Restaurata la bella pala varesina dell'artista milanese di cui ricorre il quarto centenario della nascita.


Redazione

Non siamo ancora in grado di dire dove fosse originariamente la pala oggi sull’altare dell’oratorio di Masnago, che fu qui collocata in seguito alla riedificazione della chiesa, solo dal 1731 consacrata all’Immacolata Concezione in sostituzione dell’antica dedicazione. Forse ebbe una qualche parte la Confraternita del SS. Sacramento che, istituita da S. Carlo nel 1574, trovò la sua nuova sede nella Chiesa dell’Immacolata, alla cui costruzione contribuirono gli stessi confratelli. Nell’agosto del 1725, riunitisi per una delle ultime volte nel «solito oratorio della Chiesa Parrocchiale Vecchia», dove sappiamo che c’era un altare dedicato alla Vergine Maria, essi scelsero come protettrice della loro congregazione la «Beatissima Vergine Maria Immacolata impegnandosi a celebrare la di cui festa (�) a proprie spese ogni prima Domenica di ciascun Mese d’Agosto». Non siamo ancora in grado di dire dove fosse originariamente la pala oggi sull’altare dell’oratorio di Masnago, che fu qui collocata in seguito alla riedificazione della chiesa, solo dal 1731 consacrata all’Immacolata Concezione in sostituzione dell’antica dedicazione. Forse ebbe una qualche parte la Confraternita del SS. Sacramento che, istituita da S. Carlo nel 1574, trovò la sua nuova sede nella Chiesa dell’Immacolata, alla cui costruzione contribuirono gli stessi confratelli. Nell’agosto del 1725, riunitisi per una delle ultime volte nel «solito oratorio della Chiesa Parrocchiale Vecchia», dove sappiamo che c’era un altare dedicato alla Vergine Maria, essi scelsero come protettrice della loro congregazione la «Beatissima Vergine Maria Immacolata impegnandosi a celebrare la di cui festa (�) a proprie spese ogni prima Domenica di ciascun Mese d’Agosto». Altri dipinti simili sul territorio Fin dalla metà del XVIII secolo la tela dell’Immacolata è stata attribuita al pittore milanese Carlo Francesco Nuvolone (Milano 1609 – 1662). In una visita pastorale del 1755, infatti, è riportata la notizia che “si diceva” che l’autore fosse il “celebre” Panfilo. Panfilo era il nome del padre, anch’egli pittore, di Carlo Francesco da cui Carlo Francesco derivò il soprannome con cui era solito firmarsi. Il fatto che fosse detto Panfilo anche il fratello minore Giuseppe ha generato qualche problema nella distinzione tra i due fratelli, perché Giuseppe fu ugualmente pittore, allievo e collaboratore di Carlo Francesco, del quale prese spesso in prestito i modelli compositivi. Il tema dell’Immacolata Concezione fu affrontato più volte dai Nuvolone. Tra le Immacolate dipinte da Carlo Francesco, ricordiamo L’Immacolata con Federico Borromeo della Collegiata di Arona e la piccola tavola Immacolata Concezione oggi nella Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano che vengono ritenute il prototipo delle successive, tra cui l’Immacolata del Museo della Basilica di S. Maria Assunta di Gallarate e quella di Masnago. Al fratello Giuseppe sono invece generalmente attribuite Maria Immacolata e i santi Francesco e Antonio da Padova della Pinacoteca Civica di Alessandria e L’Immacolata ad Acletta (Disentis-Mustér, Svizzera). Al dipinto di Masnago è stato avvicinato un disegno, oggi conservato nella Biblioteca Ambrosiana a Milano, che rappresenta un modello più volte utilizzato dai Nuvolone con poche variazioni. La Madonna ha il corpo leggermente arcuato, la testa inclinata, lo sguardo basso, le mani giunte e con i piedi schiaccia il serpente mostruoso che ha accanto una grossa luna grigia. Indossa una veste bianca e un mantello color del cielo. I capelli, lunghi e sciolti, sono trattenuti composti sul capo da una leggera corona, intorno a cui si vedono alcune stelle. In alto sta la colomba. Un pittore devoto Carlo Francesco risponde bene alle esigenze espresse dal cardinale Federico Borromeo, molto devoto all’Immacolata, che nel suo De Pictura sacra si raccomandava che i pittori nel raffigurare la Madonna non facessero «qualche cosa contro il decoro e la verità della storia». Il Nuvolone rispetta il “decoro”: la Madonna abbassa lo sguardo quasi a custodire, con un moto di pudicizia e di umiltà, la sua purezza, ma nello stesso tempo schiaccia il malefico serpente mostrando a tutti la sua potenza. La “verità della storia” trova il suo centro nella conformità ai testi sacri più frequentemente associati alla dottrina teologica dell’Immacolata Concezione. Il cardinale Borromeo riteneva che i pittori che trattavano di “cose divine” dovessero intendere il loro mestiere come un ministero non degno di “uomini contaminati” perché, se “pieni di vizi e di colpe”, non sarebbero stati in grado di “infondere nelle immagini quella pietà e quella religione che essi non hanno”. Carlo Francesco sembra ben rispettare anche questo pensiero del Borromeo, perché egli era devoto alla Vergine tanto che “dovendola dipingere, aspettava il giorno di Sabbato (giorno dedicato alla Madonna ndr) a colorirne la faccia, e per lo più si muniva dei Santissimi Sacramenti” (Orlandi, Abecedario pittorico, 1704, p. 306). Testo a cura della parrocchia di Masnago (Va).Per informazioni, tel. 0332.229370.

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