Questo l'appello rivolto dal vescovo di Nazareth ai rappresentanti dell'Ac ambrosiana durante il loro recente pellegrinaggio. Un'esperienza unica, come traspare dalle parole di una partecipante

di Alessia TABACCHI
Redazione

«Maestro dove abiti?». «Venite e vedrete». Questa Parola ci ha accompagnato più volte nel nostro cammino ed è risuonata con maggior forza quando, grazie al pellegrinaggio in Terra Santa organizzato in agosto dall’Azione Cattolica, abbiamo scelto di “andare e vedere” con i nostri occhi i luoghi in cui Dio ha agito e si è fatto uomo. Un pellegrinaggio per tornare alle origini della fede e della Chiesa, ma anche un’occasione propizia per festeggiare il nostro primo anniversario di matrimonio. Un tempo per fare memoria del nostro “Eccomi” pronunciato l’uno all’altro davanti al Signore e alla comunità e per affidare la nostra giovane famiglia.
Il nostro viaggio si è rivelato un’esperienza unica; sostare in luoghi oggi così trasformati dal tempo e dagli uomini, eppure ancora segnati dalla presenza di un Dio che sceglie di condividere la nostra quotidianità. Abbiamo visitato una terra e abbiamo incontrato un popolo. Ci ha particolarmente stupiti renderci conto di come, via via che i giorni passavano, le persone e le realtà che incontravamo ci stessero aiutando a sentire tutta la ricchezza e la complessità di quella terra.
Il vescovo di Nazareth – dalle cui parole abbiamo colto l’innamoramento per questi luoghi – ci ha invitato ad amare la Terra Santa e a non dimenticarla. A Taybe, unica comunità interamente cristiana della Terra Santa, siamo stati accolti da una Chiesa attenta ai bisogni delle persone e capace di farsi prossima. Un ritorno alle origini, in cui assaporare la coerenza di vita di persone che vivono in pienezza il Vangelo, nonostante le difficoltà.
I muri che separano la Palestina dallo Stato di Israele sono un segno visibile di una terra lacerata da divisioni, ostilità e conflitti. Tuttavia lo scorgere semi di speranza tra la popolazione ci ha mostrato come la pace nasce da piccole scelte personali quotidiane.
Giunti a Gerusalemme abbiamo trascorso un’ora di silenzio in un eremo sopra il Getzemani, da cui si poteva scorgere la città e la Croce del Santo Sepolcro. Qui siamo rimasti a vegliare con Gesù, che in quel luogo ha pianto, ha pregato e ha affidato la sua vita nelle mani del Padre; abbiamo consegnato le nostre croci e ci siamo resi disponibili ad ascoltare la voce dello Spirito.
Indagando le nostre origini, ci siamo ritrovati a scoprire un presente attualissimo, che ci chiama in causa personalmente. Un tempo certo difficile, ma da amare e trasformare dal di dentro, ricercando con creatività nuove vie e modalità perché ogni persona incontri il Signore, lo ami e lo segua, nella certezza che «solo l’amore crea» (Massimiliano Kolbe). «Maestro dove abiti?». «Venite e vedrete». Questa Parola ci ha accompagnato più volte nel nostro cammino ed è risuonata con maggior forza quando, grazie al pellegrinaggio in Terra Santa organizzato in agosto dall’Azione Cattolica, abbiamo scelto di “andare e vedere” con i nostri occhi i luoghi in cui Dio ha agito e si è fatto uomo. Un pellegrinaggio per tornare alle origini della fede e della Chiesa, ma anche un’occasione propizia per festeggiare il nostro primo anniversario di matrimonio. Un tempo per fare memoria del nostro “Eccomi” pronunciato l’uno all’altro davanti al Signore e alla comunità e per affidare la nostra giovane famiglia.Il nostro viaggio si è rivelato un’esperienza unica; sostare in luoghi oggi così trasformati dal tempo e dagli uomini, eppure ancora segnati dalla presenza di un Dio che sceglie di condividere la nostra quotidianità. Abbiamo visitato una terra e abbiamo incontrato un popolo. Ci ha particolarmente stupiti renderci conto di come, via via che i giorni passavano, le persone e le realtà che incontravamo ci stessero aiutando a sentire tutta la ricchezza e la complessità di quella terra.Il vescovo di Nazareth – dalle cui parole abbiamo colto l’innamoramento per questi luoghi – ci ha invitato ad amare la Terra Santa e a non dimenticarla. A Taybe, unica comunità interamente cristiana della Terra Santa, siamo stati accolti da una Chiesa attenta ai bisogni delle persone e capace di farsi prossima. Un ritorno alle origini, in cui assaporare la coerenza di vita di persone che vivono in pienezza il Vangelo, nonostante le difficoltà.I muri che separano la Palestina dallo Stato di Israele sono un segno visibile di una terra lacerata da divisioni, ostilità e conflitti. Tuttavia lo scorgere semi di speranza tra la popolazione ci ha mostrato come la pace nasce da piccole scelte personali quotidiane.Giunti a Gerusalemme abbiamo trascorso un’ora di silenzio in un eremo sopra il Getzemani, da cui si poteva scorgere la città e la Croce del Santo Sepolcro. Qui siamo rimasti a vegliare con Gesù, che in quel luogo ha pianto, ha pregato e ha affidato la sua vita nelle mani del Padre; abbiamo consegnato le nostre croci e ci siamo resi disponibili ad ascoltare la voce dello Spirito.Indagando le nostre origini, ci siamo ritrovati a scoprire un presente attualissimo, che ci chiama in causa personalmente. Un tempo certo difficile, ma da amare e trasformare dal di dentro, ricercando con creatività nuove vie e modalità perché ogni persona incontri il Signore, lo ami e lo segua, nella certezza che «solo l’amore crea» (Massimiliano Kolbe).

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