Testimonianze, documenti e studi storici evidenziano sempre più un incredibile, quanto sconosciuto, reticolato di conventi e istituti religiosi che hanno ospitato ebrei, sbandati, sfollati, prigionieri in fuga e partigiani. Se ne parla il 22 aprile in un convegno promosso dall'Ambrosianeum e dall'Azione Cattolica

Silvio MENGOTTO
Redazione

Aumentano le testimonianze, i documenti e gli studi storici che, durante la seconda guerra mondiale, evidenziano sempre più un incredibile, quanto sconosciuto, reticolato di conventi, istituti religiosi e di suore che hanno ospitato ebrei, sbandati, sfollati, prigionieri in fuga e partigiani.
Felice l’intuizione storica di Giorgio Vecchio, quando afferma che oggi, «accanto alla figura del partigiano armato, bisogna affiancarne altre come le donne e tante suore». Segnali che dicono che la Chiesa non fu attendista ma, come sostiene Antonio Airò, «attiva nelle sue forme proprie mediante una Resistenza molecolare, diffusa, civile». Lo storico Pietro Scoppola era convinto che «nel comportamento della grandissima parte dei religiosi e delle religiose si può leggere anche il rifiuto della violenza, dell’ideologia totalitaria». Per monsignor Ennio Apeciti «il contributo delle religiose non solo alla Resistenza, ma più ampiamente alle migliaia di oppressi, prigionieri, profughi, ebrei che vissero quel tempo drammatico non è ancora conosciuto, anzi coperto da uno strano silenzio».
Proprio per rompere questo “strano silenzio” mercoledì 22 aprile la Fondazione Ambrosianeum e l’Azione Cattolica ambrosiana hanno organizzato un convegno su “Le suore e la Resistenza”. La stessa riscoperta delle forme di Resistenza non armata – avvenuta negli ultimi anni – consente il recupero di molti protagonisti trascurati. Tra questi le suore, le più dimenticate finora, che hanno svolto un ruolo non secondario come soccorritrici, infermiere e informatrici. I loro istituti hanno spesso ospitato attività clandestine della Resistenza. Aumentano le testimonianze, i documenti e gli studi storici che, durante la seconda guerra mondiale, evidenziano sempre più un incredibile, quanto sconosciuto, reticolato di conventi, istituti religiosi e di suore che hanno ospitato ebrei, sbandati, sfollati, prigionieri in fuga e partigiani.Felice l’intuizione storica di Giorgio Vecchio, quando afferma che oggi, «accanto alla figura del partigiano armato, bisogna affiancarne altre come le donne e tante suore». Segnali che dicono che la Chiesa non fu attendista ma, come sostiene Antonio Airò, «attiva nelle sue forme proprie mediante una Resistenza molecolare, diffusa, civile». Lo storico Pietro Scoppola era convinto che «nel comportamento della grandissima parte dei religiosi e delle religiose si può leggere anche il rifiuto della violenza, dell’ideologia totalitaria». Per monsignor Ennio Apeciti «il contributo delle religiose non solo alla Resistenza, ma più ampiamente alle migliaia di oppressi, prigionieri, profughi, ebrei che vissero quel tempo drammatico non è ancora conosciuto, anzi coperto da uno strano silenzio».Proprio per rompere questo “strano silenzio” mercoledì 22 aprile la Fondazione Ambrosianeum e l’Azione Cattolica ambrosiana hanno organizzato un convegno su “Le suore e la Resistenza”. La stessa riscoperta delle forme di Resistenza non armata – avvenuta negli ultimi anni – consente il recupero di molti protagonisti trascurati. Tra questi le suore, le più dimenticate finora, che hanno svolto un ruolo non secondario come soccorritrici, infermiere e informatrici. I loro istituti hanno spesso ospitato attività clandestine della Resistenza. Un lavoro pionieristico Suor Albarosa Bassani di Vicenza, studiosa delle suore Dorotee durante la seconda guerra