Dal 1° dicembre più forza e trasparenza per l'Unione a 27


Redazione

È partito il conto alla rovescia per l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Nelle sedi comunitarie sono in corso le ultime manovre per far sì che dal 1° dicembre la “casa comune” possa disporre di un quadro di regole consolidate per gestire in maniera più trasparente ed efficiente l’Ue27.
Le recenti nomine del belga Herman Van Rompuy e della britannica Catherine Ashton, rispettivamente a presidente “stabile” del Consiglio europeo e ad Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, hanno riempito alcune caselle del potere comunitario. Nelle scorse settimane era stato invece nominato il presidente della futura Commissione per il periodo fino al 2014: il portoghese José Manuel Barroso ha ricevuto la conferma del ruolo e sta ora approntando la sua squadra di comune accordo con le cancellerie nazionali. I singoli membri designati per l’Esecutivo dovranno poi superare le audizioni e il voto dell’Europarlamento, per entrare in funzione presumibilmente tra gennaio e febbraio 2010.
Con il 1° dicembre giunge dunque in porto l’accidentato processo politico e giuridico avviato all’interno dell’Ue all’inizio del nuovo millennio, teso a ridisegnare l’intero quadro normativo comunitario. Si era allora alla vigilia del “grande allargamento” a 15 e poi a 27 Stati, senza contare la possibilità di ulteriori adesioni. Ecco dunque l’urgenza di riformare le istituzioni (Consiglio, Parlamento, Commissione) e di definire meglio le procedure interne e le politiche gestite di comune accordo tra gli Stati, così da rispondere alle esigenze dei cittadini in un contesto globalizzato, ben diverso da quello in cui era nata la Comunità con i Trattati di Roma (1957) e i successivi ampliamenti e revisioni (Maastricht, Amsterdam, Nizza). Fallito il tentativo costituzionale nel 2004-2005, il 13 dicembre 2007 i leader Ue hanno siglato il Trattato di Lisbona, che ha superato, non senza fatica, lo scoglio delle ratifiche in tutti i paesi membri. È partito il conto alla rovescia per l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Nelle sedi comunitarie sono in corso le ultime manovre per far sì che dal 1° dicembre la “casa comune” possa disporre di un quadro di regole consolidate per gestire in maniera più trasparente ed efficiente l’Ue27.Le recenti nomine del belga Herman Van Rompuy e della britannica Catherine Ashton, rispettivamente a presidente “stabile” del Consiglio europeo e ad Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, hanno riempito alcune caselle del potere comunitario. Nelle scorse settimane era stato invece nominato il presidente della futura Commissione per il periodo fino al 2014: il portoghese José Manuel Barroso ha ricevuto la conferma del ruolo e sta ora approntando la sua squadra di comune accordo con le cancellerie nazionali. I singoli membri designati per l’Esecutivo dovranno poi superare le audizioni e il voto dell’Europarlamento, per entrare in funzione presumibilmente tra gennaio e febbraio 2010.Con il 1° dicembre giunge dunque in porto l’accidentato processo politico e giuridico avviato all’interno dell’Ue all’inizio del nuovo millennio, teso a ridisegnare l’intero quadro normativo comunitario. Si era allora alla vigilia del “grande allargamento” a 15 e poi a 27 Stati, senza contare la possibilità di ulteriori adesioni. Ecco dunque l’urgenza di riformare le istituzioni (Consiglio, Parlamento, Commissione) e di definire meglio le procedure interne e le politiche gestite di comune accordo tra gli Stati, così da rispondere alle esigenze dei cittadini in un contesto globalizzato, ben diverso da quello in cui era nata la Comunità con i Trattati di Roma (1957) e i successivi ampliamenti e revisioni (Maastricht, Amsterdam, Nizza). Fallito il tentativo costituzionale nel 2004-2005, il 13 dicembre 2007 i leader Ue hanno siglato il Trattato di Lisbona, che ha superato, non senza fatica, lo scoglio delle ratifiche in tutti i paesi membri. Spazio ai cittadini, dialogo con le Chiese Di fatto il nuovo Trattato modica i precedenti e risponde a quattro esigenze esplicite. La prima: creare un’Europa più democratica, trasparente, ripartendo le competenze a livello europeo e nazionale, rafforzando il ruolo del Parlamento di Strasburgo (maggiori poteri legislativi e di bilancio) e dei Parlamenti nazionali (principio di sussidiarietà), nonché consentendo agli europei di far sentire la loro voce mediante “l’iniziativa dei cittadini”. In questo caso è possibile raccogliere un milione di firme fra persone appartenenti a un certo numero di Stati membri per invitare la Commissione a presentare nuove leggi comuni. In questa Europa più vicina ai cittadini, viene anche definito il dialogo «aperto, trasparente e regolare» con le Chiese e comunità religiose (articolo 17), cui si assicura il rispetto dello status giuridico «in virtù del diritto nazionale». Decisioni a maggioranza La seconda esigenza è quella di realizzare una Europa più efficiente, semplificando i metodi di lavoro e le norme di voto, dotandola di istituzioni più moderne con ampie capacità di intervenire in settori di massimo interesse per l’Unione. Per quanto attiene il processo decisionale, Lisbona allarga il campo delle decisioni assunte a maggioranza qualificata in seno al Consiglio degli Stati, ridimensionando il potere di veto che tante volte in passato ha bloccato il processo di integrazione. Fatte salve alcune materie che restano di esclusiva o principale competenza nazionale (si pensi alla famiglia, all’educazione, al sociale, al fisco…), l’Ue vedrà rafforzata la possibilità di intervenire nel settore della libertà, sicurezza e giustizia, in modo da affrontare temi quali l’immigrazione, la sicurezza e il contrasto della criminalità organizzata; crescono inoltre le competenze ad esempio per quanto riguarda la politica energetica, la tutela ambientale, la salute pubblica, la ricerca. Diritti, solidarietà, politica estera Il terzo grande capitolo delle novità è quello dei diritti, della libertà, della solidarietà. In questo senso il Trattato ricomprende la Carta dei diritti fondamentali (civili, politici, economici e sociali), siglata a Nizza nel 2000 e che ora diventa vincolante. L’articolato definisce infine le regole e gli strumenti per consentire all’Ue di ricoprire un ruolo da protagonista su scala internazionale. In questo senso istituisce la figura dell’Alto rappresentante per la politica estera, che assume il ruolo di vicepresidente della Commissione, coordina i ministri degli esteri, guida il servizio diplomatico (ancora da istituire), con sedi in tutto il mondo.

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