I funerali, presieduti dall'arcivescovo Dionigi Tettamanzi, saranno celebrati sabato 2 gennaio alle�10 nella Cattedrale in Città Alta


Redazione

Un grave lutto che ha colpito la Chiesa bergamasca: è morto oggi, martedì 29 dicembre, il vescovo Roberto Amadei, che ha guidato la diocesi di Bergamo per 17 anni, dal 21 novembre 1991 fino al 14 marzo 2009.
Monsignor Amadei era nato il 13 febbraio del 1933 a Verdello, nella cascina Zacagna, terzogenito di una famiglia composta da quattro fratelli e una sorella. Il padre, Angelo, era un operaio della Dalmine, mentre la mamma, Angela Nisoli, era una casalinga. Nel 1938, la famiglia si trasferisce a Pognano, nello «Stall de Sura». Il futuro vescovo frequenta le classi elementari nel paese e le medie a Verdello.
Nel 1944 avviene il tragico bombardamento della Dalmine e la notizia giunge in un baleno a Pognano. Roberto Amadei è in canonica a studiare con il curato don Francesco Gelpi. Insieme a lui, sale sulla bicicletta per raggiungere Dalmine. Qualcuno invita il curato a tornare indietro, per evitare al giovanissimo Roberto la visione di macerie e morti, tra cui poteva esserci anche il padre, che invece incontrano per strada poco dopo, anch’egli in bicicletta, incolume perché aveva cambiato turno di lavoro.

L’ordinazione sacerdotale
Maturata la vocazione al sacerdozio, Roberto Amadei entra nel Seminario minore di Clusone e poi passa in quello di Città Alta. Il 16 marzo 1957 viene ordinato sacerdote nell’antica chiesa di San Giovanni in Seminario dall’allora vescovo Giuseppe Piazzi. Nello stesso anno viene inviato nel Pontificio Seminario Romano per perfezionare gli studi teologici. Successivamente, si iscrive all’Università Gregoriana per la laurea in Storia ecclesiastica.
Il 28 ottobre 1958, con altri preti bergamaschi, è in piazza San Pietro, dove assiste alla fumata bianca e alla prima benedizione del Beato Papa Giovanni XXIII. Conclude gli studi romani nel 1960 con la licenza in Sacra Teologia e ,successivamente, con la laurea in Storia ecclesiastica nel 1970 con una tesi su “Il clero bergamasco nel Risorgimento”, avendo come relatore il famoso storico gesuita Giacomo Martina.
Rientrato in diocesi nel 1960, è nominato docente di Storia ecclesiastica in Seminario, incarico che mantiene anche quando il vescovo Giulio Oggioni lo nomina preside di Teologia (1968-81) e poi rettore del Seminario (1981-90). Contemporaneamente, oltre a seguire la formazione teologica delle religiose, a predicare in diverse parrocchie ed a essere assistente nazionale dell’istituto secolare Caritas Christi, per alcuni anni è curato estivo a Serina ed impegnato nelle Messe e nelle Confessioni nelle parrocchie cittadine di Santa Lucia, Longuelo e nelle cliniche Castelli e San Francesco. Nel corso degli anni, pubblica numerosi e vasti studi storici sulla Chiesa bergamasca, ancora oggi fondamentali per gli studiosi.
Vescovo di Savona-Noli e poi di Bergamo Il 21 aprile 1990, monsignor Amadei è nominato vescovo di Savona-Noli. Come motto episcopale sceglie la frase «Plus amari quam timeri» (Meglio essere amato che temuto), tratta dalla “Regola” di San Benedetto. Riceve la consacrazione episcopale il 2 giugno successivo. Su sua richiesta, per sottolineare il legame con il luogo che lo vide seminarista, docente e infine rettore, viene consacrato nella chiesa ipogea del Seminario diocesano. Nella diocesi ligure rimane poco più di un anno, perché il 21 novembre 1991 viene nominato vescovo di Bergamo, succedendo a monsignor Giulio Oggioni, ritiratosi per raggiunti limiti di età.
Era dal dicembre 1854, dal tempo di Pierluigi Speranza, che un bergamasco non era chiamato a reggere la nostra diocesi. Monsignor Amadei fa il solenne ingresso domenica 26 gennaio 1992.

