La quarta domenica di Quaresima riporta al centro il tema battesimale: nel cieco nato riconosciamo un modello di fede e di accoglienza del Signore. Quindi non solo la vista degli occhi del corpo, ma anche quella del cuore
di Luigi NASON
Redazione
Nel cammino verso la Pasqua, la Domenica del Cieco (quarta di Quaresima) riporta al centro il tema battesimale richiamato dall’immagine dell’acqua: l’uomo cieco dalla nascita riceve la vista dopo essersi lavato nella piscina di Siloe (Vangelo ad anno unico: Giovanni 9,1-38b).
e, nel deserto, l’acqua scaturisce dalla roccia per l’intercessione di Mosè (Lettura dell’anno C: Esodo 17,1-11). Nella liturgia domenicale, al simbolismo dell’acqua si accompagna quello della luce: «Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo» (Vangelo). Nel miracolo di Gesù è raffigurato il sacramento del Battesimo, che ci rende figli della luce, destinati alla salvezza del Signore: «Voi, fratelli (…) siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri (…). Noi invece, che apparteniamo al giorno, siamo sobri, vestiti con la corazza della fede e della carità, e avendo come elmo la speranza della salvezza. Dio infatti non ci ha destinati alla sua ira, ma ad ottenere la salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo» (Epistola dell’anno C: 1Tessalonicesi 5,1-11). Nel ricordo vivo e orante dalla splendida illuminazione che abbiamo ricevuto nel fonte battesimale (prefazio, I schema), siamo chiamati a riscoprire la nostra dignità di figli di Dio e facciamo nostra la stessa professione di fede del mendicante guarito (ibid.): «Credo, Signore» (Vangelo). «Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me avrà la luce della vita» (canto al Vangelo): è l’impegno per il cristiano di ogni tempo. Nel cieco nato riconosciamo un modello di fede e di accoglienza del Signore, sorgente della luce. Chiediamo quindi non solo la vista degli occhi del corpo, ma anche quella del cuore, per accogliere il Signore ed esserne testimoni in ogni ambiente di vita: «Signore, dà luce ai miei occhi; con la tua luce illumina il mio cuore» (antifona all’ingresso); «Fratelli, amiamo la luce e la giustizia, camminiamo come nel giorno. Miriamo a far risplendere le nostre azioni al cospetto di Dio» (antifona allo spezzare del pane). Nel cammino verso la Pasqua, la Domenica del Cieco (quarta di Quaresima) riporta al centro il tema battesimale richiamato dall’immagine dell’acqua: l’uomo cieco dalla nascita riceve la vista dopo essersi lavato nella piscina di Siloe (Vangelo ad anno unico: Giovanni 9,1-38b).e, nel deserto, l’acqua scaturisce dalla roccia per l’intercessione di Mosè (Lettura dell’anno C: Esodo 17,1-11). Nella liturgia domenicale, al simbolismo dell’acqua si accompagna quello della luce: «Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo» (Vangelo). Nel miracolo di Gesù è raffigurato il sacramento del Battesimo, che ci rende figli della luce, destinati alla salvezza del Signore: «Voi, fratelli (…) siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri (…). Noi invece, che apparteniamo al giorno, siamo sobri, vestiti con la corazza della fede e della carità, e avendo come elmo la speranza della salvezza. Dio infatti non ci ha destinati alla sua ira, ma ad ottenere la salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo» (Epistola dell’anno C: 1Tessalonicesi 5,1-11). Nel ricordo vivo e orante dalla splendida illuminazione che abbiamo ricevuto nel fonte battesimale (prefazio, I schema), siamo chiamati a riscoprire la nostra dignità di figli di Dio e facciamo nostra la stessa professione di fede del mendicante guarito (ibid.): «Credo, Signore» (Vangelo). «Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me avrà la luce della vita» (canto al Vangelo): è l’impegno per il cristiano di ogni tempo. Nel cieco nato riconosciamo un modello di fede e di accoglienza del Signore, sorgente della luce. Chiediamo quindi non solo la vista degli occhi del corpo, ma anche quella del cuore, per accogliere il Signore ed esserne testimoni in ogni ambiente di vita: «Signore, dà luce ai miei occhi; con la tua luce illumina il mio cuore» (antifona all’ingresso); «Fratelli, amiamo la luce e la giustizia, camminiamo come nel giorno. Miriamo a far risplendere le nostre azioni al cospetto di Dio» (antifona allo spezzare del pane).