Al Consiglio permanente della Cei l'appello del cardinale Bagnasco: «L'Italia ha bisogno di un soprassalto di amore per se stessa». La conferma del «non coinvolgimento» dei vescovi non è disinteresse, ma la scelta di una partecipazione non partigiana sempre finalizzata al bene comune
Redazione
11/03/2008
Tre elementi spiccano nel discorso pacato, sereno e chiaro che il presidente della Cei ha pronunciato ieri in apertura dei lavori del Consiglio permanente. Siamo a un mese dalle elezioni politiche anticipate e ovviamente il tema di maggiore interesse non poteva non essere la politica italiana.
Il cardinale Bagnasco prima di tutto ha collocato il tema nella prospettiva strategica. Ha detto: la politica è importante, anzi «ha un’insopprimibile valenza di esemplarità». Sono parole impegnative e stimolano a riflessioni forti. Come l’affermazione che la incornicia: «L’Italia ha bisogno di un soprassalto di amore per se stessa». Il Paese deve insomma uscire da una pericolosa entropia, che è il richiudersi in se stessa, nella contemplazione della crisi e dei conflitti che questa genera. Certo, bisogna essere consapevoli di una situazione difficile, a livello mondiale: la conseguenza è che serve il contributo di tutti.
C’è qui il secondo elemento: la posizione della Chiesa e dei cattolici. In continuità con il Magistero dei Papi dai primi anni Novanta e le costanti posizioni della Cei, viene confermata la «linea di non coinvolgimento in alcuna scelta di schieramento politico o di partito». Cosa significa? Non è certo disinteresse o disimpegno, «ma è un contributo concreto alla serenità del clima, al discernimento meno astratto, alla concordia degli animi». È insomma la linea di una partecipazione non partigiana, che diventa un forte appello al Paese tutto e ai cattolici, agli elettori, ai candidati e agli eletti, per scelte coerenti.
Ecco allora il terzo punto del discorso del cardinale Bagnasco: l’agenda, cioè le questioni essenziali. Qui il discorso si sviluppa in due punti, tra essi strettamente collegati: i «principi e valori non negoziabili» da un lato e il «problema della spesa» quotidiana dall’altro. La caratteristica della posizione dei cattolici è non separare le due questioni.
È quanto peraltro emerge tanto dalla concreta esperienza di vita, quanto dalle osservazioni degli studiosi più attenti, che da tempo hanno archiviato le certezze della secolarizzazione e del secolarismo: solo le società coese e dotate di uno spessore etico condiviso possono non solo resistere alle turbolenze, ma addirittura trarre da queste stimolo per nuovo sviluppo.
Per questo non è tempo di saldi, di sconti, di scorciatoie sui grandi temi e le grandi scelte, dalla famiglia alla vita, dall’educazione al carovita, alla casa, alle pensioni, alle infrastrutture. Questo è probabilmente il passaggio che sta davanti oggi all’Italia e anche al sistema politico: ritrovare, al di là della competizione per il governo, un’agenda per il Paese. Qui stanno anche le ragioni della presenza, dell’impegno e del ruolo dei cattolici, in unità d’intenti, per il bene comune.