mondiale e nella Resistenza, dice che «molti studi hanno evidenziato la partecipazione alla Resistenza di militanti e simpatizzanti, laici e preti, ma si conosce ancora molto poco sulla partecipazione delle suore. Questo convegno sarà un’ottima occasione per entrare nel mondo poco conosciuto delle religiose, e offrirà spunti interpretativi per capire “l’anima” con cui le suore hanno operato durante la guerra». Suor Grazia Loparco, altra relatrice al convegno, sul tema degli ebrei nascosti negli istituti religiosi di Roma è convinta che «quasi mai le religiose, per quanto ne sappiamo ed è documentato, agirono per motivi politici. Erano piuttosto spinte dalla carità, che imponeva in tempi di emergenza di aiutare chiunque ne avesse bisogno. Per questo si trovarono talvolta sotto lo stesso tetto renitenti alla leva, ricercati per motivi politici, ebrei, sfollati, orfani… in alcuni casi offrirono una base di appoggio ai partigiani».Molte volte le suore, continua suor Grazia, erano pressate dalle richieste «di donne, bambini, talora anche uomini, ricercati; molte sentirono che dovevano aprire le porte e il cuore, condividere il poco che avevano e anche la paura delle perquisizioni. In diversi casi l’ospitalità fu una scelta spontanea, in altri attesero un cenno dalla Santa Sede, che fece risuonare tramite vescovi, sacerdoti, superiori, l’invito ad aiutare rifugiati, sfollati, orfani, poveri».Anche per suor Wandamaria Clerici, studiosa milanese di suor Enrichetta Alfieri – chiamata dai detenuti politici «la mamma e l’angelo di S. Vittore», è convinta che nella Resistenza ci sia stato un contributo religioso femminile ancora sconosciuto, che «non ha ricevuto la dovuta attenzione, perché le suore non sono abituate a fare rumore, consumano la loro vita in modo umile e nascosto, anche se, alcune volte, le loro azioni riescono a raggiungere punte di eroismo ammirevole. Nel caso specifico di suor Enrichetta, ci troviamo di fronte a una donna che fa eccezione perché ha avuto il merito di rompere l’anonimato».Il convegno svolgerà un primo bilancio e solleciterà nuove ricerche. Si tratta di un lavoro pionieristico, ma utile nel mostrare il carattere popolare della lotta di liberazione in Italia. Dibattito e mostra – Presso la Fondazione culturale Ambrosianeum (via delle Ore 3, Milano), il 22 aprile, dalle 9.30, si terrà il convegno “Le suore e la Resistenza”. Introduzione e saluti del presidente Marco Garzonio, cui seguirà la relazione su “Le suore nella Resistenza” dello storico Giorgio Vecchio. Successivamente interventi su singoli diocesi e regioni: “L’attività solidaristica delle suore piemontesi tra guerra, resistenza e deportazione” (Andrea Villa), “Milano 1943-’45. Le suore della carità e del coraggio” (Silvio Mengotto); “Un angelo a San Vittore: suor Enrichetta Alfieri” (monsignor Ennio Apeciti), “Le religiose bresciane: attività caritativa e sostegno alla Resistenza” (Paola Galuppini), “Sotto il velo del coraggio. Le Dorotee di Vicenza nella Resistenza” (suor Albarosa Bassani), “Le religiose e le reti di soccorso agli ebrei: il caso toscano” (Francesca Cavarocchi), “Assisi: l’arca di Noè a San Quirico” (Barbara Garavaglia), “Ebrei e molti altri nascosti negli istituti religiosi di Roma” (suor Grazia Loparco). Le conclusioni saranno svolte da monsignor Giovanni Barbareschi. È previsto un intervento di saluto di Gianfranco Maris, presidente nazionale Aned.Sempre all’Ambrosianeum (Sala Lazzati), documenti saranno in visione dal 22 al 30 aprile, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13 e il 25 aprile dalle 10 alle 18. Info: tel. 02.86464053 (s.m.) – – «Giovani, rivivete oggi la Liberazione»

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