L'Arcivescovo visita per la prima volta l'Icam, struttura a custodia attenuata di S. Vittore che ospita 10 madri detenute con i loro figli. Esperienza unica in Europa,�sostenuta da Provincia, Comune e Regione,�da far conoscere e impiantare anche altrove�

di Luisa BOVE
Redazione

Pochi minuti dopo le dieci di questa mattina il cardinale Dionigi Tettamanzi ha varcato la porta dell’Icam, l’Istituto di custodia attenuata che ospita detenute madri con i loro figli. «Voi siete i primi che raggiungo in questo mio piccolo pellegrinaggio di realtà con bambini presenti nella nostra città di Milano», ha detto alle mamme che con trepidazione attendevano la sua visita. È la prima volta infatti che l’Arcivescovo mette piede nella sezione staccata di San Vittore. «Siamo commosse e onorate per l’attenzione che lei quest’anno ci vuole dedicare», ha detto una giovane donna. «Ci auguriamo che questo incontro possa dare inizio a un lungo dialogo di speranza e di pace». E un’altra dando il benvenuto all’Arcivescovo a nome delle 10 mamme e dei loro figli ha aggiunto: «È una grande sorpresa averla un po’ con noi: siamo poche, ma lei ha trovato il tempo di venire qui. È proprio vero, il Signore non guarda i numeri, ma le persone più bisognose e noi abbiamo tanto bisogno di affetto, amicizia e solidarietà, ma soprattutto i nostri bambini».
Le donne all’Icam non solo libere, «ma siamo rispettate come persone: qui i nostri bambini soffrono meno e i nostri parenti ci sono più vicini». In fondo si ritengono fortunate rispetto «a tante mamme detenute lontane dai loro figli», per questo hanno raccomandato al Cardinale, «di salutare tutte le donne di San Vittore e di invitarle a non scoraggiarsi mai quando andrà a Natale».
L’Arcivescovo è stato accolto all’Icam da don Alberto Barin, cappellano di San Vittore, che ha parlato di «una realtà dirompente»; da Luigi Pagano, provveditore delle carceri lombarde; dagli agenti penitenziari e dai responsabili, dagli operatori e da una volontaria. «La nostra intenzione», ha detto Pagano, «è sempre stata quella di portare i bambini fuori, in una struttura diversa, con la speranza di chiuderla presto perché le mamme e i bambini potessero trovare una collocazione in libertà». Quello dell’Icam è un progetto che «ha trovato la sensibilità del Comune, della Provincia e della Regione», con una convenzione firmata dagli allora ministri: Castelli e Moratti. «È una grande piccola realtà, perché di questi bambini non se ne occupava nessuno», ha concluso il provveditore.
L’assessore Mariolina Moioli ha piegato che attualmente sono 5 gli educatori del Comune che operano nella struttura, «mentre i bambini hanno l’opportunità di frequentare i nostri nidi insieme agli altri: c’è quindi continuità tra il dentro e il fuori. Il nostro impegno è quello di accompagnarli anche dopo, quando avranno compiuto i 3 anni e non potranno più stare qui».
«Da sempre la Provincia di Milano si occupa dell’infanzia», ha ricordato Massimo Pagani, assessore con deleghe a Famiglia e Politiche sociali, «e questo centro», ha assicurato, «rimarrà senz’altro nel tempo come una grandissima esperienza per Milano». L’ipotesi è che l’attuale struttura sia ampliata e trasferita in un’altra zona della città. L’Arcivescovo ha espresso tutto il suo apprezzamento per l’Icam nato «grazie al concorso di tante realtà e unica in Europa. È un progetto bello e significativo che occorrerebbe far conoscere e impiantare anche in tante altre zone».
Poi guardando ai piccoli ospiti dell’Istituto a custodia attenuata ha aggiunto: «Il primo desiderio è quello di sentirsi amati innanzitutto dalle loro mamme, ma anche da tante altre persone». Quindi ricordando il suo Natale a S. Vittore, con la messa in “rotonda” e la visita ai detenuti malati e al reparto femminile ha ammesso che dalle donne vive sempre «l’incontro più gioioso e più sofferto». La gioia è per la sua presenza in un giorno di festa e la sofferenza «perché vedo le mamme che non hanno la possibilità di essere con i loro bambini». E prendendo la parola don Alberto ha aggiunto: «Queste donne rappresentano anche tutte le mamme detenute sulle quali pesa la sofferenza della lontananza».
