Il viaggio si terrà dal 19 al 23 aprile sulle orme del Santo curato Giovanni Maria Vianney e del Beato padre Antonio Chevrier. Previsto anche un incontro con il cardinale Philippe Barbarin

di Ivano TAGLIABUE
Redazione

Il pellegrinaggio che i preti dei primi cinque anni di Messa vivranno da lunedì 19 a venerdì 23 aprile ad Ars e Lione è un’occasione di fraternità tra loro insieme con l’Arcivescovo, vuole essere nell’anno dedicato ai sacerdoti un’opportunità intensa per riflettere sul cuore del ministero che hanno ricevuto in dono.
Il percorso si articola su tre tappe che aiutano a ripercorrere altrettante prospettive che vogliono essere un aiuto per i giovani preti per un momento nel quale ringraziare il Signore per il dono ricevuto, riportarlo all’essenziale, e quindi anche un momento di rilancio.
Le tre tappe sono caratterizzate da tre “incontri”: il Santo curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, il Beato padre Antonio Chevrier, fondatore della spiritualità del Prado, e infine si vivrà un momento di conoscenza della Chiesa di Lione con il suo Arcivescovo, cardinale Philippe Barbarin.
La figura del santo Curato, conduce all’essenziale della figura del prete, in cura di anime, tra la gente e nella forma “ordinaria del ministero”. La giornata di lunedì con il momento introduttivo, martedì con la meditazione del cardinale Dionigi Tettamanzi, il tempo di silenzio e di preghiera, la concelebrazione eucaristica e una celebrazione penitenziale, saranno le esperienze illuminate dal carisma del Santo curato che vogliono essere un’occasione per i giovani preti per un momento di sosta che li riporti al cuore del loro ministero dedito alla gente e col cuore che si nutre del rapporto intenso e vitale con Dio. Questo momento spirituale che troverà nella meditazione dell’Arcivescovo un momento fondamentale è uno spunto di aiuto per i partecipanti al pellegrinaggio alla riflessione concreta di cosa possa voler dire oggi essere prete nella sua forma “ordinaria” nella Diocesi di Milano. Tema che oggi è molto a cuore al presbiterio ambrosiano.
Il mercoledì sarà dedicato alla figura di Padre Chevrier, fondatore dei preti del Prado, spiritualità sacerdotale che vede un gruppo di sacerdoti aderirvi nella Diocesi di Milano. Una spiritualità esigente, essenziale, che mira alla radicalità evangelica nelle forme e nelle scelte di vita, caratterizzata da una spiritualità intensa e da una operosità concreta tra gli ultimi. Oltre a una conoscenza introduttiva della realtà pradosiana e del suo fondatore, il momento di confronto con la sua spiritualità avverrà nel pomeriggio con la visita alla suggestiva cappella di Saint-Fons, luogo dove, alla luce della famosa spiritualità della mangiatoia-tabernacolo-croce, padre Chevrier ha impostato il suo progetto educativo per una forma sacerdotale evangelica. Le parole-guida si articolano tra l’affermazione del sacerdote come alter Cristus, mettendo questa solenne affermazione in tensione continua con l’altra frase ricorrente tre volte nella cappella: exemplum dedi vobis, essere come Gesù vuol dire prendere esempio da Lui. Una spiritualità che può far bene, rinvigorisce sia l’ispirazione all’identità, che alla modalità di viverla. Infine ci sarà la meditazione di un sacerdote della Diocesi di Milano che vive la spiritualità del Prado: è un’opportunità di arricchimento e di riflessione a partire da una testimonianza, per tutti i partecipanti.
La giornata di giovedì sarà occasione di incontro fraterno con la Chiesa di Lione. Cosa vuol dire essere “prete di parrocchia” nella chiesa di Francia oggi? Quali prospettive? Quali i punti forti? I preti milanesi saranno aiutati dal vicario generale della Diocesi locale, monsignor Jean-Pierre Batut, e dallo stesso Arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin. La Chiesa francese è molto più secolarizzata e di minoranza di quella italiana: l’ascolto del ministero vissuto in quei contesti può essere di stimolo per non chiudersi nelle fatiche del ministero nei propri contesti ed è un invito ad allargare gli orizzonti.
Il pellegrinaggio avrà anche un momento conclusivo un po’ “a margine”, ma sempre significativo, con la visita di Chambery, una cittadina caratteristica dell’alta Savoia che si trova sulla strada del ritorno. Ci sarà la concelebrazione eucaristica conclusiva del pellegrinaggio con il vescovo di Chambery, e sarà l’occasione per conoscere la missione italiana in quella Chiesa, una realtà povera e essenziale che può aiutare a riflettere i giovani preti.
Il pellegrinaggio chiaramente ha vari momenti di spiritualità, preghiera, riflessione, rimane però elemento fondamentale la fraternità e la condivisione tra i preti e tra loro e l’Arcivescovo, con il quale ci sarà anche occasione di un momento di confronto libero, il cosìddetto “caminetto”. Il pellegrinaggio che i preti dei primi cinque anni di Messa vivranno da lunedì 19 a venerdì 23 aprile ad Ars e Lione è un’occasione di fraternità tra loro insieme con l’Arcivescovo, vuole essere nell’anno dedicato ai sacerdoti un’opportunità intensa per riflettere sul cuore del ministero che hanno ricevuto in dono.Il percorso si articola su tre tappe che aiutano a ripercorrere altrettante prospettive che vogliono essere un aiuto per i giovani preti per un momento nel quale ringraziare il Signore per il dono ricevuto, riportarlo all’essenziale, e quindi anche un momento di rilancio.Le tre tappe sono caratterizzate da tre “incontri”: il Santo curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney, il Beato padre Antonio Chevrier, fondatore della spiritualità del Prado, e infine si vivrà un momento di conoscenza della Chiesa di Lione con il suo Arcivescovo, cardinale Philippe Barbarin.La figura del santo Curato, conduce all’essenziale della figura del prete, in cura di anime, tra la gente e nella forma “ordinaria del ministero”. La giornata di lunedì con il momento introduttivo, martedì con la meditazione del cardinale Dionigi Tettamanzi, il tempo di silenzio e di preghiera, la concelebrazione eucaristica e una celebrazione penitenziale, saranno le esperienze illuminate dal carisma del Santo curato che vogliono essere un’occasione per i giovani preti per un momento di sosta che li riporti al cuore del loro ministero dedito alla gente e col cuore che si nutre del rapporto intenso e vitale con Dio. Questo momento spirituale che troverà nella meditazione dell’Arcivescovo un momento fondamentale è uno spunto di aiuto per i partecipanti al pellegrinaggio alla riflessione concreta di cosa possa voler dire oggi essere prete nella sua forma “ordinaria” nella Diocesi di Milano. Tema che oggi è molto a cuore al presbiterio ambrosiano.Il mercoledì sarà dedicato alla figura di Padre Chevrier, fondatore dei preti del Prado, spiritualità sacerdotale che vede un gruppo di sacerdoti aderirvi nella Diocesi di Milano. Una spiritualità esigente, essenziale, che mira alla radicalità evangelica nelle forme e nelle scelte di vita, caratterizzata da una spiritualità intensa e da una operosità concreta tra gli ultimi. Oltre a una conoscenza introduttiva della realtà pradosiana e del suo fondatore, il momento di confronto con la sua spiritualità avverrà nel pomeriggio con la visita alla suggestiva cappella di Saint-Fons, luogo dove, alla luce della famosa spiritualità della mangiatoia-tabernacolo-croce, padre Chevrier ha impostato il suo progetto educativo per una forma sacerdotale evangelica. Le parole-guida si articolano tra l’affermazione del sacerdote come alter Cristus, mettendo questa solenne affermazione in tensione continua con l’altra frase ricorrente tre volte nella cappella: exemplum dedi vobis, essere come Gesù vuol dire prendere esempio da Lui. Una spiritualità che può far bene, rinvigorisce sia l’ispirazione all’identità, che alla modalità di viverla. Infine ci sarà la meditazione di un sacerdote della Diocesi di Milano che vive la spiritualità del Prado: è un’opportunità di arricchimento e di riflessione a partire da una testimonianza, per tutti i partecipanti.La giornata di giovedì sarà occasione di incontro fraterno con la Chiesa di Lione. Cosa vuol dire essere “prete di parrocchia” nella chiesa di Francia oggi? Quali prospettive? Quali i punti forti? I preti milanesi saranno aiutati dal vicario generale della Diocesi locale, monsignor Jean-Pierre Batut, e dallo stesso Arcivescovo di Lione, cardinale Philippe Barbarin. La Chiesa francese è molto più secolarizzata e di minoranza di quella italiana: l’ascolto del ministero vissuto in quei contesti può essere di stimolo per non chiudersi nelle fatiche del ministero nei propri contesti ed è un invito ad allargare gli orizzonti.Il pellegrinaggio avrà anche un momento conclusivo un po’ “a margine”, ma sempre significativo, con la visita di Chambery, una cittadina caratteristica dell’alta Savoia che si trova sulla strada del ritorno. Ci sarà la concelebrazione eucaristica conclusiva del pellegrinaggio con il vescovo di Chambery, e sarà l’occasione per conoscere la missione italiana in quella Chiesa, una realtà povera e essenziale che può aiutare a riflettere i giovani preti.Il pellegrinaggio chiaramente ha vari momenti di spiritualità, preghiera, riflessione, rimane però elemento fondamentale la fraternità e la condivisione tra i preti e tra loro e l’Arcivescovo, con il quale ci sarà anche occasione di un momento di confronto libero, il cosìddetto “caminetto”.

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