Caritas Ambrosiana: «La gente lo chiede per poter risparmiare e dedicare le poche risorse su altre spese»

di Pino NARDI
Redazione

Il polso della situazione lo hanno i centri di ascolto parrocchiali. E il termometro dice che la febbre della fame sale. «In questi ultimi mesi hanno fotografato e recensito l’indubbio aumento delle richieste di beni di prima necessità: la gente chiede il pacco dei viveri alle nostre Caritas per poter risparmiare e dedicare le poche risorse su altre spese», sostengono da via San Bernardino.
I dati a disposizione riferiti alla fine dello scorso anno parlano di 6 mila milanesi che ogni mese vanno a ritirare il pacco viveri nei 139 enti censiti da una ricerca della Caritas Ambrosiana, realizzata in collaborazione con l’Università Bicocca. La crisi ha riportato così in evidenza un fenomeno che si pensava un ricordo del passato e invece ancora oggi dà la possibilità a tanta gente di mangiare, senza doversi accodare nelle file delle mense cittadine. Un po’ per pudore, un po’ per vergogna.
Pasta, riso, biscotti, scatolame, latte, zucchero, olio: insomma gli alimenti base per sfamare una famiglia. Si rivolgono qui gli stranieri, per lo più donne di mezza età, anche di buon livello di studio ma con lavori saltuari e poco remunerati. Ma in crescita ci sono pensionati, quarantenni che hanno perso il posto di lavoro e ragazze madri.
Molte catene di supermercati mettono a disposizione quei prodotti che non possono più essere esposti al pubblico, perché con confezioni ammaccate o in scadenza. «Assistiamo a una diffusione di disponibilità – sottolineano gli operatori Caritas – e quindi anche all’attrezzarsi: c’è il Banco alimentare come prima struttura, ma in molte cittadine esiste un rapporto diretto tra le Caritas locali, le associazioni caritative e il supermercato, che dona gratuitamente i prodotti e che queste organizzazioni poi distribuiscono a famiglie singole oppure a case e strutture di accoglienza».
Così si cerca di combattere lo spreco, che rimane ancora molto elevato, anche perché per molti supermercati a volte è più oneroso regalare, per il rispetto di molte procedure burocratiche. Il polso della situazione lo hanno i centri di ascolto parrocchiali. E il termometro dice che la febbre della fame sale. «In questi ultimi mesi hanno fotografato e recensito l’indubbio aumento delle richieste di beni di prima necessità: la gente chiede il pacco dei viveri alle nostre Caritas per poter risparmiare e dedicare le poche risorse su altre spese», sostengono da via San Bernardino.I dati a disposizione riferiti alla fine dello scorso anno parlano di 6 mila milanesi che ogni mese vanno a ritirare il pacco viveri nei 139 enti censiti da una ricerca della Caritas Ambrosiana, realizzata in collaborazione con l’Università Bicocca. La crisi ha riportato così in evidenza un fenomeno che si pensava un ricordo del passato e invece ancora oggi dà la possibilità a tanta gente di mangiare, senza doversi accodare nelle file delle mense cittadine. Un po’ per pudore, un po’ per vergogna.Pasta, riso, biscotti, scatolame, latte, zucchero, olio: insomma gli alimenti base per sfamare una famiglia. Si rivolgono qui gli stranieri, per lo più donne di mezza età, anche di buon livello di studio ma con lavori saltuari e poco remunerati. Ma in crescita ci sono pensionati, quarantenni che hanno perso il posto di lavoro e ragazze madri.Molte catene di supermercati mettono a disposizione quei prodotti che non possono più essere esposti al pubblico, perché con confezioni ammaccate o in scadenza. «Assistiamo a una diffusione di disponibilità – sottolineano gli operatori Caritas – e quindi anche all’attrezzarsi: c’è il Banco alimentare come prima struttura, ma in molte cittadine esiste un rapporto diretto tra le Caritas locali, le associazioni caritative e il supermercato, che dona gratuitamente i prodotti e che queste organizzazioni poi distribuiscono a famiglie singole oppure a case e strutture di accoglienza».Così si cerca di combattere lo spreco, che rimane ancora molto elevato, anche perché per molti supermercati a volte è più oneroso regalare, per il rispetto di molte procedure burocratiche. Carta Equa: spesa con dignità – Un’esperienza che prosegue grazie alla fedeltà di chi aderisce all’iniziativa. Anche se non è risolutiva, è comunque uno strumento in più per dare la possibilità a chi non ce la fa di poter fare la spesa, con dignità. Si tratta della Carta Equa, rilasciata da Unicard. Al progetto concorrono Coop Lombardia, Banca Etica e Caritas ambrosiana. Usandola per il pagamento in tutti i punti vendita Coop Lombardia si contribuisce – aggiungendo una percentuale di solidarietà alla spesa, che raddoppia grazie al contributo della Coop – ad alimentare il conto Conviva. Con questo si finanzia una seconda Carta Equa, graficamente uguale alla prima, che la Caritas assegna a persone e famiglie inserite in programmi di aiuto, definendo il massimale di spesa delle carte dei beneficati valutando ogni caso singolarmente. Per richiedere Carta Equa rivolgersi al Siloe, via Santa Sofia, 11/a Milano; tel. 02.58431212; equa.ambrosiana@caritas.it �

Ti potrebbero interessare anche: