Sistemate le parti interne ed esterne, rifatta la pavimentazione, la parrocchiale del quartiere di Porta Orientale mostra ora in bella evidenza il suo patrimonio artistico, culminante nella statua settecentesca della Madonna di Montserrat.
di Luca FRIGERIO
Redazione
Che qualcosa sia “cambiato”, in piazza Santa Francesca Romana, balza subito all’occhio: la facciata della chiesa, infatti, sotto il sole pomeridiano, risplende… in modo abbagliante! È il risultato più evidente dei vasti interventi di manutenzione straordinaria che hanno interessato in questi ultimi tre anni la parrocchiale milanese, con il ripristino delle superfici esterne ed interne, il restauro delle parti pittoriche, il risanamento delle parti degradate a causa dell’umidità e degli agenti atmosferici (nonchè di quelli inquinanti: siamo pur sempre a Milano…), il rifacimento della pavimentazione. Lavori che hanno comportato una spesa di oltre due milioni di euro e la chiusura, nel periodo estivo, della chiesa stessa. Ma ora, come si legge sui manifesti preparati per l’occasione, «Santa Francesca Romana riapre!». Che qualcosa sia “cambiato”, in piazza Santa Francesca Romana, balza subito all’occhio: la facciata della chiesa, infatti, sotto il sole pomeridiano, risplende… in modo abbagliante! È il risultato più evidente dei vasti interventi di manutenzione straordinaria che hanno interessato in questi ultimi tre anni la parrocchiale milanese, con il ripristino delle superfici esterne ed interne, il restauro delle parti pittoriche, il risanamento delle parti degradate a causa dell’umidità e degli agenti atmosferici (nonchè di quelli inquinanti: siamo pur sempre a Milano…), il rifacimento della pavimentazione. Lavori che hanno comportato una spesa di oltre due milioni di euro e la chiusura, nel periodo estivo, della chiesa stessa. Ma ora, come si legge sui manifesti preparati per l’occasione, «Santa Francesca Romana riapre!». «Tutti protagonisti per la nostra chiesa» «Per sostenere i gravosi lavori di restauro», spiega il parroco, don Giorgio Riva, «abbiamo preparato un progetto che abbiamo chiamato: “Tutti protagonisti per la nostra chiesa”. Perchè quello che ci sta più a cuore è che ciascuno, nella nostra comunità, senta davvero che questa chiesa è anche sua, che essa fa parte dei luoghi preziosi della sua crescita e dei riferimenti sicuri della sua vita. Questa impresa, così, è diventata la testimonianza di una grande collaborazione di tantissima gente, ognuno col suo contributo, piccolo o grande, per rimettere bene in sesto la nostra parrocchiale, in modo che sia sempre più accogliente e pronta a farsi carico delle esigenze di tutti». La chiesa di Santa Francesca Romana, del resto, ha una storia bella e antica. Una storia che si concentra in particolar modo attorno alla devozione per la Madonna nera di Montserrat (santuario catalano sui Pireni, tra i più amati della cristianità), introdotta a Milano attorno al 1720 dall’agostiniano Ignazio da San Domenico, confessore del principe Carlo III. L’altare, che ancora oggi possiamo ammirare, si presenta in forme grandiose: realizzato in marmi policromi e intarsiati, ospita al centro una grande statua lignea che raffigura la Vergine di Montserrat, attorniata da angeli e dai simboli cari alla spiritualità agostiniana. Non è noto il nome dell’artista che modellò la scultura, ma negli archivi della chiesa è documentata la vicenda di sua moglie, Margherita, che scampò dal morir di parto pregando la Madonna proprio davanti all’immagine che serviva da modello al marito. La presenza degli Agostiniani Qui, in realtà, al margine dell’antico quartiere di Porta Orientale, una cappella esisteva già al tempo di san Carlo, voluta dalla contessa Serbelloni, devota appunto a Santa Francesca Romana. La chiesetta fu poi ampliata nel XVII secolo con l’arrivo degli Agostiniani scalzi, che si fecero “ben volere” dal cardinale Federico Borromeo per la loro «obbedienza e umiltà», come si legge nelle cronache del tempo. I restauri appena conclusi, così, mettono ora bene in evidenza quello che è il patrimonio artistico della parrocchiale milanese, costituito da interessanti opere di statuaria e da alcuni dipinti di pregio. Ne è un esempio la Pietà con santa Rosalia (patrona di Palermo ma anche copatrona, da sempre, di questa chiesa), una bella tela di epoca borromaica firmata da Carlo Duccu. Tradizionalmente attribuito al Moncalvo, o comunque alla sua scuola, è poi il quadro della Madonna della cintura tra i santi Agostino e Monica, analogo per tipologia a quello conservato presso i cappuccini di Tortona. La chiesa, inoltre, conserva, almeno in parte, l’originale arredo ligneo del coro, di gusto barocco, con le insegne di sant’Agostino sullo scanno del priore. Sempre settecenteschi, poi, sono i grandi armadi della sacrestia, che nei numerosi cassetti conservano ancora, su striscioline di carta incollate alle pareti interne, i nomi dei frati agostiani che li usarono oltre due secoli fa. E la storia, oggi, davvero continua.