I dati del quarto rapporto curato dalla Fondazione Migrantes
di Rita SALERNO
Redazione
La comunità italiana all’estero è pari al numero di cittadini stranieri presenti in Italia. È uno dei dati più interessanti che emerge dalla lettura della quarta edizione del rapporto “Italiani nel mondo 2009”, curato da Migrantes e presentato ieri a Roma. Il numero degli italiani residenti all’estero (3.915.767) uguaglia quello dei cittadini stranieri residenti in Italia (3.891.295): le donne sono 1.864.120 (47,6%). Si tratta di un equilibrio destinato a rompersi negli anni futuri, perché gli immigrati in Italia crescono a un ritmo più accentuato.
La ricerca (oltre 500 pagine divise in cinque sezioni) è il frutto del lavoro di una cinquantina di autori ed è arricchita da molte tabelle, con il pregio di portare l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema dell’emigrazione. Stando a questa aggiornata “fotografia”, infatti, sono sempre più consistenti le seconde e le terze generazioni nate all’estero e le persone con la doppia cittadinanza. Ammontano a diverse centinaia di migliaia gli italiani che si spostano per una breve emigrazione di lavoro e quelli – meno numerosi, ma ad alta qualificazione – che si trasferiscono in forma definitiva.
Il numero degli italiani nel mondo non è stabile e cresce sia per la partenza di nuove persone dall’Italia (in misura ridotta), sia, in misura più consistente, per crescita interna delle collettività (figli di italiani o persone che acquistano la cittadinanza per discendenza italiana). Contrariamente a quanto spesso si pensa, non si tratta di una realtà in diminuzione.
La ripartizione continentale conferma una prevalenza euro-americana: Europa (2.184,534, 55,8%), America (1.520.652, 38,8%), Oceania (126.413, 3,2%), Africa (51.232, 1,3%) e Asia (32.936, 0,8%). Nella graduatoria dei primi dieci Paesi tre continenti – Europa, America e Oceania -, con grande diversità di latitudine, longitudine, storia e cultura. I primi tre Paesi sono Germania, Argentina e Svizzera, seguiti da Francia, Brasile, Belgio, Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia.
I connazionali residenti all’estero incidono sul totale della popolazione italiana per il 6,6%. Paradossalmente, solo poco più della metà degli italiani residenti all’estero (57%) è effettivamente emigrata, spostandosi dall’Italia in Paesi dove ha poi deciso di stabilirsi definitivamente.
Secondo i dati del rapporto più di un terzo degli italiani residenti all’estero e che hanno conservato la cittadinanza è nato all’estero. Il Paese con più italiani è la Germania, seguita da Argentina e Svizzera. La regione italiana con più emigrati è la Sicilia, con oltre 600 mila residenti all’estero. Più della metà degli italiani fuori dell’Italia sono giovani al disotto dei 35 anni e di questi il 30% sono minorenni.
«Descrivere semplicemente l’emigrazione – rileva monsignor Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione Migrantes – è tutt’altro che un compito banale, perché questa realtà sfugge per lo più al gran pubblico, non solo per quanto riguarda il passato ma anche relativamente al presente e al futuro». La comunità italiana all’estero è pari al numero di cittadini stranieri presenti in Italia. È uno dei dati più interessanti che emerge dalla lettura della quarta edizione del rapporto “Italiani nel mondo 2009”, curato da Migrantes e presentato ieri a Roma. Il numero degli italiani residenti all’estero (3.915.767) uguaglia quello dei cittadini stranieri residenti in Italia (3.891.295): le donne sono 1.864.120 (47,6%). Si tratta di un equilibrio destinato a rompersi negli anni futuri, perché gli immigrati in Italia crescono a un ritmo più accentuato.La ricerca (oltre 500 pagine divise in cinque sezioni) è il frutto del lavoro di una cinquantina di autori ed è arricchita da molte tabelle, con il pregio di portare l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema dell’emigrazione. Stando a questa aggiornata “fotografia”, infatti, sono sempre più consistenti le seconde e le terze generazioni nate all’estero e le persone con la doppia cittadinanza. Ammontano a diverse centinaia di migliaia gli italiani che si spostano per una breve emigrazione di lavoro e quelli – meno numerosi, ma ad alta qualificazione – che si trasferiscono in forma definitiva.Il numero degli italiani nel mondo non è stabile e cresce sia per la partenza di nuove persone dall’Italia (in misura ridotta), sia, in misura più consistente, per crescita interna delle collettività (figli di italiani o persone che acquistano la cittadinanza per discendenza italiana). Contrariamente a quanto spesso si pensa, non si tratta di una realtà in diminuzione.La ripartizione continentale conferma una prevalenza euro-americana: Europa (2.184,534, 55,8%), America (1.520.652, 38,8%), Oceania (126.413, 3,2%), Africa (51.232, 1,3%) e Asia (32.936, 0,8%). Nella graduatoria dei primi dieci Paesi tre continenti – Europa, America e Oceania -, con grande diversità di latitudine, longitudine, storia e cultura. I primi tre Paesi sono Germania, Argentina e Svizzera, seguiti da Francia, Brasile, Belgio, Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia.I connazionali residenti all’estero incidono sul totale della popolazione italiana per il 6,6%. Paradossalmente, solo poco più della metà degli italiani residenti all’estero (57%) è effettivamente emigrata, spostandosi dall’Italia in Paesi dove ha poi deciso di stabilirsi definitivamente.Secondo i dati del rapporto più di un terzo degli italiani residenti all’estero e che hanno conservato la cittadinanza è nato all’estero. Il Paese con più italiani è la Germania, seguita da Argentina e Svizzera. La regione italiana con più emigrati è la Sicilia, con oltre 600 mila residenti all’estero. Più della metà degli italiani fuori dell’Italia sono giovani al disotto dei 35 anni e di questi il 30% sono minorenni.«Descrivere semplicemente l’emigrazione – rileva monsignor Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione Migrantes – è tutt’altro che un compito banale, perché questa realtà sfugge per lo più al gran pubblico, non solo per quanto riguarda il passato ma anche relativamente al presente e al futuro».