L’attività episcopale
Lo sviluppo dell’attività pastorale del vescovo Amadei nei suoi diciassette anni alla guida della diocesi di Bergamo è ruotata attorno alla ferma volontà di contrastare il processo di scristianizzazione e i conseguenti aspetti negativi riversatisi nella società e nella cultura bergamasca, toccata in profondità da questi nuovi fenomeni sociali. A riguardo, all’Assemblea del Clero del 2 giugno 1999, monsignor Amadei definisce la Bergamasca «realtà terremotata».
In questo contesto, lo sviluppo del programma episcopale del vescovo Amadei si è mosso facendo leva sulla necessità di un profondo ripensamento della pastorale tradizionale e dell’evangelizzazione, che deve toccare chiunque. Incessanti gli appelli alla presenza pastorale nei settori vitali del vivere umano: gioventù, scuola, lavoro, sanità, politica, attenzione ai bisogni di tutti e di ciascuno.
La visita pastorale, protrattasi per ben nove anni, è stata connotata dalla condivisione della vita ordinaria delle parrocchie, non nello stile del vescovo giudice, ma nello stile del padre che va incontro ai fedeli, visti come fratelli nella fede. In questa visita pastorale, un posto centrale è stato riservato all’incontro personale con i malati, visitati nelle loro case. Inoltre, il vescovo Amadei è stato molto sensibile ai problemi sociali e del lavoro: una degli sforzi compiuti è stato rivolto al rinnovamento della Caritas diocesana e alle sollecitazioni perché in ogni parrocchia e vicariato venissero aperti centri di ascolto.
Nel 2004, cinquantadue anni dopo ultimo, il vescovo Amadei ha indetto il Sinodo diocesano sul tema della parrocchia, vista come cellula centrale dell’evangelizzazione. I lavori, conclusi tre anni dopo, hanno visto impegnata l’intera diocesi.

