Questo il monito lanciato dal cardinale Tettamanzi nell'omelia della messa concelebrata in Duomo sabato con i vescovi componenti della delegazione costituitasi in occasione del G8 dell'Aquila
Mauro COLOMBO
Redazione
«L’umanità ha bisogno di un cuore nuovo». Questo il monito lanciato dal cardinale Tettamanzi nell’omelia della messa vigiliare che l’Arcivescovo ha concelebrato in Duomo sabato insieme ai vescovi africani, asiatici e sudamericani componenti della delegazione costituitasi in occasione dell’imminente G8 dell’Aquila.
Nello stesso giorno in cui Benedetto XVI ha indirizzato ai Grandi della terra una lettera in cui sottolinea che «gli aiuti ai Paesi poveri vanno aumentati e non ridotti» e che «i provvedimenti per uscire dalla crisi economica abbiano una valenza etica», in Duomo a Milano si sono riunite le associazioni cattoliche che hanno redatto l’appello “Per un’agenda di speranza”, consegnata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in vista del summit abruzzese. L’appello intende richiamare le grandi potenze economiche del pianeta a impegni e fatti concreti a favore delle popolazione che vivono nella povertà, senza i mezzi necessari per il sostentamento, senza la possibilità di cure e di istruzione adeguate: «Nonostante timidi passi avanti, molto resta ancora da fare per rispettare gli impegni presi, ancor più oggi, quando le condizioni dei poveri peggiorano a causa dalle crisi alimentare, climatica, finanziaria ed economica».
La globalità della crisi – si legge nell’appello – «richiede una soluzione globale; nessuno può pensare e programmare di uscirne da solo. Occorre definire una «agenda di speranza» che abbia come finalità lo sviluppo integrale della persona e di tutte le persone». Da qui una richiesta precisa: «Noi, rappresentanti delle Chiese del Nord e del Sud del mondo, facciamo appello ai Governi del G8 affinché si assumano le loro responsabilità e adottino concrete scelte politiche affinchè ciò avvenga». Con richieste quanto mai concrete, come l’azzeramento del debito dei Paesi poveri e lo stanziamento di 50 miliardi di dollari a favore del Sud del mondo. «L’umanità ha bisogno di un cuore nuovo». Questo il monito lanciato dal cardinale Tettamanzi nell’omelia della messa vigiliare che l’Arcivescovo ha concelebrato in Duomo sabato insieme ai vescovi africani, asiatici e sudamericani componenti della delegazione costituitasi in occasione dell’imminente G8 dell’Aquila.Nello stesso giorno in cui Benedetto XVI ha indirizzato ai Grandi della terra una lettera in cui sottolinea che «gli aiuti ai Paesi poveri vanno aumentati e non ridotti» e che «i provvedimenti per uscire dalla crisi economica abbiano una valenza etica», in Duomo a Milano si sono riunite le associazioni cattoliche che hanno redatto l’appello “Per un’agenda di speranza”, consegnata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in vista del summit abruzzese. L’appello intende richiamare le grandi potenze economiche del pianeta a impegni e fatti concreti a favore delle popolazione che vivono nella povertà, senza i mezzi necessari per il sostentamento, senza la possibilità di cure e di istruzione adeguate: «Nonostante timidi passi avanti, molto resta ancora da fare per rispettare gli impegni presi, ancor più oggi, quando le condizioni dei poveri peggiorano a causa dalle crisi alimentare, climatica, finanziaria ed economica».La globalità della crisi – si legge nell’appello – «richiede una soluzione globale; nessuno può pensare e programmare di uscirne da solo. Occorre definire una «agenda di speranza» che abbia come finalità lo sviluppo integrale della persona e di tutte le persone». Da qui una richiesta precisa: «Noi, rappresentanti delle Chiese del Nord e del Sud del mondo, facciamo appello ai Governi del G8 affinché si assumano le loro responsabilità e adottino concrete scelte politiche affinchè ciò avvenga». Con richieste quanto mai concrete, come l’azzeramento del debito dei Paesi poveri e lo stanziamento di 50 miliardi di dollari a favore del Sud del mondo. Quei «discutibili provvedimenti» Il cardinale Tettamanzi ha accompagnato questo appello con alcune sottolineature personali («le conseguenze dell’attuale crisi, le cui responsabilità sono dei Paesi più ricchi, non devono ricadere sui Paesi più poveri») e con la messa in guardia da un «egoismo quanto mai diffuso e che potremmo chiamare sociale», che «dietro il velo dell’apparente difesa dei propri diritti nasconde visioni quanto mai ristrette». A cui è seguito un rilievo riferito anche alle vicende dell’attualità italiana (l’approvazione del “pacchetto sicurezza”): «Milioni di persone al mondo subiscono ingiuste e drammatiche sofferenze, costrette come sono a migrare a causa delle difficili – se non proibitive – condizioni di vita nei Paesi d’origine. Molte di queste sofferenze sono provocate ai migranti talvolta da discutibili provvedimenti messi in atto da quei Paesi più ricchi che dovrebbero maggiormente impegnarsi in percorsi di accoglienza e integrazione seri, ragionati e rigorosi». Sofferenze – ha proseguito l’Arcivescovo – «che devono essere risparmiate ai migranti e alle popolazioni dei Paesi poveri» realizzando «con lungimiranza e coraggio» gli interventi richiesti nell’appello: «Potrà avvenire così la desiderabile giusta regolazione del fenomeno migratorio e dei problemi che genera».Alla messa è seguita una veglia nella basilica di S. Stefano Maggiore, presieduta da monsignor Arrigo Miglio (vescovo di Ivrea e presidente della Commissione episcopale Cei per i problemi sociali e del lavoro, la giustizia e la pace), con testimonianze di monsignor Emmanuel Badejo (vescovo do Oyo – Nigeria), monsignor Néstor Rafael Herrera (vescovo di Machala – Ecuador e presidente della Conferenza Episcopale Ecuadoregna) e monsignor Alvaro Ramazzini (vescovo di San Marcos – Guatemala).