di Luisa BOVE
Redazione
Quando, a metà degli anni Ottanta, il fenomeno dell’immigrazione iniziava a diffondersi in Lombardia in modo significativo, il cardinale Martini chiese a don Antonio Giovannini di gestire una casa di prima accoglienza per stranieri. Nel 1986 nasceva così “La Grangia di Monluè”, nel quartiere Forlanini, dove fu ristrutturata una vecchia cascina a ridosso dell’antica chiesa di San Lorenzo. I primi ospiti furono singoli, coppie, clandestini in cerca di lavoro.
Poi, col tempo, “La Grangia” si è data un’identità sempre più definita. Oggi infatti gli ospiti sono soprattutto richiedenti asilo politico o rifugiati politici, oppure con permesso di soggiorno per motivi umanitari o protezione internazionale. Si tratta spesso di giovani che scappano senza aver programmato di venire in Italia, giungono a Milano su pullman, camion o altri mezzi di fortuna, e quando arrivano non sanno neppure dove si trovano, non conoscono la lingua e vagano per la città senza fissa dimora. Sono costretti a fuggire dai loro Paesi di origine a causa di persecuzioni personali, conflitti armati, carestie e pesanti violazioni dei diritti umani.
I ragazzi accolti alla “Grangia” giungono su segnalazione del Sai (Servizio assistenza immigrati di Caritas Ambrosiana) o inviati dai Centri del Comune di Milano. Dall’inizio a oggi sono state accolte quasi 1.300 persone, una sessantina di uomini all’anno, di età media compresa tra i 20 e i 28 anni. Sono seguiti dalle Suore di Maria Bambina che gestiscono la casa di accoglienza e da un’équipe di operatori che li aiutano anche nella ricerca di un’abitazione e di un lavoro. La sera per gli ospiti vengono organizzati con i volontari corsi di italiano e serate su temi come l’immigrazione, il dialogo interreligioso, igiene e sanità. Quando, a metà degli anni Ottanta, il fenomeno dell’immigrazione iniziava a diffondersi in Lombardia in modo significativo, il cardinale Martini chiese a don Antonio Giovannini di gestire una casa di prima accoglienza per stranieri. Nel 1986 nasceva così “La Grangia di Monluè”, nel quartiere Forlanini, dove fu ristrutturata una vecchia cascina a ridosso dell’antica chiesa di San Lorenzo. I primi ospiti furono singoli, coppie, clandestini in cerca di lavoro.Poi, col tempo, “La Grangia” si è data un’identità sempre più definita. Oggi infatti gli ospiti sono soprattutto richiedenti asilo politico o rifugiati politici, oppure con permesso di soggiorno per motivi umanitari o protezione internazionale. Si tratta spesso di giovani che scappano senza aver programmato di venire in Italia, giungono a Milano su pullman, camion o altri mezzi di fortuna, e quando arrivano non sanno neppure dove si trovano, non conoscono la lingua e vagano per la città senza fissa dimora. Sono costretti a fuggire dai loro Paesi di origine a causa di persecuzioni personali, conflitti armati, carestie e pesanti violazioni dei diritti umani.I ragazzi accolti alla “Grangia” giungono su segnalazione del Sai (Servizio assistenza immigrati di Caritas Ambrosiana) o inviati dai Centri del Comune di Milano. Dall’inizio a oggi sono state accolte quasi 1.300 persone, una sessantina di uomini all’anno, di età media compresa tra i 20 e i 28 anni. Sono seguiti dalle Suore di Maria Bambina che gestiscono la casa di accoglienza e da un’équipe di operatori che li aiutano anche nella ricerca di un’abitazione e di un lavoro. La sera per gli ospiti vengono organizzati con i volontari corsi di italiano e serate su temi come l’immigrazione, il dialogo interreligioso, igiene e sanità.