L’incontro ufficiale si è concluso con la benedizione dell’Arcivescovo, una preghiera e lo scambio di doni. Dopo una breve visita alle camere che ospitano madri e figli in una ambiente molto accogliente e colorato, tappa finale in cucina per un rinfresco in compagnia del Cardinale. Domani alle tre del pomeriggio don Pietro Raimondi, il secondo cappellano di San Vittore, celebrerà con tutte le ospiti la messa di Natale. Pochi minuti dopo le dieci di questa mattina il cardinale Dionigi Tettamanzi ha varcato la porta dell’Icam, l’Istituto di custodia attenuata che ospita detenute madri con i loro figli. «Voi siete i primi che raggiungo in questo mio piccolo pellegrinaggio di realtà con bambini presenti nella nostra città di Milano», ha detto alle mamme che con trepidazione attendevano la sua visita. È la prima volta infatti che l’Arcivescovo mette piede nella sezione staccata di San Vittore. «Siamo commosse e onorate per l’attenzione che lei quest’anno ci vuole dedicare», ha detto una giovane donna. «Ci auguriamo che questo incontro possa dare inizio a un lungo dialogo di speranza e di pace». E un’altra dando il benvenuto all’Arcivescovo a nome delle 10 mamme e dei loro figli ha aggiunto: «È una grande sorpresa averla un po’ con noi: siamo poche, ma lei ha trovato il tempo di venire qui. È proprio vero, il Signore non guarda i numeri, ma le persone più bisognose e noi abbiamo tanto bisogno di affetto, amicizia e solidarietà, ma soprattutto i nostri bambini».Le donne all’Icam non solo libere, «ma siamo rispettate come persone: qui i nostri bambini soffrono meno e i nostri parenti ci sono più vicini». In fondo si ritengono fortunate rispetto «a tante mamme detenute lontane dai loro figli», per questo hanno raccomandato al Cardinale, «di salutare tutte le donne di San Vittore e di invitarle a non scoraggiarsi mai quando andrà a Natale».L’Arcivescovo è stato accolto all’Icam da don Alberto Barin, cappellano di San Vittore, che ha parlato di «una realtà dirompente»; da Luigi Pagano, provveditore delle carceri lombarde; dagli agenti penitenziari e dai responsabili, dagli operatori e da una volontaria. «La nostra intenzione», ha detto Pagano, «è sempre stata quella di portare i bambini fuori, in una struttura diversa, con la speranza di chiuderla presto perché le mamme e i bambini potessero trovare una collocazione in libertà». Quello dell’Icam è un progetto che «ha trovato la sensibilità del Comune, della Provincia e della Regione», con una convenzione firmata dagli allora ministri: Castelli e Moratti. «È una grande piccola realtà, perché di questi bambini non se ne occupava nessuno», ha concluso il provveditore.L’assessore Mariolina Moioli ha piegato che attualmente sono 5 gli educatori del Comune che operano nella struttura, «mentre i bambini hanno l’opportunità di frequentare i nostri nidi insieme agli altri: c’è quindi continuità tra il dentro e il fuori. Il nostro impegno è quello di accompagnarli anche dopo, quando avranno compiuto i 3 anni e non potranno più stare qui».«Da sempre la Provincia di Milano si occupa dell’infanzia», ha ricordato Massimo Pagani, assessore con deleghe a Famiglia e Politiche sociali, «e questo centro», ha assicurato, «rimarrà senz’altro nel tempo come una grandissima esperienza per Milano». L’ipotesi è che l’attuale struttura sia ampliata e trasferita in un’altra zona della città. L’Arcivescovo ha espresso tutto il suo apprezzamento per l’Icam nato «grazie al concorso di tante realtà e unica in Europa. È un progetto bello e significativo che occorrerebbe far conoscere e impiantare anche in tante altre zone».Poi guardando ai piccoli ospiti dell’Istituto a custodia attenuata ha aggiunto: «Il primo desiderio è quello di sentirsi amati innanzitutto dalle loro mamme, ma anche da tante altre persone». Quindi ricordando il suo Natale a S. Vittore, con la messa in “rotonda” e la visita ai detenuti malati e al reparto femminile ha ammesso che dalle donne vive sempre «l’incontro più gioioso e più sofferto». La gioia è per la sua presenza in un giorno di festa e la sofferenza «perché vedo le mamme che non hanno la possibilità di essere con i loro bambini». E prendendo la parola don Alberto ha aggiunto: «Queste donne rappresentano anche tutte le mamme detenute sulle quali pesa la sofferenza della lontananza».L’incontro ufficiale si è concluso con la benedizione dell’Arcivescovo, una preghiera e lo scambio di doni. Dopo una breve visita alle camere che ospitano madri e figli in una ambiente molto accogliente e colorato, tappa finale in cucina per un rinfresco in compagnia del Cardinale. Domani alle tre del pomeriggio don Pietro Raimondi, il secondo cappellano di San Vittore, celebrerà con tutte le ospiti la messa di Natale. –

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