Nelle nuove "Normae de gravioribus delictis" disposizioni più precise e procedure più rapide: si introduce il reato di pedopornografia, riferimenti anche ai "delitti gravissimi" contro la fede e contro i sacramenti: Eucaristia, penitenza e ordine
Redazione
Procedure più rapide per affrontare con efficacia le situazioni più urgenti e gravi, presenza anche di laici nel personale dei tribunali, allungamento dei termini di prescrizione da dieci a venti anni, equiparazione dell’abuso sessuale su persone «con limitato uso di ragione» a quello sui minori, introduzione del reato di pedopornografia. Sono le principali novità contenute nelle nuove Normae de gravioribus delictis (Norme sui delitti più gravi), approvate da Benedetto XVI lo scorso 21 maggio e pubblicate il 15 luglio dalla Congregazione per la dottrina della fede, alla quale, con il Motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela, nel 2001 Giovanni Paolo II ha attribuito competenza in materia di delitti considerati dalla Chiesa eccezionalmente gravi. Le nuove “Norme” si riferiscono pertanto anche ai “delitti gravissimi” contro la fede e contro i sacramenti dell’Eucaristia, della penitenza e dell’ordine. Procedure più rapide per affrontare con efficacia le situazioni più urgenti e gravi, presenza anche di laici nel personale dei tribunali, allungamento dei termini di prescrizione da dieci a venti anni, equiparazione dell’abuso sessuale su persone «con limitato uso di ragione» a quello sui minori, introduzione del reato di pedopornografia. Sono le principali novità contenute nelle nuove Normae de gravioribus delictis (Norme sui delitti più gravi), approvate da Benedetto XVI lo scorso 21 maggio e pubblicate il 15 luglio dalla Congregazione per la dottrina della fede, alla quale, con il Motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela, nel 2001 Giovanni Paolo II ha attribuito competenza in materia di delitti considerati dalla Chiesa eccezionalmente gravi. Le nuove “Norme” si riferiscono pertanto anche ai “delitti gravissimi” contro la fede e contro i sacramenti dell’Eucaristia, della penitenza e dell’ordine. Dopo nove anni A distanza di nove anni dalla promulgazione della Sacramentorum sanctitatis tutela, «questo Dicastero ha ritenuto necessario procedere a una riforma del testo normativo citato, emendandolo non nella sua interezza, bensì solamente in alcune sue parti, al fine di migliorarne l’operatività concreta», scrivono nella presentazione del nuovo documento il cardinale William Levada e monsignor Luis F.Ladaria, rispettivamente prefetto e segretario della Congregazione. Dopo un attento e accurato studio delle riforme proposte, i membri del dicastero hanno sottoposto al Papa il risultato delle proprie determinazioni. Lo scorso 21 maggio Benedetto XVI le ha approvate e ne ha ordinato la promulgazione. Chiarezza e certezza del diritto «Un grande contributo alla chiarezza e alla certezza del diritto in un campo in cui la Chiesa è fortemente impegnata oggi a procedere con rigore e con trasparenza così da rispondere pienamente alle giuste attese di tutela della coerenza morale e della santità evangelica che i fedeli e l’opinione pubblica nutrono verso di essa, e che il Santo Padre ha continuamente ribadito», afferma in una nota esplicativa il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, riferendosi in particolare alla questione degli abusi.Proprio su questi ultimi, per la loro recente «vasta risonanza pubblica» e per «l’intenso dibattito» sviluppatosi «sulle norme e procedure applicate dalla Chiesa per il giudizio e la punizione di essi», si sofferma il portavoce della Santa Sede evidenziando anzitutto le nuove norme, intese «a rendere le procedure più spedite, come la possibilità di non seguire la “via processuale giudiziale”, ma di procedere “per decreto extragiudiziale”, o quella di presentare al Santo Padre in circostanze particolari i casi più gravi in vista della dimissione dallo stato clericale». Un’altra norma consente l’inserimento nel personale dei tribunali, «come avvocati o procuratori», anche di laici. Importanti anche «il passaggio del termine della prescrizione da dieci a venti anni, restando sempre la possibilità di deroga anche oltre tale periodo», «l’equiparazione ai minori delle persone con limitato uso di ragione, e l’introduzione di una nuova fattispecie: la pedopornografia». Riproposta, inoltre, «la normativa sulla confidenzialità dei processi, a tutela della dignità di tutte le persone coinvolte». Eresia, scisma e “donne prete” Trattandosi di norme interne all’ordinamento penale canonico, «in sé completo e pienamente distinto da quello degli Stati», esse non trattano l’argomento della denuncia alle autorità civili. Tuttavia, spiega padre Lombardi, «l’adempimento di quanto previsto dalle leggi civili fa parte delle indicazioni impartite dalla Congregazione per la dottrina della fede fin dalle fasi preliminari della trattazione dei casi di abuso», come risulta dalle “Linee guida” già pubblicate in merito.Il Dicastero vaticano, aggiunge il direttore della sala stampa, sta anche lavorando a ulteriori indicazioni per gli episcopati, «affinché le direttive da essi emanate in tema di abusi sessuali su minori da parte del clero o in istituzioni connesse con la Chiesa siano sempre più rigorose, coerenti ed efficaci». Non solo abusi: le nuove “Norme” trattano anche dei «delitti contro la fede (eresia, apostasia e scisma), per i quali sono normalmente competenti gli Ordinari, ma la Congregazione diventa competente in caso di appello; la registrazione e divulgazione compiute maliziosamente delle confessioni sacramentali, sulle quali già era stato emesso un decreto di condanna nel 1988» e, conclude padre Lombardi, «l’attentata ordinazione delle donne, sulla quale pure esisteva già un decreto del 2007».