Le parole dell'Arcivescovo nella messa per la Festa dei Fiori, tradizionale appuntamento per festeggiare i Candidati prossimi all'ordinazione e i presbiteri che celebrano un significativo anniversario di sacerdozio. Durante la giornata un particolare ricordo di don Moioli, mostre su Michelangelo e monsignor Romero
di Annamaria BRACCINI
Redazione
Settant’anni di messa, ma non li dimostra. Festeggiato da chi diventerà prete tra un mese, pare giovanissimo, nonostante i 93 anni dichiarati con orgoglio. Potrebbe essere proprio don Luigi Allievi il personaggio-simbolo della Festa dei Fiori 2010, che nel Seminario di Venegono – nonostante il tempo assai poco primaverile – si è colorata delle tante e diverse sfumature di una preghiera corale, di una riflessione profonda sull’essere preti oggi e, insieme, dell’allegria dei candidati al sacerdozio, presentatisi in un clima di festa al cardinale Tettamanzi.
Proprio sulla comunione presbiterale ha centrato la sua omelia l’Arcivescovo, nella celebrazione eucaristica presieduta nella basilica del Seminario: accanto a lui i vescovi ausiliari e oltre centocinquanta concelebranti. La mattina – iniziata con il ricordo di don Giovanni Moioli, il teologo scomparso prematuramente nel 1984, delineato da monsignor Franco Giulio Brambilla – è così proseguita con una ancora più stringente riflessione sulla vita e il ministero di comunione.
Una comunione che inizia e si concretizza anzitutto in Seminario, luogo di crescita e di formazione, di reciprocità di rapporti tra seminaristi e superiori. Un Seminario, insomma, che è «comunità viva fatta di persone, chiamata a divenire sempre più comunione, che cresce nel tessuto concreto delle relazioni personali il più possibile semplici, positive, sincere e profonde», ha continuato il Cardinale.
E il tutto da vivere in un preciso contesto di discernimento e verifica vocazionali, che trovano «ulteriore spazio di confronto e di approfondimento nella comunione più ampia» che il Seminario stesso ha con altre realtà esterne. «Come dimenticare che un valore e un’esigenza fondamentali dell’essere e del vivere del presbitero è la relazione: relazione con Cristo e con la gente? E ciò esige capacità di apertura e di accoglienza, di confronto e di dialogo, di tolleranza e di perdono, umiltà e schiettezza, disponibilità alla collaborazione, senso della corresponsabilità».
Una corresponsabilità sottolineata dall’Arcivescovo in questo Anno sacerdotale, che trova la sua ricchezza nella varietà: «Varietà cronologica ecclesiale del nostro presbiterio, di cui è simbolo la Festa dei Fiori, varietà che a sua volta s’intreccia con quelle legate al ministero e al compito esercitati, alle diverse comunità servite, alla maturazione spirituale e pastorale raggiunta negli anni. Si tratta di una varietà che non divide, non contrappone gli uni agli altri, ma che si realizza nel segno della complementarietà, anzi dell’unità».
Da sperimentare appunto in una logica d’insieme, perché, ha scandito infine il Cardinale, «non siamo soli, siamo sempre con gli altri; aiutiamo gli altri e lasciamoci da loro aiutare, condividiamo le nostre gioie, ma anche le nostre pene, i nostri limiti siano colmati dai carismi e dai doni altrui, le nostre stanchezze e infedeltà vinte dalla generosità e dalla santità dei confratelli».
Communio sanctorum, come è accaduto durante la presentazione dei candidati, nel quadriportico del Seminario, per l’occasione arricchito anche da tre mostre tematiche dedicate a Michelangelo, al vescovo Romero trucidato trent’anni fa sull’altare e ai tradizionali tableaux dei festeggiati nei 25, 50, 60 e 70 anni di Messa. Settant’anni di messa, ma non li dimostra. Festeggiato da chi diventerà prete tra un mese, pare giovanissimo, nonostante i 93 anni dichiarati con orgoglio. Potrebbe essere proprio don Luigi Allievi il personaggio-simbolo della Festa dei Fiori 2010, che nel Seminario di Venegono – nonostante il tempo assai poco primaverile – si è colorata delle tante e diverse sfumature di una preghiera corale, di una riflessione profonda sull’essere preti oggi e, insieme, dell’allegria dei candidati al sacerdozio, presentatisi in un clima di festa al cardinale Tettamanzi.Proprio sulla comunione presbiterale ha centrato la sua omelia l’Arcivescovo, nella celebrazione eucaristica presieduta nella basilica del Seminario: accanto a lui i vescovi ausiliari e oltre centocinquanta concelebranti. La mattina – iniziata con il ricordo di don Giovanni Moioli, il teologo scomparso prematuramente nel 1984, delineato da monsignor Franco Giulio Brambilla – è così proseguita con una ancora più stringente riflessione sulla vita e il ministero di comunione.Una comunione che inizia e si concretizza anzitutto in Seminario, luogo di crescita e di formazione, di reciprocità di rapporti tra seminaristi e superiori. Un Seminario, insomma, che è «comunità viva fatta di persone, chiamata a divenire sempre più comunione, che cresce nel tessuto concreto delle relazioni personali il più possibile semplici, positive, sincere e profonde», ha continuato il Cardinale.E il tutto da vivere in un preciso contesto di discernimento e verifica vocazionali, che trovano «ulteriore spazio di confronto e di approfondimento nella comunione più ampia» che il Seminario stesso ha con altre realtà esterne. «Come dimenticare che un valore e un’esigenza fondamentali dell’essere e del vivere del presbitero è la relazione: relazione con Cristo e con la gente? E ciò esige capacità di apertura e di accoglienza, di confronto e di dialogo, di tolleranza e di perdono, umiltà e schiettezza, disponibilità alla collaborazione, senso della corresponsabilità».Una corresponsabilità sottolineata dall’Arcivescovo in questo Anno sacerdotale, che trova la sua ricchezza nella varietà: «Varietà cronologica ecclesiale del nostro presbiterio, di cui è simbolo la Festa dei Fiori, varietà che a sua volta s’intreccia con quelle legate al ministero e al compito esercitati, alle diverse comunità servite, alla maturazione spirituale e pastorale raggiunta negli anni. Si tratta di una varietà che non divide, non contrappone gli uni agli altri, ma che si realizza nel segno della complementarietà, anzi dell’unità».Da sperimentare appunto in una logica d’insieme, perché, ha scandito infine il Cardinale, «non siamo soli, siamo sempre con gli altri; aiutiamo gli altri e lasciamoci da loro aiutare, condividiamo le nostre gioie, ma anche le nostre pene, i nostri limiti siano colmati dai carismi e dai doni altrui, le nostre stanchezze e infedeltà vinte dalla generosità e dalla santità dei confratelli».Communio sanctorum, come è accaduto durante la presentazione dei candidati, nel quadriportico del Seminario, per l’occasione arricchito anche da tre mostre tematiche dedicate a Michelangelo, al vescovo Romero trucidato trent’anni fa sull’altare e ai tradizionali tableaux dei festeggiati nei 25, 50, 60 e 70 anni di Messa. – – L’omelia dell’Arcivescovo (https://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2010/omelia_fiori.pdf) – Don Luigi, prete da 70 anni – Photogallery