Monsignor Ennio Apeciti, postulatore diocesano per la causa, presenta il “papà dei mutilatini”: «Ha sempre e solo fatto il prete: è la sua grandezza»

di Filippo MAGNI

don carlo gnocchi - fondatore

«Don Carlo Gnocchi era un prete entusiasta, questo secondo me è il suo vero segreto. Don Carlo era una persona realizzata, era convinto che non avrebbe potuto vivere una vita più bella della sua. Non soffriva il servizio cui era chiamato come sacerdote, anzi comunicava agli altri la gioia di essere ciò che era». È questo il profilo sacerdotale di don Gnocchi secondo monsignor Ennio Apeciti, responsabile del Servizio diocesano per le cause dei Santi e postulatore diocesano per la causa di beatificazione del “papà dei mutilatini”.
Nato nel 1902 e tornato al Padre nel 1956, don Gnocchi è figura esemplare ancora oggi per tutti i fedeli e per i sacerdoti, in particolare nell’ottica dell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI per il 2009-2010. Spesso ci si lamenta della difficoltà di essere cristiani e preti nella società odierna, spiega monsignor Apeciti. «Su questo argomento – aggiunge – don Gnocchi ci dà una grande lezione, dettata dall’ottimismo che ha sempre caratterizzato le sue azioni». Il messaggio, in particolare, può raggiungere i preti giovani: «Don Carlo parlava del suo secolo, il Novecento, definendolo “così grande e così avvilito, così ricco e così disperato, così dinamico e così dolorante”. E subito aggiungeva che, se fosse rinato, l’avrebbe scelto “senza un istante di esitazione”, nutrendo per esso “un amore geloso”».
L’ottimismo, la gioia di vivere, il servizio inteso come realizzazione personale: tratti forti della figura di don Gnocchi. «Non erano solo atteggiamenti caratteriali – spiega monsignor Apeciti – , non possiamo semplicemente dire “è stato fortunato a nascere così”: il suo spirito è maturato nel tempo e nelle sofferenze, a seguito di esperienze forti e anche tragiche, come la guerra». Se don Gnocchi fosse qui oggi, aggiunge, «a chi si lamenta risponderebbe: “A cosa serve essere pessimisti?”. Lui stesso scriveva: coloro i quali – per dirla col Dickens – “come gli uccelli notturni, hanno occhi migliori per le tenebre che per la luce” sono negati per definizione alla guida di anime giovanili».
La base di questo percorso di maturazione, secondo monsignor Apeciti, «è stata la preghiera. I testimoni del processo di beatificazione raccontano che don Gnocchi non ha mai trascorso un giorno senza celebrare la Messa. Se sapeva che avrebbe dovuto affrontare un lungo viaggio, don Carlo la celebrava al mattino presto, prima di mettersi in moto». Anche nei periodi più difficili, sul fronte russo, «il cappellano degli alpini non ha mai smesso di essere un sacerdote, nonostante le difficoltà e la disperazione della condizione in cui si trovava». Testimoni raccontano che i soldati non hanno abbandonato l’altare da campo di don Gnocchi, lo portavano sempre con loro nonostante il peso, affinché il sacerdote potesse celebrare la Messa. «È bellissima l’immagine che ci tramandano le biografie – ricorda monsignor Apeciti -. Gli alpini nello sconforto chiedevano a don Carlo: “Hai il Signore?”. Lui, aprendo il cappotto, mostrava la piccola teca contenente il Corpo di Cristo, rinfrancando i soldati. Don Gnocchi ha sempre e solo fatto il prete, questa è la sua grandezza: nelle lettere al cardinale Schuster si definiva “affascinato dall’Eucaristia”, e “un inquieto cercatore di Dio”». Il rapporto con il suo Arcivescovo è stato particolare. «Don Carlo – spiega il sacerdote – non ha mai disobbedito al cardinale Schuster, ma gli si è sempre rivolto con franchezza, senza nascondere i propri sentimenti anche quando contrastavano le indicazioni dell’Arcivescovo. E Schuster ha cercato di capirlo, aprendosi a lui».
Da due anni tutto era pronto perché don Gnocchi potesse essere dichiarato Beato. «Mi chiedevo – confessa il sacerdote – perché la procedura andasse così per le lunghe, pareva trovarsi in una situazione di stallo. Sembra quasi – conclude sorridendo – che la causa di beatificazione abbia atteso, secondo uno strano disegno, perché è questo il momento giusto per proclamare beato don Carlo Gnocchi. Così oggi, nell’Anno Sacerdotale, abbiamo un modello di prete da presentare a tutti i sacerdoti».

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