Nel suo nuovo libro "Nessuno sia solo" il cardinale Tettamanzi affronta le solitudini delle famiglie
di Dionigi card. TETTAMANZI
Redazione
Cari genitori, i vostri figli hanno bisogno del tempo e della parola dei loro genitori. Diversamente da quanto può sembrare a volte, oggi i figli sono troppo soli e i loro genitori troppo lontani.
È una lontananza che a prima vista non si nota, perché i bambini sono circondati dall’attenzione di tutti. I ragazzi, poi, hanno molte cose a loro disposizione e di solito vengono inseriti ben presto in numerose attività di gruppo. Sperimentano una notevole possibilità di socializzazione attraverso diverse istituzioni educative. Eppure, spesso, si sentono intimamente soli. Sono soli a un livello più profondo: sono soli nell’anima, dove si costituisce il nucleo della persona. Crescono in fretta e si mostrano autonomi nelle amicizie, nei gusti e nelle decisioni. Sembrano ormai capaci di bastare a se stessi, si ribellano di fronte alle indicazioni del papà e della mamma, ma in realtà hanno ancora molto bisogno della loro vicinanza diretta.
Gli adolescenti e i giovani spesso faticano a confidarsi con i genitori. Di fronte alle prime difficoltà tendono a vivere il loro mondo affettivo al di fuori della famiglia: la confidenza diventa difficile, il rapporto si fa superficiale e lo stare insieme appare umanamente poco produttivo. La relazione con i giovani non è facile e la responsabilità non è da attribuire solo agli adulti. L’impegno e l’attenzione dei genitori spesso sono lodevoli, ma giungono tardivi o risultano insufficienti. I figli, a ogni età, hanno bisogno di persone adulte, a cominciare da un papà e da una mamma che sappiano entrare in dialogo autentico con loro.
Non si tratta solo di parlare a tutti i costi di qualcosa. Si tratta, piuttosto, di avere qualcosa da condividere: il gusto e il senso della vita che si sta vivendo, la ragione di scelte e valori che si propongono, la bontà del tempo trascorso insieme anche solo per la gioia di mettere in comune le esperienze quotidiane. In questo dialogo i figli scoprono di non essere soli nel mondo, affidati al caso o inseriti tra le incombenze quotidiane, ma di essere davvero debitori ai genitori di una vita ricevuta non solo fisicamente.
Per questo, cari genitori, partecipando alla vostra gioia e alla vostra fatica, vi invito a dedicare tempo ai figli. Si potrebbe dire così: meno cose e più tempo. Il tempo, lo so, per tutti voi è il bene più prezioso. La vita quotidiana è fatta di mille impegni: il lavoro, i soldi per vivere, l’accompagnare i bambini da un luogo all’altro, le esigenze della casa e della vita domestica, e tante altre piccole e grandi incombenze che vi fanno arrivare alla sera stanchi e nervosi. Eppure i vostri figli, a seconda dell’età, hanno bisogno del vostro tempo. Non un tempo vuoto, ma un tempo abitato dalla parola, che pazientemente costruisce fin da quando sono piccoli un dialogo sincero e profondo. Non considerate i vostri figli come un peso, o una fatica che si aggiunge alle responsabilità quotidiane proprie della vita adulta, dedicata per lo più al lavoro e alle relazioni sociali. I figli, soprattutto se piccoli, si accorgono di questo disagio e crescono in un timore profondo, anche se magari non consapevole, che alimenta molte fragilità.
La vostra presenza puntuale e stabile, e la vostra parola robusta e affettuosa sono percepite intensamente dai bambini e dai ragazzi; sentirvi vicini è per loro un punto di forza che li incoraggia a entrare nella vita con libertà fiduciosa e coraggio. Se non avvertono la vostra presenza rassicurante, i figli tenderanno a sfuggire dal vostro orizzonte. Si sentiranno demotivati nei loro impegni quotidiani, avranno paura del vostro giudizio, e questo li porterà a mentire. Penseranno di essere un peso per voi, perderanno l’autostima e si chiuderanno in se stessi.