Nella Chiesa la vera autorità non è improntata alla logica del dominio ma a quella del servizio: così il Papa nel terzo Concistoro per la creazione di 24 cardinali

di Rita SALERNO
Redazione

Servizio, umiltà e non dominio sono le logiche che devono animare i porporati, «singolari e preziosi collaboratori del Successore di Pietro». In una Basilica vaticana gremita di fedeli per il terzo Concistoro ordinario pubblico, Benedetto XVI ha creato ieri 24 cardinali portando il Collegio a 203 membri, 121 dei quali elettori. Ai neo cardinali il Papa ha ricordato nell’omelia incentrata sul senso del nuovo ministero che «ogni ministero ecclesiale è sempre risposta ad una chiamata di Dio, non è mai frutto di un proprio progetto o di una propria ambizione, ma è conformare la propria volontà a quella del Padre che è nei Cieli, come Cristo al Getsèmani. Nella Chiesa nessuno è padrone, ma tutti sono chiamati, tutti sono inviati, tutti sono raggiunti e guidati dalla grazia divina». La suggestiva cerimonia è stata introdotta da Benedetto XVI sulle note del “Tu es Petrus” intorno alle 10.30. A semicerchio, ai lati dell’Altare della Cattedra, i neo cardinali elettori: otto italiani (Angelo Amato, Fortunato Baldelli, Velasio De Paolis, Francesco Monterisi, Mauro Piacenza, Gianfranco Ravasi, Paolo Romeo, Paolo Sardi), tre europei (lo svizzero Kurt Koch, il tedesco Reinhard Marx e il polacco Kazimierz Nykz), due statunitensi (Raymond Leo Burke e Donald William Wurl), due latinoamericani (il brasiliano Raymundo Damasceno Assis e l’ecuadoriano Raúl Eduardo Vela Chiriboga), quattro africani (Medardo Joseph Mazombwe della Zambia, Pasinya Laurent Monsengwo della Repubblica Democratica del Congo, l’egiziano Antonios Naguib e il guineano Robert Sarah) e un asiatico (Albert M. R. Patabendige Don dello Sri Lanka). Quattro invece i neo cardinali non elettori: gli italiani Domenico Bartolucci ed Elio Sgreccia, il tedesco Walter Brandmuller e lo spagnolo José Manuel Estepa Llaurens.
 A loro, Benedetto XVI ha ricordato la radice di quel vincolo di “speciale comunione e affetto” che lega i nuovi porporati al Papa. La dignità cardinalizia è sia il segno della “sollecitudine” del Cristo pastore sia quella del Dio sacrificatosi sulla Croce, che il rosso della berretta imposta dal Pontefice sul capo dei cardinali ricorda in modo vivido.
Sulla scorta del Vangelo proclamato in Basilica, dove Gesù spiega ai discepoli il senso del primato secondo Dio, il Papa ha osservato che la disputa tra Giacomo e Giovanni per il primato e l’indignazione degli altri Apostoli, «sollevano una questione centrale a cui Gesù vuole rispondere: chi è grande, chi è �primo’ per Dio?». Ed ha poi aggiunto che «Il criterio della grandezza e del primato secondo Dio non è il dominio, ma il servizio; la diaconia è la legge fondamentale del discepolo e della comunità cristiana, e ci lascia intravedere qualcosa della �Signoria di Dio’. E’ un messaggio che vale per gli Apostoli, vale per tutta la Chiesa, vale soprattutto per coloro che hanno compiti di guida nel Popolo di Dio».
Nel consegnare la berretta, Benedetto XVI ha chiesto umiltà ai nuovi cardinali. «Chi vuole diventare grande tra di voi sarà vostro servitore, chi vuole essere primo sarà schiavo di tutti», ha ricordato loro citando il Vangelo. “La missione a cui Dio vi chiama” e che vi “abilita ad un servizio ecclesiale ancora più carico di responsabilità”, ha concluso Benedetto XVI, “richiede una volontà sempre maggiore di assumere lo stile del Figlio di Dio”, venuto in mezzo a noi “come colui che serve”. Benedetto XVI ha poi imposto ad ognuno la berretta cardinalizia color rosso, che simboleggia, appunto, l’effusione del sangue a cui possono essere chiamati i seguaci di Cristo.
Nel pomeriggio le consuete visite di cortesie ai neo porporati. Numerosi i fedeli che hanno atteso pazientemente il proprio turno in fila, come nel caso del cardinale Gianfranco Ravasi attorno al quale si è stretta la folta delegazione ambrosiana, per salutare i neo porporati. Oggi in Vaticano si è tenuta l’attesa concelebrazione della Messa con i nuovi cardinali durante la quale è stato consegnato l’anello cardinalizio. Servizio, umiltà e non dominio sono le logiche che devono animare i porporati, «singolari e preziosi collaboratori del Successore di Pietro». In una Basilica vaticana gremita di fedeli per il terzo Concistoro ordinario pubblico, Benedetto XVI ha creato ieri 24 cardinali portando il Collegio a 203 membri, 121 dei quali elettori. Ai neo cardinali il Papa ha ricordato nell’omelia incentrata sul senso del nuovo ministero che «ogni ministero ecclesiale è sempre risposta ad una chiamata di Dio, non è mai frutto di un proprio progetto o di una propria ambizione, ma è conformare la propria volontà a quella del Padre che è nei Cieli, come Cristo al Getsèmani. Nella Chiesa nessuno è padrone, ma tutti sono chiamati, tutti sono inviati, tutti sono raggiunti e guidati dalla grazia divina». La suggestiva cerimonia è stata introdotta da Benedetto XVI sulle note del “Tu es Petrus” intorno alle 10.30. A semicerchio, ai lati dell’Altare della Cattedra, i neo cardinali elettori: otto italiani (Angelo Amato, Fortunato Baldelli, Velasio De Paolis, Francesco Monterisi, Mauro Piacenza, Gianfranco Ravasi, Paolo Romeo, Paolo Sardi), tre europei (lo svizzero Kurt Koch, il tedesco Reinhard Marx e il polacco Kazimierz Nykz), due statunitensi (Raymond Leo Burke e Donald William Wurl), due latinoamericani (il brasiliano Raymundo Damasceno Assis e l’ecuadoriano Raúl Eduardo Vela Chiriboga), quattro africani (Medardo Joseph Mazombwe della Zambia, Pasinya Laurent Monsengwo della Repubblica Democratica del Congo, l’egiziano Antonios Naguib e il guineano Robert Sarah) e un asiatico (Albert M. R. Patabendige Don dello Sri Lanka). Quattro invece i neo cardinali non elettori: gli italiani Domenico Bartolucci ed Elio Sgreccia, il tedesco Walter Brandmuller e lo spagnolo José Manuel Estepa Llaurens.
 A loro, Benedetto XVI ha ricordato la radice di quel vincolo di “speciale comunione e affetto” che lega i nuovi porporati al Papa. La dignità cardinalizia è sia il segno della “sollecitudine” del Cristo pastore sia quella del Dio sacrificatosi sulla Croce, che il rosso della berretta imposta dal Pontefice sul capo dei cardinali ricorda in modo vivido.Sulla scorta del Vangelo proclamato in Basilica, dove Gesù spiega ai discepoli il senso del primato secondo Dio, il Papa ha osservato che la disputa tra Giacomo e Giovanni per il primato e l’indignazione degli altri Apostoli, «sollevano una questione centrale a cui Gesù vuole rispondere: chi è grande, chi è �primo’ per Dio?». Ed ha poi aggiunto che «Il criterio della grandezza e del primato secondo Dio non è il dominio, ma il servizio; la diaconia è la legge fondamentale del discepolo e della comunità cristiana, e ci lascia intravedere qualcosa della �Signoria di Dio’. E’ un messaggio che vale per gli Apostoli, vale per tutta la Chiesa, vale soprattutto per coloro che hanno compiti di guida nel Popolo di Dio».Nel consegnare la berretta, Benedetto XVI ha chiesto umiltà ai nuovi cardinali. «Chi vuole diventare grande tra di voi sarà vostro servitore, chi vuole essere primo sarà schiavo di tutti», ha ricordato loro citando il Vangelo. “La missione a cui Dio vi chiama” e che vi “abilita ad un servizio ecclesiale ancora più carico di responsabilità”, ha concluso Benedetto XVI, “richiede una volontà sempre maggiore di assumere lo stile del Figlio di Dio”, venuto in mezzo a noi “come colui che serve”. Benedetto XVI ha poi imposto ad ognuno la berretta cardinalizia color rosso, che simboleggia, appunto, l’effusione del sangue a cui possono essere chiamati i seguaci di Cristo.Nel pomeriggio le consuete visite di cortesie ai neo porporati. Numerosi i fedeli che hanno atteso pazientemente il proprio turno in fila, come nel caso del cardinale Gianfranco Ravasi attorno al quale si è stretta la folta delegazione ambrosiana, per salutare i neo porporati. Oggi in Vaticano si è tenuta l’attesa concelebrazione della Messa con i nuovi cardinali durante la quale è stato consegnato l’anello cardinalizio.

Ti potrebbero interessare anche: