I "grandi" degli Stati e dei Governi alle prese con una crisi che non è solo economica e i giovani in partenza per Sydney chiamati a dare nuovo slancio a tutto il mondo


Redazione

09/07/2008

Il G8 è una istituzione particolare, formale e informale. Un summit nato da una necessità di economia politica: gestire la fase di incertezza degli anni Settanta, dopo la fine della convertibilità del dollaro in oro, con la relativa svalutazione e la prima crisi petrolifera. Col tempo il gruppo si è allargato e ormai nelle diverse sessioni sono invitati i leader di diversi Paesi, dai più poveri e quelli in più forte sviluppo.

Ne consegue un’agenda globale, come le due questioni al centro del vertice di Hokkaido-Toyako in corso in questi giorni: lo sradicamento della povertà, in particolare in Africa, e i problemi del clima e dell’ambiente. A oltre trent’anni dal primo incontro di Rambouillet, in Francia, nel novembre 1975, la questione cruciale continua a restare quella geo-economica. Siamo infatti di fronte nuovamente a una svalutazione del dollaro e a una crescita apparentemente senza controllo del prezzo del petrolio.

Certo, tutto è cambiato dagli anni Settanta: la Russia non è più un superpotenza nucleare, quanto piuttosto energetica, la Cina è attiva protagonista della globalizzazione. Eppure le due dinamiche – svalutazione del dollaro e aumento del prezzo dell’energia – rischiano di innescare una nuova spirale di stagnazione e concrete prospettive di crisi dell’Occidente. Tanto più che al malessere economico sembra aggiungersi una più ampia crisi culturale e di prospettive.

Come se ne esce? Trovando slancio. In questo senso sono da leggere le parole degli episcopati dei Paesi del G8, rilanciate da Benedetto XVI. Prendere sul serio la sfida della povertà e quella dell’ambiente significa orientare un piano di investimenti produttivi non solo in termini economici, ma più ampiamente di umanizzazione.

L’appello a «generosità e lungimiranza» ai membri del G8, da parte del Papa, di fronte alle «turbolenze e speculazioni» diventa così non solo un profilo di giustizia, ma anche una prospettiva di futuro. Il futuro dell’Occidente non è certo racchiuso nei suoi confini, pure opulenti, ma non per questo meno esposti a una crisi che è anche crisi di speranza e di prospettive.

Ecco allora l’altro e intrecciato appuntamento di queste settimane, la XXIII Gmg, in calendario a Sydney dal 15 al 20 luglio. «Questa nuova tappa del grande pellegrinaggio giovanile attraverso il mondo» è posta radicalmente nel segno della speranza, con il tema, tratto dagli Atti degli Apostoli, “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”.

Questo porta, ha ribadito il Papa, a una «coraggiosa iniziativa». Si riferisce alla testimonianza, al soffio dello Spirito nelle vele della Chiesa, ma l’espressione può valere per definire sinteticamente quello di cui si avverte oggi grandemente la necessità, a livello planetario: una «coraggiosa iniziativa», per affermare un virtuoso processo e circuito di investimento, a tutti i livelli, da parte di tutti gli attori sociali.

Ti potrebbero interessare anche: