Ennio APECITI
responsabile Servizio per le Cause dei santi
Don Carlo Gnocchi bruciava di carità: fu questa a condurlo nel gelo della steppa russa, accanto ai suoi alpini. Da lì non smise di stimolare ad una vita di carità chi era rimasto a casa. Il 15 settembre 1942 scrisse alle Dame di San Vincenzo dell’Istituto Gonzaga: «Di una cosa sola ha bisogno il mondo e per questo bisogna lottare: di carità e amore evangelico. Ciascuno di noi ha il dovere di anticipare e attuare, per quanto gli compete, l’avvento della carità. È ben poca cosa quello che un uomo può fare, si sa. È una goccia di dolcezza in un oceano amarissimo. Ma pure il mare è formato da molte gocce. Basta che ognuno porti la sua… Non scoraggiatevi, dunque, se di fronte al molto che resta da fare, la vostra opera appare piccola e insufficiente. Dio sa le nostre possibilità…». Erano parole in sintonia con il suo desiderio di infondere sempre fiducia e di indicare dove solo si può radicare la carità, perché non si arrenda mai: «Sapeste come in questi giorni il Signore mi ha fatto capire, per me, certamente anche per voi, che non basta operare, cioè fare della carità, ma soprattutto bisogna “pregare per la carità”. È da Lui, dallo Spirito Santo, che viene nei nostri cuori la Carità, quell’amore, di cui ha tanto bisogno il mondo, e le anime nostre, per salvarsi. […] Io so, care Dame, quanto voi avete lavorato per i poveri durante l’anno […] Ma non basta; desidero che aggiungiate e moltiplichiate, oltre l’opera esterna e umana, quella della preghiera per ottenere la Carità di Cristo: per le anime nostre, per quelle dei vostri figlioli cari, per il mondo». Forse tocca anche a noi. Ognuno di noi potrebbe versare la sua «goccia d’amore».