Dal 15 al 18 giugno convegno dell'Unione Internazionale delle Superiori Generali e dell'Organizzazione Internazionale per le migrazioni su una piaga che coinvolge dodici milioni e mezzo di persone in tutto il mondo: «Non esiste offerta senza domanda, e purtroppo gran parte della domanda proviene anche da mariti e padri che si dicono cristiani praticanti»
Rita SALERNO
Redazione
Un giro d’affari da più di 150 miliardi di dollari all’anno, che coinvolge dodici milioni e mezzo di persone, di cui almeno 500 mila in Europa: tutte vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Su questo fenomeno di proporzioni planetarie è incentrato il convegno internazionale promosso dall’Unione Internazionale delle Superiori Generali – sigla che riunisce la rete degli istituti e delle congregazioni cattoliche femminili -, insieme all’Organizzazione Internazionale per le migrazioni in programma dal 15 al 18 giugno a Roma.
Dal 2004 l’Unione Internazionale Superiore generali e l’Oim collaborano per contrastare il fenomeno, coordinando quindici reti internazionali che comprendono 252 congregazioni femminili in trentasei Nazioni. In particolare l’Oim ha formato negli anni 500 suore in tutto il mondo. L’incontro di Roma si propone di fare il punto della situazione alla luce del vorticoso aumento di donne e bambini costretti in schiavitù per sfruttamento sessuale.
Nel nostro Paese, stando ai dati diffusi nel 2007 dalla Direzione giustizia della Commissione Ue, le vittime di questa piaga sono tra le 29 mila e le 38 mila. A favorire questa situazione, una domanda crescente di padri e mariti, cristiani praticanti solo a parole. «Puntando l’attenzione specificamente sulla tratta delle donne e dei bambini per lo sfruttamento sessuale, abbiamo maturato una consapevolezza saldamente fondata: l’azione di contrasto richiede la presa in esame della questione dei clienti – ha detto madre Bernardette Sangma, rappresentante della Uisg, nel corso della conferenza stampa di presentazione -. La logica del mercato ci dice che non esiste offerta senza domanda. Purtroppo e con pena notiamo che una gran parte della domanda proviene anche da mariti e padri di famiglia che si dicono cristiani praticanti».
Per parte sua, madre Victoria Gonzales De Castejon ha raccontato che nei centri di Lampedusa e in Sicilia gli organismi umanitari cattolici hanno registrato un aumento «di circa il 900% di arrivi di ragazze provenienti dalla Nigeria che, sulla base delle interviste effettuate dai nostri operatori, abbiamo identificato come potenziali vittime dello sfruttamento sessuale».
Dal 2001 le religiose sono impegnate sul fronte della lotta alla tratta, «forma di schiavitù del ventunesimo secolo». Una piaga contro la quale si battono anche gli ottocento Superiori generali di tutto il mondo. Le religiose hanno colto l’occasione per rivolgere un invito alle congregazioni maschili e al clero diocesano perché si coinvolgano nell’azione di «formazione dei giovani e degli uomini, dato che hanno spazi e opportunità preziose attraverso la loro ministerialità di parroci, confessori, predicatori, direttori spirituali ed educatori». Un giro d’affari da più di 150 miliardi di dollari all’anno, che coinvolge dodici milioni e mezzo di persone, di cui almeno 500 mila in Europa: tutte vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Su questo fenomeno di proporzioni planetarie è incentrato il convegno internazionale promosso dall’Unione Internazionale delle Superiori Generali – sigla che riunisce la rete degli istituti e delle congregazioni cattoliche femminili -, insieme all’Organizzazione Internazionale per le migrazioni in programma dal 15 al 18 giugno a Roma.Dal 2004 l’Unione Internazionale Superiore generali e l’Oim collaborano per contrastare il fenomeno, coordinando quindici reti internazionali che comprendono 252 congregazioni femminili in trentasei Nazioni. In particolare l’Oim ha formato negli anni 500 suore in tutto il mondo. L’incontro di Roma si propone di fare il punto della situazione alla luce del vorticoso aumento di donne e bambini costretti in schiavitù per sfruttamento sessuale.Nel nostro Paese, stando ai dati diffusi nel 2007 dalla Direzione giustizia della Commissione Ue, le vittime di questa piaga sono tra le 29 mila e le 38 mila. A favorire questa situazione, una domanda crescente di padri e mariti, cristiani praticanti solo a parole. «Puntando l’attenzione specificamente sulla tratta delle donne e dei bambini per lo sfruttamento sessuale, abbiamo maturato una consapevolezza saldamente fondata: l’azione di contrasto richiede la presa in esame della questione dei clienti – ha detto madre Bernardette Sangma, rappresentante della Uisg, nel corso della conferenza stampa di presentazione -. La logica del mercato ci dice che non esiste offerta senza domanda. Purtroppo e con pena notiamo che una gran parte della domanda proviene anche da mariti e padri di famiglia che si dicono cristiani praticanti».Per parte sua, madre Victoria Gonzales De Castejon ha raccontato che nei centri di Lampedusa e in Sicilia gli organismi umanitari cattolici hanno registrato un aumento «di circa il 900% di arrivi di ragazze provenienti dalla Nigeria che, sulla base delle interviste effettuate dai nostri operatori, abbiamo identificato come potenziali vittime dello sfruttamento sessuale».Dal 2001 le religiose sono impegnate sul fronte della lotta alla tratta, «forma di schiavitù del ventunesimo secolo». Una piaga contro la quale si battono anche gli ottocento Superiori generali di tutto il mondo. Le religiose hanno colto l’occasione per rivolgere un invito alle congregazioni maschili e al clero diocesano perché si coinvolgano nell’azione di «formazione dei giovani e degli uomini, dato che hanno spazi e opportunità preziose attraverso la loro ministerialità di parroci, confessori, predicatori, direttori spirituali ed educatori».