La festa dell'Immacolata per tradizione è anche quella dell'adesione. In questa giornata adulti e giovani, ragazzi e giovanissimi, in ogni regione, ripetono la scelta di sostenere l'associazione con il significativo gesto di "prendere la tessera"

di Gianluigi PIZZI Vicepresidente adulti Ac ambrosiana
Redazione

La festa dell’Immacolata, l’8 dicembre, è per tradizione la festa dell’adesione all’Azione cattolica italiana. In questa giornata adulti e giovani, ragazzi e giovanissimi, in ogni regione dell’Italia ripetono la scelta di sostenere e aderire all’associazione con il significativo gesto di “prendere la tessera”. In un tempo nel quale i legami stabili ed espliciti sembra siano fuori moda proviamo a chiedere a qualche socio di spiegare il valore profondo che per lui ha l’adesione e quali i significati sottesi alla “tessera”.
Ecco Cesare, di una parrocchia del Lecchese: «Per me è importante sottolineare il valore profetico che ha l’essere associati. L’Azione cattolica indica che è possibile costruire insieme. Accomuna soggetti di ogni condizione sociale ed economica ed è presente in ogni angolo del Paese. In essa imparano a camminare fianco a fianco giovani e piccoli, adulti e sacerdoti, tutti coinvolti in specifici percorsi formativi. Nel nostro vissuto di Comunità pastorale questo stile ci è stato di grande aiuto nell’evidenziare ciò che unisce le diverse comunità rispetto a sottolineare le differenze: dobbiamo dire che in questo l’Ac è stata nostra maestra».
La voce di Maria, da una parrocchia della neonata provincia di Monza-Brianza: «Leggendo la storia dell’Ac ho scoperto testimoni cristiani robusti e saldi nella fede, appassionati e accomunati dal senso di responsabilità laicale, tratto per me tipico della nostra associazione. Sull’esempio di Armida Barelli, Giuseppe Lazzati e Vittorio Bachelet, noi soci di Ac vogliamo essere cristiani che prendono decisamente in mano la loro vita, assumendo insieme precise responsabilità verso la Chiesa e la città».
La giovane Enrica, del Varesotto: «È sempre vivo nel mio cuore il ricordo del giorno in cui, oltre 15 anni fa, ho ricevuto la mia prima tessera. Ricordo l’imbarazzo che ho provato quando sono stata chiamata all’altare insieme a tutti gli altri ragazzi, soci della mia parrocchia, per riceverla dalla mani del delegato della Presidenza diocesana. Mi sembrava di mettermi in mostra, ma col passare del tempo ho capito che da quel gesto pubblico viene indicata a tutti i fedeli la dimensione comunitaria dell’aderire. Con quel gesto ogni socio si pone al servizio della crescita della comunità parrocchiale e diocesana dichiarando una ferma e disinteressata volontà di essere partecipe in prima persona alla realizzazione del cammino che il nostro Arcivescovo indica per la sua Chiesa».
L’opinione di Matteo, operaio della Brianza in cassa integrazione: «Il mio percorso verso l’adesione è iniziato con un periodo in un gruppo di adulti-giovani nel quale ho osservato con simpatia gli altri soci, il loro impegno, la loro disponibilità ad accogliermi nel gruppo e a seguire le iniziative varie, anche residenziali, senza chiedere nulla in cambio fino a quando non ho sentito in me giunto il momento per fare una scelta personale che, nella semplicità di una tessera, vuole dire l’impegno a vivere una vita cristiana cioè una profonda unione tra fede e vita, il cui sbocco finale è niente meno che la santità. Mi sembra significativo che, nella condizione di precarietà che vivo con la mia famiglia, io possa dire che questa appartenenza mi dà forza e mi aiuta a condividere la mia situazione con altri».
A questi aspetti potremmo aggiungere il valore economico da non disdegnare per la costruzione di una associazione libera e progettuale. Queste e altre voci possono aggiungersi per dire oggi i molteplici valori che insieme si riassumono nella scelta associativa che permette di scoprire e vivere maggiormente la dimensione relazionale, partecipativa della vita di fede: è la scoperta del valore aggiunto di una scelta che pone al centro la persona e la sua ricerca di profondità e, insieme, le permette di realizzare la sua originaria apertura relazionale e sociale.
