Al via la Settimana dell'Educazione: monsignor Severino Pagani, vicario episcopale per la Pastorale giovanile, illustra l'impegno in tutta la Diocesi

di Pino NARDI
Redazione

Sono decisivi nella formazione delle giovani generazioni, per questo da sempre la Chiesa ambrosiana investe su di loro. Sono migliaia gli educatori impegnati ad aiutare a crescere i ragazzi, non solo nella fede, in una stagione della vita sempre più delicata, fatta spesso di molte fragilità. La Settimana dell’Educazione, dal 21 al 31 gennaio sul tema “Dentro la storia… c’è di più”, è l’occasione per oratori, parrocchie, comunità pastorali e decanati per mettere al centro il tema dell’educare e per sostenere gli educatori, con momenti di confronto, di riflessione, di formazione e di preghiera. Ne parliamo con monsignor Severino Pagani, vicario episcopale per la Pastorale giovanile.

Con la Settimana dell’Educazione la Diocesi chiama a raccolta gli educatori impegnati nella formazione dei giovani. Quali sono gli obiettivi dell’iniziativa?
La Settimana dell’educazione è un appuntamento ormai consolidato nelle proposte annuali di pastorale giovanile: negli anni scorsi ha già ampiamente dimostrato di dare buoni frutti. Viviamo però attualmente un momento storico in cui questa settimana ha bisogno di un nuovo e vigoroso rilancio. Nei nuovi assetti che la pastorale giovanile sta assumendo due sono gli elementi particolarmente significativi: primo, una responsabilità più diretta dei cristiani laici nella gestione del compito educativo dei ragazzi e dei giovani e, secondo, la necessità di un’alleanza educativa più stretta tra i diversi soggetti individuali e sociali che si occupano dell’educazione dei ragazzi.

Partiamo dai laici…
Innanzitutto, le istituzioni educative legate alla pastorale dei giovani hanno bisogno di uomini e donne che si impegnino direttamente all’interno delle comunità. Saranno essi i referenti dei progetti e dei programmi educativi misurati sul territorio e ancora a loro toccherà l’urgente necessità di assumere direttamente le gestione delle strutture, che nella nostra Diocesi sono numerose ed efficienti. Per questo è ormai avviata una vera e propria scuola di preparazione di educatori e responsabili a cui stanno partecipando circa 200 persone interessate a questa nuova lodevole responsabilità. Il percorso di preparazione, con il contributo di diverse competenze teologiche, psicopedagogiche e giuridiche, si articola su diversi itinerari da percorrere in più di un anno.

E poi l’alleanza educativa…
Infatti, in secondo luogo appare immediatamente urgente rinnovare ogni forma di alleanza educativa. La Settimana dell’Educazione è un momento particolarmente privilegiato per rinnovare e valorizzare questo obiettivo: una settimana in cui riallacciare un rapporto e favorire iniziative comuni non sporadiche tra la presenza dei genitori, della scuola, dello sport, del volontariato, dei diversi movimenti e associazioni, delle istituzioni pubbliche e culturali. Soprattutto in quelle comunità in cui è possibile un fecondo collegamento, la Settimana dell’Educazione è un appuntamento da non perdere. Tutto questo va considerato anche in vista della creazione delle équipe in ogni unità di pastorale giovanile, come luogo progettuale e missionario, così come è prevista nel rinnovamento delle istituzioni educative giovanili ecclesiali.

Quanto le comunità cristiane puntano sulla formazione degli educatori?
Le comunità cristiane stanno facendo uno sforzo davvero molto grande di promozione educativa. Sanno manifestare una notevole dedizione e una vivace inventiva per rinnovare la relazione educativa tra i ragazzi e i giovani. Anche qui, se da un lato si cerca di formare educatori che siano capaci di esprimere uno spessore spirituale e una competenza pedagogica, dall’altro emergono due orizzonti da non sottovalutare: la generosità volontaria dell’impegno come espressione di autentica carità e la necessaria qualificazione professionale degli operatori. Per diverse ragioni questi due orizzonti rappresentano obiettivi complessi verso cui stiamo lavorando sapendo che ci vogliono tempi non brevi e necessarie fasi di sperimentazione. Se è importante avere autentici cristiani come educatori, è anche giusto pensare a forme di retribuzione economica dove l’impegno educativo diventa un autentico lavoro.

