Ennio APECITI
responsabile Servizio per le Cause dei santi
Don Carlo non ebbe un progetto preciso; non “organizzò” la sua santità. Piuttosto, si fece condurre dalla Provvidenza, meglio ancora: si fidò dello Spirito Santo, che prepara con dolcezza, che sussurra al cuore con perseveranza, che illumina con rispetto e al momento che Lui solo conosce pone il credente – chi si fida di Lui – davanti alla scelta, dalla quale dipende poi tutta la vita. Avvenne così anche per don Carlo, in un giorno preciso, l’8 dicembre 1945, quando gli fu “donato” il piccolo Paolo Balducci: «“Fu lo scoppio di una bomba, padre – spiegava piangendo -. Se ne è andata la gamba. Ho speso tutto tra medici, operazioni, specialisti. Ora non ho più niente. È due giorni che non mangiamo. Non ce la faccio più. Me lo prenda lei, padre, il bambino: che almeno possa vivere… Io posso gettarmi sotto un treno”. La donna baciò il piccolo e scappò via gridando: “Vai con lui, Paolo, vai con lui”. Il bimbo, deposto dalla madre per terra, urlava, spaventato. Nessuno riuscì a fermare la donna. Don Carlo prese fra le braccia il piccolo Paolo, che si dimenava chiamando: “Mamma!”. Per due giorni il bambino delirò, tra febbri altissime. Don Carlo non si separò da lui. Gli parlava sommessamente, vegliava il suo sonno, lo aiutava a mangiare qualcosa. Nei momenti di lucidità, Paolo picchiava e graffiava disperatamente don Carlo, invocando la presenza della madre, che nessuno riuscì mai a rintracciare. Poi, un giorno, Paolo gettò le braccia al collo di don Gnocchi, e tutti e due piansero sommessamente». Don Carlo capì che Dio chiama sempre ad amare, non a parole ma nei fatti e nelle persone.