«Chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno» è la promessa del Signore che illumina la Domenica di Lazzaro, la quinta di Quaresima
di Luigi NASON
Redazione
«Chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno» (Vangelo: Giovanni 11,1-53): è la promessa del Signore che illumina la liturgia della Domenica di Lazzaro (quinta di Quaresima). Il “segno” della risurrezione di Lazzaro diviene annuncio della Pasqua del Signore e della sua salvezza: «Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato […]. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato”. All’udire questo, Gesù disse: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”» (Vangelo).
La liturgia sottolinea il primato dell’iniziativa di Gesù e la sua determinazione di fronte al compimento della sua missione. Un’iniziativa che ritroveremo nei giorni del tradimento, della consegna e della passione, perché «Cristo è la grazia, Cristo è la vita, Cristo è la risurrezione» (antifona alla comunione).
Mentre anche il nostro cammino quaresimale si avvia al suo compimento, la liturgia ci invita a riconoscere come la fedeltà e l’iniziativa di Dio accompagnano tutta la storia della salvezza – «Il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi» (Lettura: Deuteronomio 6,4a; 26,5-11) – e come solo a partire dal riconoscimento di questo primato possiamo disporci ad accogliere la “giustizia” [perdono] di Dio nella celebrazione pasquale: «L’ira [la condanna] di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute» (Epistola: Romani 1,18-23a).
Ritornano quindi più che mai attuali – per la preghiera personale – le parole dell’antifona «alla comunione»: «Anima mia, benedici il Signore che ti corona di misericordia e in Cristo tutto ti ha donato. Anima mia, benedici il Signore che ricolma di beni la tua vita. Cristo è la grazia, Cristo è la vita, Cristo è la risurrezione». «Chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno» (Vangelo: Giovanni 11,1-53): è la promessa del Signore che illumina la liturgia della Domenica di Lazzaro (quinta di Quaresima). Il “segno” della risurrezione di Lazzaro diviene annuncio della Pasqua del Signore e della sua salvezza: «Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato […]. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato”. All’udire questo, Gesù disse: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”» (Vangelo).La liturgia sottolinea il primato dell’iniziativa di Gesù e la sua determinazione di fronte al compimento della sua missione. Un’iniziativa che ritroveremo nei giorni del tradimento, della consegna e della passione, perché «Cristo è la grazia, Cristo è la vita, Cristo è la risurrezione» (antifona alla comunione).Mentre anche il nostro cammino quaresimale si avvia al suo compimento, la liturgia ci invita a riconoscere come la fedeltà e l’iniziativa di Dio accompagnano tutta la storia della salvezza – «Il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi» (Lettura: Deuteronomio 6,4a; 26,5-11) – e come solo a partire dal riconoscimento di questo primato possiamo disporci ad accogliere la “giustizia” [perdono] di Dio nella celebrazione pasquale: «L’ira [la condanna] di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ogni ingiustizia di uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia, poiché ciò che di Dio si può conoscere è loro manifesto; Dio stesso lo ha manifestato a loro. Infatti le sue perfezioni invisibili, ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute» (Epistola: Romani 1,18-23a).Ritornano quindi più che mai attuali – per la preghiera personale – le parole dell’antifona «alla comunione»: «Anima mia, benedici il Signore che ti corona di misericordia e in Cristo tutto ti ha donato. Anima mia, benedici il Signore che ricolma di beni la tua vita. Cristo è la grazia, Cristo è la vita, Cristo è la risurrezione».