E' la biblioteca più antica di Milano ed è stata una delle più importanti d'Italia. Oggi, con i suoi 45mila volumi e i suoi antichi documenti, è un punto di riferimento per la storia liturgica della cattedrale e il rito ambrosiano.
Luca FRIGERIO
Redazione
All’interno del capolettera, una «T» quasi arrotata su se stessa, un chierico celebra il mistero eucaristico in una nuvola d’oro e turchese, sovrastato da un grande pesce la cui coda, sorprendentemente, è afferrata dalle zanne di un minuscolo quanto inquietante predatore… Lo sguardo si perde in tanta fantasiosa meraviglia, seguendo, tratto dopo tratto, segno dopo segno, la cascata policroma di ornamenti floreali e la grafia armoniosa della scrittura, per poi arrestarsi, ammirato, rapito, sulla miniatura che campeggia a lato, a tutta pagina: una Crocifissione di leggiadra bellezza. Si tratta di un messale ambrosiano, quello commissionato dal vescovo Nardini nel 1462 e che oggi è una delle gemme conservate presso la Biblioteca del Capitolo Metropolitano di Milano: la più antica della città, senza dubbio, e probabilmente dell’intero territorio diocesano, fra quelle ancora in «attività». All’interno del capolettera, una «T» quasi arrotata su se stessa, un chierico celebra il mistero eucaristico in una nuvola d’oro e turchese, sovrastato da un grande pesce la cui coda, sorprendentemente, è afferrata dalle zanne di un minuscolo quanto inquietante predatore… Lo sguardo si perde in tanta fantasiosa meraviglia, seguendo, tratto dopo tratto, segno dopo segno, la cascata policroma di ornamenti floreali e la grafia armoniosa della scrittura, per poi arrestarsi, ammirato, rapito, sulla miniatura che campeggia a lato, a tutta pagina: una Crocifissione di leggiadra bellezza. Si tratta di un messale ambrosiano, quello commissionato dal vescovo Nardini nel 1462 e che oggi è una delle gemme conservate presso la Biblioteca del Capitolo Metropolitano di Milano: la più antica della città, senza dubbio, e probabilmente dell’intero territorio diocesano, fra quelle ancora in «attività». Un impegno di rinnovamento Appartata, «nascosta» persino, la Biblioteca Capitolare ha la sua sede nel Palazzo dei Canonici, che sorge accanto all’arcivescovado, prospicente la cattedrale. I suoi quarantacinquemila volumi ricoprono le alte pareti di alcuni ambienti al piano superiore, estendendosi anche in quelle che furono le carceri ecclesiastiche, ora trasformate in caveaux blindati con tanto di casseforti dall’aspetto nostalgicamente «antiquario». Volumi a stampa, naturalmente, ma anche incunaboli, cinquecentine, codici miniati, testi rari se non addirittura unici, ai quali si aggiunge l’archivio con le sue pergamene e i suoi innumerevoli documenti: è il patrimonio cartaceo della parrocchia del Duomo di Milano, irrinunciabile per chiunque voglia studiare la storia della cattedrale e le sue secolari vicende liturgiche o, più genericamente, i molteplici aspetti del rito ambrosiano. Certo, la Biblioteca del Capitolo non è più quella, ricchissima, in cui confluirono i libri di san Carlo Borromeo e di suo zio, il papa Pio IV; nè quella che potè esplorare Ludovico Antonio Muratori per i suoi studi. Tante, troppe, «temperie» si sono infatti abbattute nei secoli su questa veneranda istituzione. Che resta, tuttavia, soprattutto nel suo archivio, una «miniera» straordinaria di documenti e informazioni, in gran parte ancora da analizzare, se non addirittura da scoprire. Per questo la Biblioteca Capitolare, infatti, è oggi impegnata in uno sforzo di rinnovamento, che prevede una più razionale sistemazione dei suoi materiali, una necessaria informatizzazione del catalogo, una maggiore apertura a vantaggio di studiosi e ricercatori. Il tutto sotto la guida di monsignor Renzo Marzorati e con l’entusiasmo di due giovani addetti, Laila Gagliano e Stefano Malaspina. L’eredità di san Carlo A Milano, si diceva, vanta la «primogenitura». Se infatti i primi documenti riferibili alla Capitolare risalgono al XIII secolo, l’esistenza di una biblioteca presso la cattedrale è ragionevolmente ipotizzabile fin dall’epoca longobarda, quando furono istituite apposite scuole per la formazione del clero. Nel Trecento i vescovi milanesi, a cominciare da Aicardio da Camodio, inaugurarono la consuetudine di lasciare i loro libri ai canonici, che culminò, appunto, con la donazione di san Carlo. Un altro Borromeo, tuttavia, il cardinal Federico, impose nel 1605 il passaggio di buona parte del patrimonio librario del Capitolo metropolitano alla nascente Biblioteca Ambrosiana, da lui stessa fondata. Altri materiali, poi, vennero requisiti e dispersi in epoca napoleonica (molti sono ora conservati presso l’Archivio di Stato). Tutto finito, allora? No, perchè, fortunatamente, diversi «tesori» cartacei furono sempre preservati e alcuni arcipreti del Duomo, come Gaetano Oppizzoni alla metà dell’Ottocento, si impegnarono alacremente nella ricostituzione della «loro» biblioteca, che davvero era stata una delle più importanti d’Italia. Una rinascita che oggi continua. Aperta agli studiosi Alla Biblioteca del Capitolo Metropolitano di Milano si accede dal Palazzo dei Canonici (Piazza Duomo, 16): è aperta nei martedì non festivi dalle ore 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30. La consultazione dei libri e dei documenti dell’archivio è consentita a studiosi e ricercatori. Per informazioni: tel. 02.72008540; e-mail: bibarchimetromi@virgilio.it.