Tantissima gente ha affollato la Basilica di Sant'Ambrogio durante la solenne celebrazione. Il cardinale Tettamanzi: «Ambrogio e Carlo, due percorsi di santità da riscoprire ancora oggi»

di Francesca LOZITO
Redazione

Un santo che è anche una figura paterna.Che guida ancora in questa Milano del 2010 la sua città, i suoi fedeli. C’è sempre tanta gente durante la celebrazione del giorno di Sant’Ambrogio nella Basilica a lui dedicata a Milano. Si affollano nelle navate, aspettano in fondo di poter sostare un momento in preghiera davanti alla tomba del santo patrono alla fine della celebrazione. Sono milanesi, ma anche stranieri, sono turisti e vengono da tutte le parti del mondo. Non ci sono solo le attrazioni mondane in questo 7 dicembre di Milano. La festa è soprattutto in un lugo così: composto, di preghiera, intenso come il cuore e l’anima di questa città. “Siamo contente, quest’anno ce lo siamo proprio goduto Sant’Ambrogio” sussurrano due signore dall’accento siciliano, fanno il segno della croce e invitano anche i propri bambini a farlo un piccolo gruppetto di fedeli dalle Filippine.
Prega per Milano il popolo di questa città, prega perché le ferite e le piaghe del mondo possano presto sanarsi: sono le tante solitudini, ricordate in quelle parole pronunciate ieri durante i primi vespri dal cardinale Tettamanzi ancora a risuonare dentro la Basilica.
Si guarda ad Ambrogio ed a Carlo, come invita a fare il cardinale, due santi speciali, due santi che in momenti storici diversi hanno scelto di “restare” a Milano. “Padre” dei cristiani di Milano chiama il primo il cardinale. E la profezia popolare che voleva in Carlo “un altro sant’Ambrogio”.
I legami che restano, che rimangono solo se ci si mette in ascolto, sulla loro scia, della Parola. San Carlo scrisse in una delle sue omelie che “Ambrogio vi pasce, vi governa, vi custodisce e vi difende!”. Vale ancora oggi per i tanti fedeli che sono venuti qui oggi, nella Città dei due santi. Un santo che è anche una figura paterna.Che guida ancora in questa Milano del 2010 la sua città, i suoi fedeli. C’è sempre tanta gente durante la celebrazione del giorno di Sant’Ambrogio nella Basilica a lui dedicata a Milano. Si affollano nelle navate, aspettano in fondo di poter sostare un momento in preghiera davanti alla tomba del santo patrono alla fine della celebrazione. Sono milanesi, ma anche stranieri, sono turisti e vengono da tutte le parti del mondo. Non ci sono solo le attrazioni mondane in questo 7 dicembre di Milano. La festa è soprattutto in un lugo così: composto, di preghiera, intenso come il cuore e l’anima di questa città. “Siamo contente, quest’anno ce lo siamo proprio goduto Sant’Ambrogio” sussurrano due signore dall’accento siciliano, fanno il segno della croce e invitano anche i propri bambini a farlo un piccolo gruppetto di fedeli dalle Filippine. Prega per Milano il popolo di questa città, prega perché le ferite e le piaghe del mondo possano presto sanarsi: sono le tante solitudini, ricordate in quelle parole pronunciate ieri durante i primi vespri dal cardinale Tettamanzi ancora a risuonare dentro la Basilica. Si guarda ad Ambrogio ed a Carlo, come invita a fare il cardinale, due santi speciali, due santi che in momenti storici diversi hanno scelto di “restare” a Milano. “Padre” dei cristiani di Milano chiama il primo il cardinale. E la profezia popolare che voleva in Carlo “un altro sant’Ambrogio”. I legami che restano, che rimangono solo se ci si mette in ascolto, sulla loro scia, della Parola. San Carlo scrisse in una delle sue omelie che “Ambrogio vi pasce, vi governa, vi custodisce e vi difende!”. Vale ancora oggi per i tanti fedeli che sono venuti qui oggi, nella Città dei due santi. – – Il testo dell’omelia (https://www.chiesadimilano.it/or/ADMI/pagine/00_PORTALE/2010/pontificale_ambrogio.pdf)

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