Molti adolescenti e giovani vivono inquietudini e solitudini che qualche volta sfociano in gesti estremi. La comunità cristiana, nelle sue varie articolazioni, riesce a raggiungere e a dare risposte positive a questi bisogni?
È vero che molti adolescenti e giovani vivono grandi inquietudini: per certi aspetti queste rappresentano un tratto normale dell’evoluzione educativa di un ragazzo; per altri invece sono conseguenze di un trapasso sociale e culturale di oscuramento di valori a cui la comunità cristiana non può sottrarsi. Si tratta innanzitutto di prenderne coscienza nella giusta misura, con una lettura realistica ma fiduciosa. La comunità cristiana si sforza di dare risposte, non sempre riesce. Un primo motivo di questa fatica sta nel fatto che le risposte le trova nel mistero di Cristo e del suo Vangelo, sorgente di vera umanità: ora bisogna avere il coraggio di registrare che il Vangelo non è sempre evidente ai molti, giovani e ancor più adulti. D’altra parte sono necessarie molte più risorse educative per raggiungere risultati credibili. Ci vogliono molte persone, in ogni ambiente di vita e non solo in quelli parrocchiali. Ci vogliono adulti che si prendano a cuore l’umanità dei giovani. Ci vuole presenza, tempo e passione. Sono decisivi nella formazione delle giovani generazioni, per questo da sempre la Chiesa ambrosiana investe su di loro. Sono migliaia gli educatori impegnati ad aiutare a crescere i ragazzi, non solo nella fede, in una stagione della vita sempre più delicata, fatta spesso di molte fragilità. La Settimana dell’Educazione, dal 21 al 31 gennaio sul tema “Dentro la storia… c’è di più”, è l’occasione per oratori, parrocchie, comunità pastorali e decanati per mettere al centro il tema dell’educare e per sostenere gli educatori, con momenti di confronto, di riflessione, di formazione e di preghiera. Ne parliamo con monsignor Severino Pagani, vicario episcopale per la Pastorale giovanile.Con la Settimana dell’Educazione la Diocesi chiama a raccolta gli educatori impegnati nella formazione dei giovani. Quali sono gli obiettivi dell’iniziativa?La Settimana dell’educazione è un appuntamento ormai consolidato nelle proposte annuali di pastorale giovanile: negli anni scorsi ha già ampiamente dimostrato di dare buoni frutti. Viviamo però attualmente un momento storico in cui questa settimana ha bisogno di un nuovo e vigoroso rilancio. Nei nuovi assetti che la pastorale giovanile sta assumendo due sono gli elementi particolarmente significativi: primo, una responsabilità più diretta dei cristiani laici nella gestione del compito educativo dei ragazzi e dei giovani e, secondo, la necessità di un’alleanza educativa più stretta tra i diversi soggetti individuali e sociali che si occupano dell’educazione dei ragazzi.Partiamo dai laici…Innanzitutto, le istituzioni educative legate alla pastorale dei giovani hanno bisogno di uomini e donne che si impegnino direttamente all’interno delle comunità. Saranno essi i referenti dei progetti e dei programmi educativi misurati sul territorio e ancora a loro toccherà l’urgente necessità di assumere direttamente le gestione delle strutture, che nella nostra Diocesi sono numerose ed efficienti. Per questo è ormai avviata una vera e propria scuola di preparazione di educatori e responsabili a cui stanno partecipando circa 200 persone interessate a questa nuova lodevole responsabilità. Il percorso di preparazione, con il contributo di diverse competenze teologiche, psicopedagogiche e giuridiche, si articola su diversi itinerari da percorrere in più di un anno.E poi l’alleanza educativa…Infatti, in secondo luogo appare immediatamente urgente rinnovare ogni forma di alleanza educativa. La Settimana dell’Educazione è un momento particolarmente privilegiato per rinnovare e valorizzare questo obiettivo: una settimana in cui riallacciare un rapporto e favorire iniziative comuni non sporadiche tra la presenza dei genitori, della scuola, dello sport, del volontariato, dei diversi movimenti e associazioni, delle istituzioni pubbliche e culturali. Soprattutto in quelle comunità in cui è possibile un fecondo collegamento, la Settimana dell’Educazione è un appuntamento da non perdere. Tutto questo va considerato anche in vista della creazione delle équipe in ogni unità di pastorale giovanile, come luogo progettuale e missionario, così come è prevista nel rinnovamento delle istituzioni educative giovanili ecclesiali.Quanto le comunità cristiane puntano sulla formazione degli educatori?Le comunità cristiane stanno facendo uno sforzo davvero molto grande di promozione educativa. Sanno manifestare una notevole dedizione e una vivace inventiva per rinnovare la relazione educativa tra i ragazzi e i giovani. Anche qui, se da un lato si cerca di formare educatori che siano capaci di esprimere uno spessore spirituale e una competenza pedagogica, dall’altro emergono due orizzonti da non sottovalutare: la generosità volontaria dell’impegno come espressione di autentica carità e la necessaria qualificazione professionale degli operatori. Per diverse ragioni questi due orizzonti rappresentano obiettivi complessi verso cui stiamo lavorando sapendo che ci vogliono tempi non brevi e necessarie fasi di sperimentazione. Se è importante avere autentici cristiani come educatori, è anche giusto pensare a forme di retribuzione economica dove l’impegno educativo diventa un autentico lavoro.Molti adolescenti e giovani vivono inquietudini e solitudini che qualche volta sfociano in gesti estremi. La comunità cristiana, nelle sue varie articolazioni, riesce a raggiungere e a dare risposte positive a questi bisogni?È vero che molti adolescenti e giovani vivono grandi inquietudini: per certi aspetti queste rappresentano un tratto normale dell’evoluzione educativa di un ragazzo; per altri invece sono conseguenze di un trapasso sociale e culturale di oscuramento di valori a cui la comunità cristiana non può sottrarsi. Si tratta innanzitutto di prenderne coscienza nella giusta misura, con una lettura realistica ma fiduciosa. La comunità cristiana si sforza di dare risposte, non sempre riesce. Un primo motivo di questa fatica sta nel fatto che le risposte le trova nel mistero di Cristo e del suo Vangelo, sorgente di vera umanità: ora bisogna avere il coraggio di registrare che il Vangelo non è sempre evidente ai molti, giovani e ancor più adulti. D’altra parte sono necessarie molte più risorse educative per raggiungere risultati credibili. Ci vogliono molte persone, in ogni ambiente di vita e non solo in quelli parrocchiali. Ci vogliono adulti che si prendano a cuore l’umanità dei giovani. Ci vuole presenza, tempo e passione. – – «Per me è un vero e proprio lavoro»

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