Due nuove famiglie entrano nella comunità familiare interreligiosa di Monticelli Pavese. Un innovativo progetto sociale e il primo concreto frutto delle relazioni fra comunità cristiane e musulmane milanesi
Redazione
Nuovi rami sono spuntati sull’Albero della Macedonia, la comunità familiare interreligiosa nata a Monticelli Pavese. Nella cascina, appena fuori dal paese, ormai quasi interamente ristrutturata, andranno a vivere due nuove famiglie. Dalla iperdinamica Monza si trasferiranno nelle sonnolente campagne pavesi, Virgilio Miglietta, 37 anni, educatore professionale e Marianna Iraci Sareri, 36 anni, impiegata in uno studio legale, insieme ai due figli, Natanaele, 3 anni, ed Elia, 2 mesi. Che, nonostante i nomi impegnativi dei figli, si autodefiniscono «laici in ricerca». Sono invece musulmani Bekai Arbit, 47 anni, operaio in una ditta di spurghi, e la moglie Saliha Chrifi, 36 anni, casalinga. Una coppia marocchina con tre figli: Mohammed, 18 anni, Dounia, 10 e Rayan, 1.
Tutte e due le famiglie, secondo quando previsto dal “patto di convivenza” della comunità, si sono impegnate a condividere non solo gli spazi comuni, ma anche scelte di vita. La più importante di tutte: l’affido familiare. «Abbiamo deciso di venire qui perché crediamo che quando le famiglie vivono serenamente si aprono naturalmente all’accoglienza e perché pensiamo che per vivere serenamente una famiglia deve stare in comunità con le altre. Insomma abbiamo aderito al progetto perché desideriamo fare l’esperienza dell’affido e perché pensiamo che il mondo migliore sia farlo in una comunità di famiglie», dice Virgilio.
Questo hanno fatto sette mesi fa, infatti, Beppe Casolo, 48 anni, e Margherita Valentini, 49 con i loro tre figli Francesca, 26, Pietro 12 e Marta, 7 quando hanno scelto di convivere sotto l’Albero della Macedonia con Mustapha Hanich, 45 anni, e Fatima Eddahbi, 37 anni, e i loro tre bambini Ismail, 11 anni, Amina, 5 e Ahmednour, 10 mesi. Due famiglie, una italiana, lombarda e cattolica e l’altra, marocchina e musulmana, che si sono assunte insieme la responsabilità di educare i figli allontanati da una famiglia in difficoltà, una famiglia nata a sua volta da una coppia mista: lui italiano, lei tunisina. Così O., 6 anni, S., 5 sono stati affidati dal Tribunale dei Minorenni di Milano a Beppe e Margherita e I., 9 anni e B., 7 a Mustapha e Fatima.
Tutti insieme, con l’aiuto dell’équipe degli educatori della cooperativa Comin, stabiliscono regole di vita, dalle più semplici alle più complesse: da chi deve andare a fare la spesa a cosa è giusto e cosa è sbagliato per ogni membro di questa famiglia allargata, multiforme e multicolore, come una macedonia appunto. «Certo, la situazione è complessa – ammette Beppe -. Ma andare d’accordo è più facile di quanto si pensi. E anzi proprio lo stare insieme ci permette di affrontare meglio alcune difficoltà oggettive, come ad esempio l’isolamento della vita in campagna e la fatica di affrontare responsabilità educative impegnative».
Su questo fronte fondamentale è il supporto offerto dalla operativa Comin, che vanta un’esperienza trentennale nell’ambito di interventi educativi. Un educatore professionale, presente tutti i giorni in cascina, segue la comunità quotidianamente. Ogni settimana si discute nell’incontro di supervisione condotto dalla coordinatrice del progetto, Elsa Daga. È questa l’occasione per mettere a punto le relazioni tra genitori figli acquisiti e naturali, tra diritti reali e pretesi, doveri e obblighi, che compongono quella geometria complessa e variabile su cui si regge l’equilibrio della comunità. Inoltre, una volta al mese, nella riunione di équipe si discutete – non molto diversamente da quello che si farebbe in una tradizionale riunione di condominio – degli aspetti più prosaici, questioni pratiche ma fondamentali: dai lavori di ristrutturazione e manutenzione della casa alla ripartizione delle spese.
Ma oltre agli aspetti sociali, non vanno dimenticati quelli religiosi. L’Albero della Macedonia, infatti, oltre a essere un’originale comunità di famiglie è anche il primo risultato concreto e tangibile di quel dialogo tra le fedi, promosso dalle comunità cristiane e musulmane milanesi che aderiscono al Forum delle Religioni. Un dialogo iniziato 10 anni fa sotto la Tenda del Silenzio, lo spazio allestito alle Colonne di San Lorenzo a Milano e che diventa per alcuni giorni un momento di incontro tra uomini e donne di credi diversi.
Per questa ragione la comunità è seguita e incoraggiata, fra gli altri, anche da padre Cesare Azimonti, guardiano della comunità dei Frati Minori di piazza Sant’Angelo, Mohammed Danova, rappresentante della Casa della Cultura Islamica di via Padova, Mouelhi Mohsen, rappresentante della Confraternita dei Sufi Jerrahi Halveti, Giuseppe Platone, pastore della Chiesa Evangelica Valdese di Milano, don Gianfranco Bottoni, responsabile del Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo della Diocesi di Milano. Nuovi rami sono spuntati sull’Albero della Macedonia, la comunità familiare interreligiosa nata a Monticelli Pavese. Nella cascina, appena fuori dal paese, ormai quasi interamente ristrutturata, andranno a vivere due nuove famiglie. Dalla iperdinamica Monza si trasferiranno nelle sonnolente campagne pavesi, Virgilio Miglietta, 37 anni, educatore professionale e Marianna Iraci Sareri, 36 anni, impiegata in uno studio legale, insieme ai due figli, Natanaele, 3 anni, ed Elia, 2 mesi. Che, nonostante i nomi impegnativi dei figli, si autodefiniscono «laici in ricerca». Sono invece musulmani Bekai Arbit, 47 anni, operaio in una ditta di spurghi, e la moglie Saliha Chrifi, 36 anni, casalinga. Una coppia marocchina con tre figli: Mohammed, 18 anni, Dounia, 10 e Rayan, 1.Tutte e due le famiglie, secondo quando previsto dal “patto di convivenza” della comunità, si sono impegnate a condividere non solo gli spazi comuni, ma anche scelte di vita. La più importante di tutte: l’affido familiare. «Abbiamo deciso di venire qui perché crediamo che quando le famiglie vivono serenamente si aprono naturalmente all’accoglienza e perché pensiamo che per vivere serenamente una famiglia deve stare in comunità con le altre. Insomma abbiamo aderito al progetto perché desideriamo fare l’esperienza dell’affido e perché pensiamo che il mondo migliore sia farlo in una comunità di famiglie», dice Virgilio.Questo hanno fatto sette mesi fa, infatti, Beppe Casolo, 48 anni, e Margherita Valentini, 49 con i loro tre figli Francesca, 26, Pietro 12 e Marta, 7 quando hanno scelto di convivere sotto l’Albero della Macedonia con Mustapha Hanich, 45 anni, e Fatima Eddahbi, 37 anni, e i loro tre bambini Ismail, 11 anni, Amina, 5 e Ahmednour, 10 mesi. Due famiglie, una italiana, lombarda e cattolica e l’altra, marocchina e musulmana, che si sono assunte insieme la responsabilità di educare i figli allontanati da una famiglia in difficoltà, una famiglia nata a sua volta da una coppia mista: lui italiano, lei tunisina. Così O., 6 anni, S., 5 sono stati affidati dal Tribunale dei Minorenni di Milano a Beppe e Margherita e I., 9 anni e B., 7 a Mustapha e Fatima.Tutti insieme, con l’aiuto dell’équipe degli educatori della cooperativa Comin, stabiliscono regole di vita, dalle più semplici alle più complesse: da chi deve andare a fare la spesa a cosa è giusto e cosa è sbagliato per ogni membro di questa famiglia allargata, multiforme e multicolore, come una macedonia appunto. «Certo, la situazione è complessa – ammette Beppe -. Ma andare d’accordo è più facile di quanto si pensi. E anzi proprio lo stare insieme ci permette di affrontare meglio alcune difficoltà oggettive, come ad esempio l’isolamento della vita in campagna e la fatica di affrontare responsabilità educative impegnative».Su questo fronte fondamentale è il supporto offerto dalla operativa Comin, che vanta un’esperienza trentennale nell’ambito di interventi educativi. Un educatore professionale, presente tutti i giorni in cascina, segue la comunità quotidianamente. Ogni settimana si discute nell’incontro di supervisione condotto dalla coordinatrice del progetto, Elsa Daga. È questa l’occasione per mettere a punto le relazioni tra genitori figli acquisiti e naturali, tra diritti reali e pretesi, doveri e obblighi, che compongono quella geometria complessa e variabile su cui si regge l’equilibrio della comunità. Inoltre, una volta al mese, nella riunione di équipe si discutete – non molto diversamente da quello che si farebbe in una tradizionale riunione di condominio – degli aspetti più prosaici, questioni pratiche ma fondamentali: dai lavori di ristrutturazione e manutenzione della casa alla ripartizione delle spese.Ma oltre agli aspetti sociali, non vanno dimenticati quelli religiosi. L’Albero della Macedonia, infatti, oltre a essere un’originale comunità di famiglie è anche il primo risultato concreto e tangibile di quel dialogo tra le fedi, promosso dalle comunità cristiane e musulmane milanesi che aderiscono al Forum delle Religioni. Un dialogo iniziato 10 anni fa sotto la Tenda del Silenzio, lo spazio allestito alle Colonne di San Lorenzo a Milano e che diventa per alcuni giorni un momento di incontro tra uomini e donne di credi diversi.Per questa ragione la comunità è seguita e incoraggiata, fra gli altri, anche da padre Cesare Azimonti, guardiano della comunità dei Frati Minori di piazza Sant’Angelo, Mohammed Danova, rappresentante della Casa della Cultura Islamica di via Padova, Mouelhi Mohsen, rappresentante della Confraternita dei Sufi Jerrahi Halveti, Giuseppe Platone, pastore della Chiesa Evangelica Valdese di Milano, don Gianfranco Bottoni, responsabile del Servizio per l’Ecumenismo e il Dialogo della Diocesi di Milano.