«La situazione non si discosta dallo scenario problematico del Comprensorio Ticino-Olona e della provincia di Milano»
di Saverio CLEMENTI
Dal Decanato Villoresi un regalo particolarmente gradito al cardinale Dionigi Tettamanzi in occasione della sua visita pastorale. Tutte le parrocchie sono state sensibilizzate sul tema della crisi occupazionale e hanno promosso una sottoscrizione che ha fruttato circa 18 mila euro, consegnati all’Arcivescovo come contributo al Fondo diocesano Famiglia-Lavoro.
«La situazione in questo territorio – spiega il decano, don Emilio Giavini – non si discosta nella sostanza dallo scenario problematico più ampio del Comprensorio Ticino-Olona e in più in generale della provincia di Milano». Nell’area dell’Alto Milanese sono circa 10 mila i lavoratori a vario titolo in cassa integrazione. I settori più in crisi sono il tessile, il metalmeccanico e il chimico, ma la congiuntura non è favorevole anche per il commercio e l’edilizia. Sembrano reggere per il momento i settori dei servizi e quello del pubblico impiego. Tiene anche il calzaturiero, che fa di questa zona uno dei più importanti distretti italiani. Una presenza fatta di tante piccole e medie imprese che hanno puntato sulla qualità per fronteggiare la spietata concorrenza asiatica.
L’allarme dei sindacati
Il ricorso alla cassa integrazione è salito in modo esponenziale: i dati fino al luglio 2009 avevano già raggiunto quelli dell’intero 2008. Cifre rese ancor più pesanti dal fatto che in zona vi sono realtà produttive per le quali è già stata accertata l’impossibilità di riprendere la produzione. Un altro dato significativo, anche se rapportato all’intero Comprensorio Ticino-Olona, è relativo alla cassa integrazione in deroga, ovvero la possibilità, concessa da due anni a questa parte, di poter accedere agli ammortizzatori sociali anche per le aziende con meno di 15 dipendenti. Si riscontra una vera e propria esplosione, con ben 409 mila ore concesse a metà settembre 2009, a fronte di sole 43 mila nell’intero 2008. Ne sono attualmente coinvolte 592 persone, contro le 107 dello scorso anno.
«Tale situazione di difficoltà occupazionale – denunciano i sindacati – è peraltro riscontrabile tangibilmente dall’incremento delle richieste di aiuto economico che negli ultimi due anni vengono avanzate agli uffici dei Servizi sociali comunali. Riguardano soprattutto nuclei familiari con problemi di reddito dovuti generalmente alla perdita del lavoro da parte del capofamiglia».
La crisi c’è, ma le sue ricadute non si vedono ancora. «Sotto il profilo economico – conferma in decano – si ha la sensazione che le famiglie godano di una situazione discreta; non ci sono, salve qualche eccezione, casi di povertà. Semmai si può parlare di situazioni di indigenza. Le nostre comunità si trovano oggi ad affrontare nuove forme di povertà, senza escludere quelle tradizionali, oggi maggiormente avvertite a causa della crisi globale. È perciò necessario che l’attività della Caritas, presente in quasi tutte le parrocchie, svolga un’azione di promozione umana con un atteggiamento di attenzione ai poveri, ai deboli, ai bisognosi, agli immigrati presenti nel territorio».