Critiche da parte dei colleghi al medico, senatore e sindaco leghista di Besozzo, che ha ideato il controverso emendamento contenuto nel piano sicurezza
Redazione
Grande lo scalpore suscitato dalla misura, contenuta nel piano sicurezza passato al Senato, sulla facoltà del medico di denunciare i clandestini che ricorrono alle sue cure. Pochi, però, forse sanno che il controverso emendamento è stato concepito in terra varesina, da un senatore del Carroccio che, di professione, è un camice bianco. Si tratta di Fabio Rizzi, eletto primo cittadino a Besozzo con una maggioranza “bulgara”, già segretario provinciale della Lega e ora senatore, di professione medico anestesista rianimatore.
E proprio a Varese si è sollevato un coro di critiche da parte dei colleghi di Rizzi. Esemplare la reazione del presidente dell’Ordine dei medici, Roberto Stella: «Quello del medico è un lavoro dotato di una propria deontologia, di obiettivi specifici che riguardano prima di tutto la cura delle persone. Per questo dobbiamo dirci contrari a norme che rischiano di viziare, o addirittura impedire, il libero esercizio del nostro ruolo». Grande lo scalpore suscitato dalla misura, contenuta nel piano sicurezza passato al Senato, sulla facoltà del medico di denunciare i clandestini che ricorrono alle sue cure. Pochi, però, forse sanno che il controverso emendamento è stato concepito in terra varesina, da un senatore del Carroccio che, di professione, è un camice bianco. Si tratta di Fabio Rizzi, eletto primo cittadino a Besozzo con una maggioranza “bulgara”, già segretario provinciale della Lega e ora senatore, di professione medico anestesista rianimatore.E proprio a Varese si è sollevato un coro di critiche da parte dei colleghi di Rizzi. Esemplare la reazione del presidente dell’Ordine dei medici, Roberto Stella: «Quello del medico è un lavoro dotato di una propria deontologia, di obiettivi specifici che riguardano prima di tutto la cura delle persone. Per questo dobbiamo dirci contrari a norme che rischiano di viziare, o addirittura impedire, il libero esercizio del nostro ruolo».