Il ritiro
Il 16 marzo 2007 – nel Seminario a lui tanto caro e che definisce «la mia seconda famiglia» – monsignor Amadei viene festeggiato per il suo 50° di sacerdozio. Durante la Messa dice: «Sono contento di essere prete. Chiedo al Signore la grazia di non vivere di nostalgia e di rimpianti, ma di vivere ogni giorno la gioia del sacerdozio nella dedizione totale al Signore e ai fratelli. Questo è possibile in ogni età della vita».
Il 21 gennaio 2009 la Santa Sede accetta le sue dimissioni per raggiunti limiti di età. Si ritira nella Comunità dei Preti del Sacro Cuore. Il 15 marzo è presente in Cattedrale all’ingresso ufficiale in Diocesi del suo successore, Francesco Beschi, che abbraccia e a cui consegna il pastorale che fu del vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi, come segno di continuità della storia della diocesi bergamasca.
(da “L’Eco di Bergamo.it”) Un grave lutto che ha colpito la Chiesa bergamasca: è morto oggi, martedì 29 dicembre, il vescovo Roberto Amadei, che ha guidato la diocesi di Bergamo per 17 anni, dal 21 novembre 1991 fino al 14 marzo 2009.Monsignor Amadei era nato il 13 febbraio del 1933 a Verdello, nella cascina Zacagna, terzogenito di una famiglia composta da quattro fratelli e una sorella. Il padre, Angelo, era un operaio della Dalmine, mentre la mamma, Angela Nisoli, era una casalinga. Nel 1938, la famiglia si trasferisce a Pognano, nello «Stall de Sura». Il futuro vescovo frequenta le classi elementari nel paese e le medie a Verdello.Nel 1944 avviene il tragico bombardamento della Dalmine e la notizia giunge in un baleno a Pognano. Roberto Amadei è in canonica a studiare con il curato don Francesco Gelpi. Insieme a lui, sale sulla bicicletta per raggiungere Dalmine. Qualcuno invita il curato a tornare indietro, per evitare al giovanissimo Roberto la visione di macerie e morti, tra cui poteva esserci anche il padre, che invece incontrano per strada poco dopo, anch’egli in bicicletta, incolume perché aveva cambiato turno di lavoro.L’ordinazione sacerdotaleMaturata la vocazione al sacerdozio, Roberto Amadei entra nel Seminario minore di Clusone e poi passa in quello di Città Alta. Il 16 marzo 1957 viene ordinato sacerdote nell’antica chiesa di San Giovanni in Seminario dall’allora vescovo Giuseppe Piazzi. Nello stesso anno viene inviato nel Pontificio Seminario Romano per perfezionare gli studi teologici. Successivamente, si iscrive all’Università Gregoriana per la laurea in Storia ecclesiastica.Il 28 ottobre 1958, con altri preti bergamaschi, è in piazza San Pietro, dove assiste alla fumata bianca e alla prima benedizione del Beato Papa Giovanni XXIII. Conclude gli studi romani nel 1960 con la licenza in Sacra Teologia e ,successivamente, con la laurea in Storia ecclesiastica nel 1970 con una tesi su “Il clero bergamasco nel Risorgimento”, avendo come relatore il famoso storico gesuita Giacomo Martina.Rientrato in diocesi nel 1960, è nominato docente di Storia ecclesiastica in Seminario, incarico che mantiene anche quando il vescovo Giulio Oggioni lo nomina preside di Teologia (1968-81) e poi rettore del Seminario (1981-90). Contemporaneamente, oltre a seguire la formazione teologica delle religiose, a predicare in diverse parrocchie ed a essere assistente nazionale dell’istituto secolare Caritas Christi, per alcuni anni è curato estivo a Serina ed impegnato nelle Messe e nelle Confessioni nelle parrocchie cittadine di Santa Lucia, Longuelo e nelle cliniche Castelli e San Francesco. Nel corso degli anni, pubblica numerosi e vasti studi storici sulla Chiesa bergamasca, ancora oggi fondamentali per gli studiosi.Vescovo di Savona-Noli e poi di Bergamo Il 21 aprile 1990, monsignor Amadei è nominato vescovo di Savona-Noli. Come motto episcopale sceglie la frase «Plus amari quam timeri» (Meglio essere amato che temuto), tratta dalla “Regola” di San Benedetto. Riceve la consacrazione episcopale il 2 giugno successivo. Su sua richiesta, per sottolineare il legame con il luogo che lo vide seminarista, docente e infine rettore, viene consacrato nella chiesa ipogea del Seminario diocesano. Nella diocesi ligure rimane poco più di un anno, perché il 21 novembre 1991 viene nominato vescovo di Bergamo, succedendo a monsignor Giulio Oggioni, ritiratosi per raggiunti limiti di età.Era dal dicembre 1854, dal tempo di Pierluigi Speranza, che un bergamasco non era chiamato a reggere la nostra diocesi. Monsignor Amadei fa il solenne ingresso domenica 26 gennaio 1992.L’attività episcopaleLo sviluppo dell’attività pastorale del vescovo Amadei nei suoi diciassette anni alla guida della diocesi di Bergamo è ruotata attorno alla ferma volontà di contrastare il processo di scristianizzazione e i conseguenti aspetti negativi riversatisi nella società e nella cultura bergamasca, toccata in profondità da questi nuovi fenomeni sociali. A riguardo, all’Assemblea del Clero del 2 giugno 1999, monsignor Amadei definisce la Bergamasca «realtà terremotata».In questo contesto, lo sviluppo del programma episcopale del vescovo Amadei si è mosso facendo leva sulla necessità di un profondo ripensamento della pastorale tradizionale e dell’evangelizzazione, che deve toccare chiunque. Incessanti gli appelli alla presenza pastorale nei settori vitali del vivere umano: gioventù, scuola, lavoro, sanità, politica, attenzione ai bisogni di tutti e di ciascuno.La visita pastorale, protrattasi per ben nove anni, è stata connotata dalla condivisione della vita ordinaria delle parrocchie, non nello stile del vescovo giudice, ma nello stile del padre che va incontro ai fedeli, visti come fratelli nella fede. In questa visita pastorale, un posto centrale è stato riservato all’incontro personale con i malati, visitati nelle loro case. Inoltre, il vescovo Amadei è stato molto sensibile ai problemi sociali e del lavoro: una degli sforzi compiuti è stato rivolto al rinnovamento della Caritas diocesana e alle sollecitazioni perché in ogni parrocchia e vicariato venissero aperti centri di ascolto.Nel 2004, cinquantadue anni dopo ultimo, il vescovo Amadei ha indetto il Sinodo diocesano sul tema della parrocchia, vista come cellula centrale dell’evangelizzazione. I lavori, conclusi tre anni dopo, hanno visto impegnata l’intera diocesi.Il ritiroIl 16 marzo 2007 – nel Seminario a lui tanto caro e che definisce «la mia seconda famiglia» – monsignor Amadei viene festeggiato per il suo 50° di sacerdozio. Durante la Messa dice: «Sono contento di essere prete. Chiedo al Signore la grazia di non vivere di nostalgia e di rimpianti, ma di vivere ogni giorno la gioia del sacerdozio nella dedizione totale al Signore e ai fratelli. Questo è possibile in ogni età della vita».Il 21 gennaio 2009 la Santa Sede accetta le sue dimissioni per raggiunti limiti di età. Si ritira nella Comunità dei Preti del Sacro Cuore. Il 15 marzo è presente in Cattedrale all’ingresso ufficiale in Diocesi del suo successore, Francesco Beschi, che abbraccia e a cui consegna il pastorale che fu del vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi, come segno di continuità della storia della diocesi bergamasca.(da “L’Eco di Bergamo.it”) – – Interprete della Chiesa bergamasca nell’oggi

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