio, dall’altro, però stanno imponendo nuove ristrettezze a tutti i cittadini». Dinanzi a questo scenario, la Cei – tramite il cardinale Bagnasco – lancia un appello ai «responsabili di ogni parte politica» a «voler fare un passo in avanti, puntando a un responsabile coinvolgimento di tutti» e a «procedere, senza ulteriori indugi, a riforme che producano crescita».