Si scopre così nel concreto la bellezza e la maggiore ricchezza di una vita condivisa, vissuta insieme ad altri con i quali concorrere a realizzare una vita buona secondo il Vangelo nel “noi” della Chiesa e in dialogo con tutti. Il prossimo 8 dicembre potrà essere l’occasione di incontrare l’Azione cattolica per chi vuole provare a conoscerla più da vicino, ma anche un invito a chi, per le vicende della vita, da qualche tempo se ne è allontanato e ne prova nostalgia: motivi validi per decidersi a incontrarsi per camminare insieme. La festa dell’Immacolata, l’8 dicembre, è per tradizione la festa dell’adesione all’Azione cattolica italiana. In questa giornata adulti e giovani, ragazzi e giovanissimi, in ogni regione dell’Italia ripetono la scelta di sostenere e aderire all’associazione con il significativo gesto di “prendere la tessera”. In un tempo nel quale i legami stabili ed espliciti sembra siano fuori moda proviamo a chiedere a qualche socio di spiegare il valore profondo che per lui ha l’adesione e quali i significati sottesi alla “tessera”.Ecco Cesare, di una parrocchia del Lecchese: «Per me è importante sottolineare il valore profetico che ha l’essere associati. L’Azione cattolica indica che è possibile costruire insieme. Accomuna soggetti di ogni condizione sociale ed economica ed è presente in ogni angolo del Paese. In essa imparano a camminare fianco a fianco giovani e piccoli, adulti e sacerdoti, tutti coinvolti in specifici percorsi formativi. Nel nostro vissuto di Comunità pastorale questo stile ci è stato di grande aiuto nell’evidenziare ciò che unisce le diverse comunità rispetto a sottolineare le differenze: dobbiamo dire che in questo l’Ac è stata nostra maestra».La voce di Maria, da una parrocchia della neonata provincia di Monza-Brianza: «Leggendo la storia dell’Ac ho scoperto testimoni cristiani robusti e saldi nella fede, appassionati e accomunati dal senso di responsabilità laicale, tratto per me tipico della nostra associazione. Sull’esempio di Armida Barelli, Giuseppe Lazzati e Vittorio Bachelet, noi soci di Ac vogliamo essere cristiani che prendono decisamente in mano la loro vita, assumendo insieme precise responsabilità verso la Chiesa e la città».La giovane Enrica, del Varesotto: «È sempre vivo nel mio cuore il ricordo del giorno in cui, oltre 15 anni fa, ho ricevuto la mia prima tessera. Ricordo l’imbarazzo che ho provato quando sono stata chiamata all’altare insieme a tutti gli altri ragazzi, soci della mia parrocchia, per riceverla dalla mani del delegato della Presidenza diocesana. Mi sembrava di mettermi in mostra, ma col passare del tempo ho capito che da quel gesto pubblico viene indicata a tutti i fedeli la dimensione comunitaria dell’aderire. Con quel gesto ogni socio si pone al servizio della crescita della comunità parrocchiale e diocesana dichiarando una ferma e disinteressata volontà di essere partecipe in prima persona alla realizzazione del cammino che il nostro Arcivescovo indica per la sua Chiesa».L’opinione di Matteo, operaio della Brianza in cassa integrazione: «Il mio percorso verso l’adesione è iniziato con un periodo in un gruppo di adulti-giovani nel quale ho osservato con simpatia gli altri soci, il loro impegno, la loro disponibilità ad accogliermi nel gruppo e a seguire le iniziative varie, anche residenziali, senza chiedere nulla in cambio fino a quando non ho sentito in me giunto il momento per fare una scelta personale che, nella semplicità di una tessera, vuole dire l’impegno a vivere una vita cristiana cioè una profonda unione tra fede e vita, il cui sbocco finale è niente meno che la santità. Mi sembra significativo che, nella condizione di precarietà che vivo con la mia famiglia, io possa dire che questa appartenenza mi dà forza e mi aiuta a condividere la mia situazione con altri».A questi aspetti potremmo aggiungere il valore economico da non disdegnare per la costruzione di una associazione libera e progettuale. Queste e altre voci possono aggiungersi per dire oggi i molteplici valori che insieme si riassumono nella scelta associativa che permette di scoprire e vivere maggiormente la dimensione relazionale, partecipativa della vita di fede: è la scoperta del valore aggiunto di una scelta che pone al centro la persona e la sua ricerca di profondità e, insieme, le permette di realizzare la sua originaria apertura relazionale e sociale.Si scopre così nel concreto la bellezza e la maggiore ricchezza di una vita condivisa, vissuta insieme ad altri con i quali concorrere a realizzare una vita buona secondo il Vangelo nel “noi” della Chiesa e in dialogo con tutti. Il prossimo 8 dicembre potrà essere l’occasione di incontrare l’Azione cattolica per chi vuole provare a conoscerla più da vicino, ma anche un invito a chi, per le vicende della vita, da qualche tempo se ne è allontanato e ne prova nostalgia: motivi validi per decidersi a incontrarsi per camminare insieme. – – Ecco come diventare soci – «A Rescaldina parte con noi giovani» – In arrivo una Regola spirituale per la vita familiare – 22 gennaio: convegno sulla famiglia

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